Il fine ultimo è di trasferire al proprietà della banca ad altri soggetti
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di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Leopold Von Sacher-Masoch si starà rivoltando nella tomba. Dall’invidia. A Siena le manifestazioni di masochismo puro si sprecano. La Fondazione MPS ha emesso un comunicato di totale adesione al Piano Industriale di Rocca Salimbeni, a cui gli analisti hanno risposto con il taglio delle stime sul prezzo obiettivo della banca. Viola annuncia il taglio dei posti di lavoro dei concittadini? E giù peana di soddisfazione: “una coerente rivisitazione delle politiche delle risorse umane”! L’Amministratore Delegato esclude redditività per i prossimi tre anni e, se eventualmente ci fosse, sarebbe alquanto ridotta (lasciando ancora in braghe di tela Palazzo Sansedoni)? Il commento del comunicato di Mancini è positivo: “è necessario recuperare, quanto prima, una redditività significativa lavorando sul fronte dei ricavi”, tanto da far chiedere alle persone normali se forse Viola non si sia espresso bene: i ricavi sono previsti in diminuzione. A ottobre sarà convocata una assemblea dei soci che dovrà subire l’onta di approvare un aumento di capitale da cui la Fondazione incapiente sarà giustamente esclusa? E allora si “conferma dunque il suo pieno sostegno agli amministratori e al management per l’attuazione di questo Piano”. Speriamo che il Provveditore Pieri riesca a spiegare alla Deputazione che, non essendoci possibilità che il valore del titolo risalga in Borsa, ciò significa che a fine anno la Fondazione sarà con una quota inferiore al 10% del capitale di MPS, né più né meno di quanto conti oggi la Compagnia di San Paolo in Banca Intesa. Anche il comunicato di soddisfazione della Provincia è sugli stessi toni della Fondazone, tanto da far pensare sia stato scritto dalla stessa mano. Felice soprattutto l’espressione del suo presidente: “Il piano di rilancio tutela l’indipendenza di MPS”. Verissimo! Lo tutela proprio dai suoi ex padroni: Fondazione, Comune, Provincia. Pensiamo che nessuno si meravigli più di come si sia giunti a distruggere oltre 14 miliardi di valore, con siffatti protagonisti che stanno assisi ancora sui loro scranni a pontificare. Mentre si viene a conoscenza dei particolari dei movimenti in atto al Monte, si capisce sempre più che la banca è stata nazionalizzata senza dirlo. Se fossimo in un paese normale e Mps fosse un’azienda normale, il Ministero dell’Economia dovrebbe lanciare un’opa totalitaria sul capitale dell’istituto, invece così si aspetta solo l’ok di Bruxelles. In barba a tutte le leggi liberiste del mondo, anche quelle italiane.
Profumo ha studiato (e si è fatto approvare dal Tesoro, a dimostrazione della doppia mandata di chiave politica dietro la vicenda Monte) bond più sofisticati dei vecchi Tremonti, che verranno restituiti (dando senso compiuto alle nostre anticipazioni che potevano apparire contraddittorie). I nuovi titoli sottoscritti dallo Stato, infatti, se da un lato consentiranno all’emittente di poter chiedere la loro conversione in azioni come prima, non generano più gli interessi elevati cash che possono diventare ulteriore capitale, lasciando i contanti in banca. E il Tesoro diventerebbe azionista di MPS fino al 3% di capitale circa. Certo, sono stati previsti paletti: restrizioni nella distribuzione di dividendi, assegnazione di bonus, acquisti di altre banche o società di assicurazione. Rinculando prima che sia espressa ogni pretesa che potrebbe avanzare l’attuale socio di maggioranza.
Con la presentazione del Piano Industriale 2012-2015 Alessandro Profumo ha trasferito l’aumento di capitale chiesto dall’Eba (e generato dalle minusvalenze sui titoli di Stato) sulle spalle dello Stato, che ha cacciato la banca in questo cul-de-sac (per il pari importo), con la differenza rispetto all’era Mussari di essersi completamente affrancato dai tentacoli della proprietà e della sua senesità – tanto sbandierata nell’epoca delle vacche grasse – che ha così rinunciato a essere tale. I soci di minoranza sono d’accordo: tutto quello che salva e valorizza il loro capitale va bene, quelli di maggioranza si stanno sfilando, ove il caso, dai vari referenti locali che, pur vincendo battaglie, hanno perso la guerra.
Ogni mugugno dei senesi è quindi destinato a rimanere lettera morta e non si vedono all’orizzonte volti e metodi nuovi nelle organizzazioni sindacali che possano far emergere i necessari contraltari allo strapotere del Tandem. Il duo delle meraviglie, con il 2013, trasferirà a chi garberà a lui la proprietà formale di Rocca Salimbeni con l’aumento di capitale che la Fondazione non ha alcun potere, economico e politico, di dirigere né tantomeno contrastare. Vae victis.