Mediobanca e Credit Suisse potrebbero presentare il conto
di Red
SIENA. Il boccone ghiotto della Fondazione in ginocchio ci costringe a aggiornare costantemente gli sviluppi della tragedia. Ma una domanda ci angoscia: a Siena esiste l’opposizione? Esiste la maggioranza? Mentre tutti i più autorevoli media nazionali e locali scrivono della profonda crisi della banca senese che in 5 anni è stata distrutta da un pugno di individui dopo 500 anni di storia gloriosa, il prossimo martedì 29, alle ore 8:30 verrà tenuta una seduta “ordinaria” del Consiglio Comunale per discutere animatamente di tassa di soggiorno e viabilità in Cerchiaia, presenza di prostitute in strada del Ferratore e altre amenità. Eppure perfino le modalità con cui si è ricorso all’indebitamento da parte della Fondazione – regalando in pratica al prossimo finanziere d’assalto la proprietà del Monte – dovrebbero far pensare all’intero Consiglio Comunale di richiedere le dimissioni della Deputazione e del presidente Mancini. E l’opposizione dovrebbe chiamare l’opinione pubblica in piazza per processare davanti a tutto il popolo gli autori del misfatto. E invece solo sorrisini maliziosi in Banchi di Sopra alla “io te lo avevo detto!”.
E’ di qualche ora fa la notizia che Gabriele Corradi abbia presentato una mozione in cui si chiede una azione di responsabilità nei confronti dei vertici della Fondazione. Una mozione che dovrebbe fare da spunto per una riflessione ampia e consapevole da parte di un ente che, praticamente, è co-proprietario della banca che sta andando “a gambe per aria”. Sempre di queste ore la notizia che, alla riunione dei capigruppo, stabilito che, per prima cosa verranno discussi gli aggiustamenti di bilancio, gli esponenti di maggioranza si sono opposti a “anticipare” la mozione sulla Fondazione rispetto agli altri argomenti. Perchè? Come perchè! Semplice: non c’è motivo che ci siano spostamenti. La Fondazione può aspettare. Non c’è ragione alcuna di mettere questo argomento prima di altri….
Stamane, per proprio capriccio, Renato Pagliaro (classe 1957) e Roberto Nagel (classe 1965), teste pensanti di Mediobanca, potrebbero prendere la Fondazione e defenestrarla da Rocca Salimbeni, nonostante il commovente Gabriello Mancini (classe 1946) e il pensionato provveditore Claudio Pieri (classe 1951) cerchino ogni parola o atto di sottomissione
“La Fondazione Monte dei Paschi, in relazione alle recenti indiscrezioni di stampa, comunica che sono in una fase avanzata le trattative con i propri istituti finanziatori volte a ridefinire la struttura delle garanzie prestate sui contratti in essere”
per rabbonirli e procrastinare l’evento a non meglio precisati sviluppi positivi di borsa, svendendo la partecipazione nella stessa Mediobanca a saldi fuori stagione e consegnando i soldi a loro e a Credit Suisse. Ma se hanno ridotto la Fondazione in questi minimi termini, come possono risollevarla?
Perché ora dobbiamo anche scindere la crisi Monte dei Paschi da quella di Palazzo Sansedoni.
Forse una speranza per Rocca Salimbeni c’è. Il 30 novembre l’Eba deve dare una risposta alle contestazioni sulla patrimonializzazione delle banche italiane, che le sono state mosse dopo la richiesta di ricapitalizzazione pervenuta a MPS e altre banche nazionali. Si contesta la mancata contabilizzazione di Fresh e di altri strumenti finanziari nell’attivo della banca che ridurrebbero se non – è la tesi di Antonio Vigni – azzererebbero la necessità di capitali freschi. E ancora oggi leggiamo di altre contestazioni fatte all’ente di Bruxelles, sulla diversa contabilità bancaria esistente in Italia e in Francia o in Germania, per cui se si applicasse la legislazione degli altri Paesi gli attivi del Monte si moltiplicherebbero all’istante, rimettendo in circolo la liquidità aziendale.
Ma l’Europa ci doveva unire o dividere? Avvicinare o sottometterci? Finalmente messo al muro dagli eventi, il presidente Abi farà la necessaria azione di lobbyng e invece di passare da una partita di basket a un convegno romano, volare a Bruxelles insieme con Mario Monti e dare uno scossone alle sanguisughe burocratiche della comunità europea e alle mire espansionistiche della signora Merkel? Draghi e Tremonti, che hanno lasciato che il caveau del Monte si riempisse di Bot e BTp (perché erano considerati asset privi di rischio al punto da non dover rispettare i criteri di una buona e sana amministrazione), ora devono difendere chi ce li vuole trasformare in titoli tossici.
Pensiamo che, al di là della situazione contingente, l’Italia non fallirà, perché il destino degli altri Paesi europei (Gran Bretagna compresa), è intimamente legato e le ripercussioni non salverebbero nessuno, Obama e Cina compresi. BNP Paribas o Credit Agricole non hanno la sufficiente capitalizzazione finanziaria per inglobare MPS nelle loro strutture. Hanno una quantità di titoli tossici da far paura e sono a rischio nazionalizzazione, basterà la settimana di borsa a emettere sentenze. Perché hanno attivi ponderati per il rischio pari a un terzo di Monte dei Paschi, grazie alle leggi compiacenti sui sistemi di calcolo del loro Paese.
Diverso il discorso per la Fondazione. La legge istitutiva delle fondazioni bancarie chiedeva a questi enti la diversificazione negli investimenti fino alla possibilità di uscire dal capitale della banca. Mancini ha operato esattamente al contrario, e prima di lui Mussari, e oggi con le ultime dismissioni annunciate (da altri, che fanno i conti in casa nostra e ci danno gli ordini), avranno tutto il capitale investito nella banca. Senza possibilità di riscatto dal 1,1 miliardi di debiti sottoscritti e non rimborsabili, allo stato attuale delle cose. Allora martedì, signor Tucci, ci convinca che dovrete parlare di “riorganizzazione in atto delle guardie mediche notturne e festive al Policlinico Le Scotte”. Signor Staderini ci convinca che è fondamentale discutere di ARU. Forse per tutti voi la partita della Fondazione è già chiusa? Se il “Sistema Siena” imploderà sarà troppo tardi per cercare di salvare il salvabile.
Alle ore 9:00 del lunedì mattina arriva questo comunicato stampa della Fondazione MPS: “La Fondazione Monte dei Paschi di Siena, in relazione alle recenti indiscrezioni di stampa, comunica che sono in una fase avanzata le trattative con i propri istituti finanziatori volte a ridefinire la struttura delle garanzie prestate sui contratti in essere”.
Come sempre in ritardo.