Ci sono molte cose da chiarire: tipo, chi governerà la banca?
di Red
SIENA. La tragedia più grande della triste situazione del Monte dei Paschi è nei numeri: a fronte di una capitalizzazione di borsa che vale quasi quanto il buffer richiesto dall’Eba di 3,267 miliardi di euro, c’è un valore reale di patrimonio almeno quattro volte tanto. Chi prende coi quattrini Rocca Salimbeni troverà un tesoro, mentre a Siena già si mastica amaro. E’ uno di quei misteri che fanno impazzire proprio chi non sa le “cose della finanza” e – specialmente a Palazzo Sansedoni – ha portato via il sonno a molti. Certo è che fare un buco da 15 miliardi, come ricordano certi comunicati stampa, è una azione inconcepibile fatta da “persone carenti non solo di competenze e professionalità, ma anche della necessaria cultura del territorio”: chissà che ne debbano prima o poi rendere conto alla cittadinanza. D’altra parte, pochi giorni fa qualche incensatore dei “Sistema Siena” vagheggiava per la città un nuovo governo dei Nove…
Se ci passate la similitudine, il primo periodo di quel tempo lontano, RICCO E FECONDO DI OPERE, assomiglia vagamente ai primi sedici anni di Fondazione anche se – ahimè – non scorgiamo tra l’urbanizzazione selvaggia di Via Massetana Romana e l’edificazione massiccia della Stazione della Policentro un Duccio di Buoninsegna o un Simone Martini. Un po’ perché alla fine di quel primo periodo a Siena ci fu il famoso fallimento (corsi e ricorsi!) del Banco dei Buonsignori. E altro non aggiungiamo se non che arrivò la peste e terminò anche la pazienza dei senesi: Mario Ascheri ricorda (Siena nella Storia) “i rivoltosi vittoriosi nel saccheggio delle case dei governanti per tre giorni”. Vae victis?
Nell’attesa, il valore di borsa del titolo, dopo tre settimane di rialzi, ha avuto uno stop and go di sette giorni, proprio per avvertire Gabriello Mancini e i fedeli Provveditore e Provveditore Aggiunto che colpi di coda non sarebbero stati ammessi. Se qualcuno spiegasse sinceramente perchè Parlangeli fu dimissionato, molte cose sarebbero più chiare. Di mercoledì il rialzo segnato è stato del 10,55% a euro 0,3364.
Si è svolto in contemporanea a Milano un incontro – definito da più fonti “interlocutorio” – tra la Fondazione e le banche creditrici, che hanno conosciuto il piano di “ribilanciamento della posizione finanziaria” (espressione omeopatica per dire non ci sono soldi per pagare i debiti), che, si dice a Siena, la Deputazione ha dovuto mandar giù obtorto collo, visto che non erano previsti margini di discussione. Il che spiega come mai si cominci a parlare di Deputazione pletorica e di diminuire il numero dei membri, visto che tanto non decidono e costano due milioni di euro l’anno.
Una fonte vicina al dossier ha precisato che: 1) i soggetti interessati al 15% della banca “sono diversi” 2) la Fondazione dovrà valutare quali tra questi siano “controparti strategiche”, andando a vedere “il loro posizionamento” nei confronti della banca senese e “le garanzie che sono in grado di fornire”. Nessuno, nemmeno il fondo Equinox guidato da Salvatore Mancuso, verrà a Siena senza aver ottenuto preventivamente di cambiare la clausola che restringe i diritti di voto ai soci che superano il 4% del capitale sociale. La società di diritto lussemburghese con sede a Lugano vorrà contare – e parecchio – specie se si troverà a guidare la banca con gli stessi personaggi protagonisti delle vicende odierne… con una governance credibile e patrimonialmente a posto, dopo la fine dell’embargo Eba, il valore di MPS in borsa schizzerà davvero in alto e con poco si saranno portati via la storia economico-fnanziaria dalla città, solo perché la Fondazione bancaria più ricca del mondo ha avuto dei gestori che l’hanno impoverita in appena sedici anni di vita e non hanno messo da parte i quattrini per arrivare a giugno.