
SIENA. Il Sole24Ore riporta oggi la notizia di una iniziativa della Consob che "chiede alle prime cinque banche italiane di convocare i propri Cda per rivedere le procedure di vendita dei servizi finanziari". I cinque istituti di credito sono UniCredit Banca, Intesa Sanpaolo, Mps, Banca Popolare di Verona e Bnl, che insieme dispongono di una rete di oltre 15mila sportelli.
"Nella sua attività di vigilanza – si legge nel quotidiano economico – la Consob ha accertato che le politiche commerciali adottate dalle cinque banche per la selezione dell'offerta di servizi ai clienti e le politiche di incentivazione del personale «sono risultate in larga parte imperniate su logiche di prodotto (quantitativi di prodotti da vendere, di norma di raccolta propria o del gruppo) anziché di servizio reso nell'interesse della clientela». Tutto questo, a giudizio della commissione, «non è idoneo a contenere i potenziali conflitti d'interesse tra banca e cliente» poiché il personale «può essere indotto a collocare i prodotti, spesso quelli sviluppati dalla casa, secondo criteri a budget, indipendentemente dall'adeguatezza degli investimenti per la clientela».
In sostanza non sarebbe stato rispettato uno dei caposaldi della direttiva Mifid sui servizi d'investimento che impone agli intermediari di «servire al meglio gli interessi dei clienti»".
"La Consob – continua l'articolo – non ha avviato un iter sanzionatorio ma ha preferito utilizzare gli strumenti di vigilanza preventiva previsti da Testo unico della Finanza che gli consentono di convocare gli organi amministrativi delle società per modifica pratiche considerate pregiudizievoli per gli investitori. La novità sta, piuttosto, nella scelta di indicare i nomi degli istituti oggetto dell'iniziativa. In precedenza la Consob aveva preferito invece mantenere coperta l'identità delle società oggetto delle sue reprimende (peraltro successivamente "scoperte" dalla stampa) per evitare una sorta di sanzione reputazionale".
"Ciò che la Consob considera un potenziale conflitto d'interesse tra banca e cliente – si legge ancora – potrebbe essere anche considerato il normale incontro tra domanda ed offerta di prodotti (o servizi) finanziari. Con la sua iniziativa l'autorità di vigilanza sottolinea il fatto che i clienti rappresentano comunque il "soggetto debole" del contratto e che il principio della Mifid (a servirli al meglio) è «prioritario»".
L'ente di controllo sottolinea che gli istituti «hanno già intrapreso iniziative volte a colmare le carenze riscontrate».
"Nella sua attività di vigilanza – si legge nel quotidiano economico – la Consob ha accertato che le politiche commerciali adottate dalle cinque banche per la selezione dell'offerta di servizi ai clienti e le politiche di incentivazione del personale «sono risultate in larga parte imperniate su logiche di prodotto (quantitativi di prodotti da vendere, di norma di raccolta propria o del gruppo) anziché di servizio reso nell'interesse della clientela». Tutto questo, a giudizio della commissione, «non è idoneo a contenere i potenziali conflitti d'interesse tra banca e cliente» poiché il personale «può essere indotto a collocare i prodotti, spesso quelli sviluppati dalla casa, secondo criteri a budget, indipendentemente dall'adeguatezza degli investimenti per la clientela».
In sostanza non sarebbe stato rispettato uno dei caposaldi della direttiva Mifid sui servizi d'investimento che impone agli intermediari di «servire al meglio gli interessi dei clienti»".
"La Consob – continua l'articolo – non ha avviato un iter sanzionatorio ma ha preferito utilizzare gli strumenti di vigilanza preventiva previsti da Testo unico della Finanza che gli consentono di convocare gli organi amministrativi delle società per modifica pratiche considerate pregiudizievoli per gli investitori. La novità sta, piuttosto, nella scelta di indicare i nomi degli istituti oggetto dell'iniziativa. In precedenza la Consob aveva preferito invece mantenere coperta l'identità delle società oggetto delle sue reprimende (peraltro successivamente "scoperte" dalla stampa) per evitare una sorta di sanzione reputazionale".
"Ciò che la Consob considera un potenziale conflitto d'interesse tra banca e cliente – si legge ancora – potrebbe essere anche considerato il normale incontro tra domanda ed offerta di prodotti (o servizi) finanziari. Con la sua iniziativa l'autorità di vigilanza sottolinea il fatto che i clienti rappresentano comunque il "soggetto debole" del contratto e che il principio della Mifid (a servirli al meglio) è «prioritario»".
L'ente di controllo sottolinea che gli istituti «hanno già intrapreso iniziative volte a colmare le carenze riscontrate».