È l’inizio della fine?
di Mauro Aurigi
SIENA. La grande maggioranza di noi occidentali vive nell’inconscia e rassicurante convinzione che la democrazia sia la norma su questo pianeta e che i governi autoritari e/o oligarchici o, peggio, quelli crudeli e sanguinari, siano invece l’eccezione. Tanto che definiamo, con una buona dose di ipocrisia, tutti quelli del terzo e quarto mondo come “Paesi in via di Sviluppo”. Niente di più errato. Nell’attualità, dei quasi 8 miliardi di esseri umani che abitano il Pianeta, appena un miliardo (vado a naso) vive in situazioni di più o meno accettabile democrazia, mentre i restanti 7 miliardi sono costretti, con le buone o con le cattive, a subire la miseria, l’arretratezza e spesso la crudeltà di governi autoritari. E le cose non sono andate meglio sul piano storico.
GRECIA CLASSICA, UMANESIMO DELLA LIBERTA’ COMUNALE ITALIANA E OCCIDENTE
La fine della preistoria e la comparsa della Storia sono cominciate più o meno 12mila anni fa con la scoperta dell’agricoltura e della scrittura. Ciò ci ha consentito di decifrare come si sia sviluppata la civiltà dell’uomo. Abbiamo così potuto capire che si tratta di dodici millenni caratterizzati totalmente, a mio parere, da regimi politici oppressivi, autoritari e violenti. Uniche eccezioni in quel lungo periodo ̶ ma complessivamente si trattò di appena 7 o 8 secoli ̶ furono tre esperienze più o meno democratiche: la Grecia classica, l’Umanesimo della libertà comunale italiana e l’odierno Occidente. Va subito detto che ognuna di quelle tre eccezioni è responsabile di un balzo in avanti in fatto di civiltà dell’uomo, e quindi di benessere e giustizia, come mai in tutti quei 12mila anni. Ma quelle eccezioni temporalmente furono un’autentica inezia se confrontate con quei 12 millenni. Senza contare che quelle esperienze di proto-democrazia furono un’utopia, come dire?, studiata a tavolino. Insomma una violenza fatta al DNA degli umani. L’uomo infatti appartiene a quel gruppo di mammiferi sociali (anzi, ne è il vertice evolutivo) che hanno profondamente scolpito nel proprio genoma l’istinto alla creazione di una organizzazione sociale strettamente gerarchica (maschio alfa, femmina beta ecc.). E questo è il motivo di quei 12000 anni caratterizzati quasi esclusivamente da società umane organizzate verticalmente.
5 MINUTI DI DEMOCRAZIA OGNI 5 ANNI
La democrazia è quindi una forzatura imposta innaturalmente al nostro dna di mammiferi sociali, e quindi è costruzione fragile e assolutamente episodica. Ancora oggi basta un’occhiata anche distratta alla geopolitica attuale per rendersene conto: come detto sopra, la grande maggioranza della popolazione mondiale vive sotto regimi autoritari (quasi 7 miliardi su un totale di 8). Solo l’Occidente (ma non tutto) oggi può vantare di godere di sistemi democratici. Ma sono passati già più di due secoli da quando l’Illuminismo pose le basi per la sua nascita e crescita, ed ora il sistema ha già cominciato a scricchiolare. Si rischia davvero di tornare alla “normalità”.
Per capire quanto la democrazia oggi riscontrabile nell’Occidente sia fragile e minacciosamente passeggera, basta pensare al fatto che in Italia (e anche altrove) normalmente definiamo democratico un sistema che consente alla volontà popolare – ossia a quella volontà che in democrazia dovrebbe essere la sola ad avere diritto a esprimersi – solo 5 minuti ogni 5 anni, necessari per porre un paio di croci su una o due schede elettorali per eleggere al potere candidati scelti dai partiti politici o, peggio, scelti dai capi di quei partiti. Dopodiché quei pochi così eletti comanderanno non solo per quei 5 anni, ma normalmente per periodi ben più lunghi e spesso a vita, mentre tutto il popolo è e sarà costretto ad ubbidire.
SE 6MILA SONO QUELLI CHE COMANDANO E 60 MILIONI QUELLI CHE DEVONO OBBEDIRE ….
O basti pensare che in Italia parliamo con estrema tranquillità di “classe dirigente” – spesso definita giustamente “casta” – senza farci il minimo scrupolo per il fatto che l’esistenza di una classe dirigente, proprio come classe, è quanto di più antitetico e incompatibile si possa immaginare in una democrazia. Insomma se un ristrettissimo numero di persone (cento … mille … duemila … diecimila?), ossia se al massimo lo 0,01% degli Italiani ha il monopolio del potere pressoché stabilmente, moltissimi addirittura a vita, ossia se 6mila sono quelli che ordinano e 60 milioni sono quelli che devono obbedire, allora dobbiamo domandarci come si possa ritenere questo sistema compatibile con la democrazia.
Sarà anche un caso, ma da un po’ di tempo abbiamo smesso di chiamare i capi di partito col termine di “segretario” preferendo usare il termine anglosassone leader, che è la traduzione letterale del termine tedesco Führer e dell’italiano Duce.
E’ DI NUOVO L’ORA DELL’UOMO DELLA PROVVIDENZA?
Tutto ciò premesso, non facciamoci illusioni circa l’Occidente: oggi è l’unico faro di civiltà esistente, ma ha già superato quei due secoli concessi ad ogni sistema democratico che osi infrangere quei 12 millenni di oscurità sociale e culturale che hanno costretto in schiavitù la maggioranza della popolazione umana.
Catastrofismo questo? Non so voi, ma chi scrive pensa all’americano Trump, alla francese Le Pen, al russo Putin, all’ungherese Orban, al polacco Duda, e agli italiani Meloni, Salvini e Berlusconi, tanto per citare quelli che gli vengono in mente. E, così pensando, sente che l’Occidente e la sua democrazia stanno già scricchiolando.
D’altra parte che dire del fatto che noi Italiani stiamo già pensando a Draghi come all’Uomo della Provvidenza, al Pater Patriae unico e insostituibile? Ci siamo già dimenticati del tragico ventennio e del suo protagonista di un secolo fa?
Ah!, Mala tempora currunt.