Il colonnello Bianchi racconta le risultanze delle indagini su Antonveneta e Fresh

ROMA. In Commissione d’inchiesta sulle banche è stato sentito venerdì (17 novembre) il colonnello della Guardia di Finanza Pietro Bianchi, responsabile del Nucleo di Polizia Valutaria nell’indagine su Mps. Nei giorni scorsi sono stati ascoltati i sostituti procuratori di Milano, Giordano Ernesto Baggio e Stefano Civardi, alcuni rappresentanti del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti e il procuratore capo di Siena, Salvatore Vitello. Martedì (22 novembre) toccherà al direttore generale della Consob, Angelo Apponi; il 23 al capo della Vigilanza di Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo; infine, giovedì verranno auditi il presidente e l’amministratore delegato di Mps, Alessandro Falciai e Marco Morelli.
“La nostra conoscenza del Monte dei Paschi – dichiara Bianchi – inizia a novembre 2011, quando il procuratore di Siena ci convoca dopo essere stato avvisato, dal Nucleo di polizia tributaria di Siena, che la Guardia di Finanza disponeva di un reparto speciale destinato alle indagini bancarie. C’erano dubbi sullo stato di salute della banca e della fondazione”. “Produciamo alla procura, nei mesi successivi – ha continuato – tre annotazioni di polizia giudiziaria, che andavano a descrivere qual era lo stato finanziario del Monte. Era un momento in cui il debito pubblico era in forte salita, lo spread sui ‘credit default swap’ era salito al 12%, e Mps aveva perso il 63% del valore del titolo nell’anno, il 2011, e il 55% negli ultimi 6 mesi. Per converso, i credit default swap erano saliti di oltre il 105%, evidentemente segnalando una rischiosità maggiore”.
“La vendita di pacchetti azionari che si svolgono fuori dal mercato telematico erano arrivati al 40% del complessivo” e in quel periodo “erano previste scadenze obbligazionarie su Mps per circa 44 miliardi di euro”. In più da giugno 2007 a novembre 2011 la capitalizzazione era scesa da 12 a 3 miliardi di euro.
Per acquisire Antonveneta c’era un’offerta da parte di Bnp Paribas per 7 miliardi, a fronte dei 9,3 pagati da Rocca Salimbeni (in realtà oltre 10 miliardi con oneri vari), cui vanno aggiunti altri 7,9 miliardi di debiti dell’istituto veneto che Mps si è accollata. Bianchi, che ha precisato di aver appreso il particolare dalla lettura di alcune e-mail, ha affermato che era stato l’advisor Rothschild a riferirlo all’allora presidente Mussari. Il colonnello Bianchi ha puntualizzato che è la stessa Montepaschi a riferire “di non aver effettuato alcuna due diligence al fine dell’aggiustamento del prezzo, ma di poter effettuare una verifica conoscitiva, dopo la conclusione del”accordo, sulle principali tematiche contabili e fiscali di Antonveneta” e scrive anche di “non aver redatto perizie di stima sul prezzo di acquisto”.
L’aumento di capitale da 1 miliardo preparato da Mps con Jp Morgan per chiudere la scalata ad Antonveneta fa scattare l’operazione “fresh”. Bianchi ricorda come dagli accertamenti sia emerso che i due istituti nel 2008 hanno modificato – su richiesta della Banca d’Italia – la prima versione del contratto “Fresh” ma che allo stesso tempo, sotto il tavolo, ne hanno firmati altri che “sostanzialmente annullano i primi”. In questo modo Jp Morgan è diventata il secondo socio di Mps – con una percentuale “molto vicina al 9%” – “pur non avendo diritto di voto”.
Rispondendo a una domanda Bianchi ha sottolineato “un’assoluta predominanza della banca sulla Fondazione per quanto riguarda le decisioni strategiche sull’operazione Antonveneta”. Lo stesso rapporto, ha aggiunto, si è notato anche in altre circostanze, per esempio quando sono state proposte a Mussari “altre operazioni, non di acquisizione ma di fusione con banche estere”. Le decisioni che venivano prese, ha chiarito, erano “più orientate verso le necessità della banca piuttosto che verso quelle della Fondazione”.
E proprio venerdì il Financial Times pubblica la notizia che un gruppo di investitori ha presentato causa in Lussemburgo contro Mps e Jp Morgan per la cancellazione dei bond ‘Fresh’ perché si tratta – a loro giudizio – di una decisione “insufficiente, arbitraria e in violazione delle leggi fondamentali dell’Ue”.