E Mussari sfida l'Eba: "L'Abi è pronta a contrastare la richiesta di aumenti di capitale"
di Red
Ma l’aumento di capitale non è doloroso solo per l’azionista. A livello nazionale si calcola un credit crunch di 30 miliardi: le banche dovranno diminuire del 2% rispetto al 2010 gli impieghi complessivi, cioè il taglio dei finanziamenti alle imprese e alle famiglie, la cosiddetta Economia Reale. Una medicina durissima per un paese sull’orlo della recessione, una crisi che piano piano sta arrivando anche nei santuari del ceto medio benestante italiano, che finora la crisi l’aveva vissuta come un fatto lontano. Stiamo parlando appunto di Siena. La città del terziario avanzato e della cultura universitaria sta toccando con mano la realtà: i concessionari di auto denunciano un calo nelle vendite, i negozi si attaccano prematuramente alle svendite (quando di fatto la stagione invernale non è ancora cominciata), con attività che probabilmente non riapriranno dopo i saldi, licenziamenti e drastiche riduzioni di personale, cartelli “affittasi” sia su fondi commerciali poco tempo fa ambiti sia negli edifici nuovi costruiti intorno la città, Renaccio, Viale Toselli, Colonna San Marco comprese. E ora molte attività dovranno ridimensionarsi se non chiudere perché la banca sarà costretta a chiedere il rientro delle posizioni, e non è detto che le piccole banche locali, legate al Credito Cooperativo che subisce indirettamente la crisi, siano in grado di sopperire appieno alle mancanze di Rocca Salimbeni, Unicredit, Intesa e via dicendo. Certo non soffriranno i grandi clienti della banca, che vantano amicizie al livello più alto. Nemmeno le aziende del socio Caltagirone o Coop.
Non è che Germania e Francia stiano meglio di noi. Il governo Merkel sta studiando la nazionalizzazione di Commerzbank e l’impatto Eba sulla ricapitalizzazione degli altri istituti tedeschi attraverso la riattivazione di Soffin, lo strumento usato nella precedente crisi del 2008 dotandola di 400 miliardi di euro. Kemmer, omologo di Mussari nell’Abi, ha contestato i criteri seguiti dall’Eba, né più né meno quello che è successo da noi. In Francia il downgrade di venerdì annunciato da Moody’s sulle tre principali banche transalpine è stato preso molto male, ma il mercato ha reagito prontamente in positivo. Occorreranno 7,3 miliardi di euro complessivi per il sistema francese, secondo Eba, tuttavia il peggioramento della situazione economica, con Pil allo zero, lascia intravedere altri problemi sopra e sotto il tappeto. I francesi non si lamentano molto dei criteri seguiti dall’Eba, vuoi vedere che MPS e Abi abbiano ragioni da vendere sui criteri usati dall’autorità europea?
E, a proposito di Eba, c’è una presa di posizione dura di Mussari: l’Abi è pronta ad intraprendere tutte le strade, comprese quelle legali, contro l’Eba e le sue richieste di aumenti di capitale fino a 15 miliardi. “L’Abi percorrerà tutte le strade possibili, compresa quella legale, per contrastare l’esercizio dell’Eba”, ha detto il presidente, intervenuto a un convegno di Federcasse.
Secondo Mussari gli stress test sono “un esercizio sbagliato nel merito e nel metodo, che non tiene conto delle specificità delle banche italiane, anzi le offende profondamente. Chi scrive le regole deve esercitare l’arte del discernimento e della conoscenza prima della tecnica”. Con la richiesta di un aumento di capitale da 15 miliardi “si mettono in grave difficoltà banche che hanno sempre acquistato titoli di Stato. Con quale serenità possono continuare a farlo, quando sanno che le regole di ieri non valgono più?”. Con quale serenità possono continuare a farlo, quando sanno che le regole di ieri non valgono più?”. La domanda per il presidente della banca Monte dei Paschi sarebbe stata di spiegare perché ne ha comprati così tanti a Siena, oltre quello che l’esercizio bancario prudenziale consiglierebbe di fare…
Mussari ha continuato offrendo, come sistema bancario, il “proprio contributo al sistema Paese, consapevole che ancora molto si può e si deve fare, senza reticenze, ma riaffermando con chiarezza compiti e ruoli”. Sullo specifico tema della tracciabilità “le banche italiane sottolineano che l’uso del contante in Italia ha dimensioni abnormi e questo favorisce sicuramente l’evasione fiscale, con ricadute pesanti sulla collettività. Le banche offrono la loro piena disponibilità a ragionare su come venire incontro alle esigenze delle fasce sociali più deboli, a patto che si sappia che un maggiore utilizzo della moneta elettronica sarà comunque un servizio che comporta per il sistema bancario rischi e costi”. Gestire le carte di credito è un costo per le banche e perciò devono essere remunerate.