MPS e Mediobanca prorogano il tempo per la presentazione di offerte
di Red
SIENA. Tempi duri per chi deve vendere, forse anche per chi deve comprare. Ieri è scaduto il termine ultimo per la presentazione delle offerte non vincolanti all’advisor Mediobanca della quota del 60% di Biverbanca, messa in vendita da MPS e a prezzi di realizzo: appena 200 milioni di euro per una solida realtà territoriale dell’Alto Piemonte, che consta di 122 sportelli e 770 dipendenti. Prezzi di realizzo, dicevamo, perché a suo tempo l’investimento costò a Rocca Salimbeni 700 milioni di euro, oltre ad aver accorpato in seguito all’istituto biellese 13 sportelli ex-Antonveneta (che sono entrati di diritto a far parte dell’operazione). Si sarebbe presentato, secondo MF-Milano Finanza, solamente un potenziale compratore: la Banca Popolare di Vicenza. Per cui Fabrizio Viola e il consiglio di amministrazione in scadenza avrebbero deciso di prorogare i termini per poter ricevere qualche altra offerta più vantaggiosa e migliorare i margini di trattativa. Dall’inizio di quest’anno si pensava infatti che il ricco tessuto industriale dell’area potesse far gola ad altri potenziali acquirenti come Carige o Veneto Banca, ma entrambi gli istituti hanno fatto sapere per tempo di non aver esaminato alcun dossier al riguardo e che i rumours di mercato sono privi di sostanza. Di contro c’è da dire che Popolare di Vicenza è banca delle dimensioni sufficienti per digerire l’acquisizione, grazie alla sua solidità patrimoniale, e la capacità di guidare il rilancio di Biverbanca nel prossimo futuro. E Zonin metterebbe sul piatto i 200 milioni che a Siena si aspettano di realizzare.
C’è tuttavia ancora aperta l’opzione locale. Luigi Squillario, presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Biella, socio di minoranza che oggi detiene il 33,44% del capitale non sarebbe contento del nuovo matrimonio in cui si ritroverebbe, e anche Fernando Lombardi, presidente della Fondazione CariVercelli che detiene il residuo 6,5% delle quote di Biverbanca, avrebbe anche lui riserve sulla soluzione che si va prospettando. Addirittura Squillario si era lanciato, nella passata settimana, in una dichiarazione d’amore verso Crédit Agricole nella speranza che l’istituto francese entrasse nella partita. Salvo poi pensare di aggregare un pool di investitori locali per riconquistare il controllo della banca e lasciare i soci provenienti da altre regioni, visti i problemi che la convivenza avrebbe portato. Forse l’obiettivo di Siena sarebbe proprio quello di lasciare ancora tempo a Squillario per mettere insieme la squadra che riporterebbe a casa il controllo di Biverbanca. La pazienza del Monte dei Paschi potrebbe rendere realizzabile una cordata che oggi è circondata di scetticismo: ci vogliono sempre 200 milioni, però. Poco più dell’investimento della famiglia Aleotti (Menarini) per entrare nel MPS con il 4%.