Cambiare la governance dell'ente: attacco frontale di Lannutti e Pardi a Mussari, Mancini e Ceccuzzi
di Red
SIENA. Oggi scade lo “standstill”, il congelamento dell’accordo che ha sospeso il rimborso forzato del debito che la Fondazione deve rimborsare ai creditori/finanziatori causato dal superamento al ribasso del punto di rottura del valore dell’azione MPS. Fonti vicine a Palazzo Sansedoni avevano lasciato intendere nella giornata di lunedì che si era vicini: dopo la firma di Credit Suisse e Mediobanca, l’accordo con JP Morgan lasciava prevedere che gli altri 11 istituti di credito avevano deciso di chiudere positivamente il negoziato. E proprio nella tarda serata si è determinata la decisione di rimborsare cash circa 664 milioni di euro, e spostare le rate successive per un totale di 350 milioni al 2017, se non all’anno seguente. Sempre sperando che stavolta non si siano firmate inopportune clausole di garanzia, che provocarono nell’autunno scorso il precipitoso crollo in borsa del titolo MPS fino al tragico 0,19 euro del gennaio 2012, oggetto di indagine della Magistratura del Tribunale senese. Si attende in giornata la conferma del presidente Mancini con tutti i dettagli del caso.
La Fondazione, ricordiamo, era partita da un debito di oltre 1 miliardo di euro, contratto per coprire l’aumento di capitale della scorsa estate di banca Monte dei Paschi, sperando in utili futuri che non si sa quando arriveranno, Il rimborso è stato finanziato con i proventi della vendita di una quota importante delle azioni di Rocca Salimbeni (circa il 12,5%) e quelli della dismissione di alcune partecipazioni come quelle in Cassa Depositi e Prestiti, in F2i e altre. La parte rimanente, riscadenzata in termini che vi abbiamo riferito più sopportabili, sarà da coprirsi esclusivamente con il ritorno al dividendo di MPS, visto che altre fonti di reddito non sono rimaste a disposizione della Fondazione.
Solo tre giorni fa il sindaco di Siena e il presidente della Provincia, con un comunicato stampa congiunto, avevano auspicato e proposto una modifica dello Statuto della Fondazione: ma ai cronisti che gli chiedevano poi se gli amministratori della Fondazione arriveranno alla naturale scadenza del mandato, Ceccuzzi ha replicato che “siamo impegnati su tanti fronti, tanti pensieri insieme non si possono avere”. Una ammissione di impotenza acclarata: come al solito hanno parlato “di una parte soggettiva, chi ha avuto responsabilità” ma piuttosto vaga nell’esplicitazione dei nomi.
Elio Lannutti e Francesco Pardi, senatori IdV, non si sono fatti troppi problemi. Infatti hanno presentato una interrogazione parlamentare al Ministro dell’Economia definendo il servizio di Report “vero e proprio atto di accusa documentato sulla gestione di Monte dei Paschi di Siena (MPS), da parte di Mussari, presidente dell’Abi ed ex dell’MPS & soci”. Il presidente Adusbef Lannutti, citando l’affare Antonveneta, ricorda anche che nell’assemblea dei soci MPS il presidente del collegio sindacale Di Tanno, rispondendo ai quesiti di un socio, aveva affermato: “Il valore patrimoniale della Banca (Antonveneta) era di 2,3 miliardi e fu acquistata per 9 miliardi. Non entro nel merito se il prezzo di 9 miliardi fosse appropriato. Di Tanno ricorda che la due diligence preventiva sulla banca veneta “non fu fatta”, tuttavia i dati risultarono veritieri. Una vera e propria “bomba” fatta esplodere da uno dei tributaristi più autorevole del Pd, spesso intervistato, tra l’altro, per i servizi di Report”. Secondo i due senatori viene così indebolita la posizione di Mussari come presidente Abi, viene scoperta l’influenza di logge massoniche e gruppi politici “amicali”. Viene chiesto “quale risulti essere stato il ruolo della Banca d’Italia e soprattutto della Consob nell’affare Antonveneta, tenuto conto che tra i consulenti del MPS vi era l’avvocato Marco Cardia, figlio del presidente Lamberto Cardia”. Per concludere che “a giudizio degli interroganti sarebbe opportuno un commissariamento urgente della banca MPS e la revoca della nomina di Alessandro Profumo, indagato per frode fiscale ai danni dello Stato e privo dei requisiti di onorabilità previsti dalle vigenti normative per amministrare gli istituti di credito”.