SIENA. La discussione sulla nuova legge elettorale è molto più che un confronto su una riforma. In ballo c’è la credibilità dell’intera classe politica e di un progetto di Governo. Matteo Renzi ha come obiettivo quello di cambiare nei fatti e non solo a parole l’Italia. Per farlo è stato inevitabile cominciare dalle regole del gioco. Credo che la partita della legge elettorale vada affrontata in ‘campo neutro’ rispetto al contesto politico consolidato. Legittimi sono tutti i contributi, anche critici, ma non prescindendo dalla necessità di chiudere e di dare una nuova legge elettorale al Paese. Chiaramente si produce la migliore legge elettorale nell’attuale contesto parlamentare italiano, con il Pd che non è autonomo nella sua scelta e con la necessità di condividere con un fronte più ampio la legge elettorale. Rimane fermo l’orientamento del Pd sui collegi uninominali con primarie e parziale riequilibrio proporzionale, ma stare fermi per aspettare il momento migliore sarebbe stato un grave errore. La proposta di legge elettorale in discussione è il miglior compromesso possibile in questa fase.
La migliore mediazione possibile. Trattandosi delle regole del gioco è doveroso discuterle con tutte le forze politiche e trovare una soluzione che le rendano semplici, chiare e immediate. Partiamo da una legge che non va bene e va cambiata. Bene ha fatto Renzi ad accelerare questa svolta, andando nella direzione più funzionale alla nostra idea dei collegi uninominali. L’alternativa, del resto, sarebbe l’immobilismo. Da quasi dieci anni l’inefficienza della legge elettorale blocca il Paese in una discussione infinita regalandoci governi deboli e maggioranze incerte. E gli interventi della Corte non risolvono il problema.
Con L’Italicum maggioranze chiare e governi stabili. Con l’Italicum si apre la possibilità di esprimere le preferenze ai singoli candidati di collegio, l’alternanza di genere e il quorum al 40 per cento per il premio di maggioranza. Io credo che, con questa nuova legge, potremo inaugurare una stagione di maggioranze chiare e governi stabili, che, per l’Italia, sarebbe una vera rivoluzione. Ogni partito presenterà un nome in ogni collegio sul modello uninominale, ma viene introdotta anche la possibilità di votare il proprio candidato con la preferenza. Alla fine due terzi dei parlamentari saranno eletti con le preferenze, un terzo con il sistema dei collegi. Il contrario di chi parla di un Parlamento di nominati, riferendosi al tema dei capilista. Proprio sui capilista, poi, sono convinto che il Pd dovrà fare le primarie, offrendo un’ulteriore possibilità di scelta e selezione di chi mandare a rappresentarci in Parlamento.
Sì al confronto, ma poi il Pd vada avanti unito. La legge elettorale ha aperto nuovi fronti di crisi interni ed esterni al Pd. Io credo che il dovere del Pd sia quello di cambiare l’Italia, cercando di risolvere i mille problemi che ancora ci affliggono. Il metodo è semplice: confrontarsi con le altre forze politiche laddove ci siano criticità sulle singole questioni e un dibattito interno anche duro, purché il risultato di tale dibattito ci porti all’esterno uniti. In particolare, sulla legge elettorale c’è un dibattito di lungo corso nel Pd.
Niccolò Guicciardini, segretario provinciale Pd senese