di Vito Zita
SIENA. Ormai non è più una sorpresa e non può nemmeno essere catalogata fra i Paesi Emergenti. Una cavalcata iniziata negli anni ’90 ha portato il paese asiatico al vertice dell’economia mondiale tanto da insidiare il primo posto agli USA. Una avanzata interrotta solo dagli attacchi reciproci fra Cina e il colosso americano.
Sono numerosi i fattori a favore della Cina per il futuro. Si è ormai consolidata una maggiore apertura ai capitali esteri sui mercati di Shangai e Shenzen dove gli investitori stranieri possono accedere al mercato azionario domestico; sono state decise e attuate politiche monetarie favorevoli poiché la Banca popolare cinese ha continuato a ridurre il coefficiente di riserva per la maggior parte delle banche al fine di iniettare liquidità nell’economia; le politiche fiscali e la riduzione delle tasse intraprese a partire dal 2019 sono state decisioni importanti da parte del governo cinese per sostenere l’economia e per il 2021 sono attesi ulteriori robusti stimoli fiscali; il piano Made in China 2025, un’iniziativa strategica per rafforzare in modo completo l’industria cinese che si ispira direttamente al piano Industria 4.0 della Germania, discusso per la prima volta nel 2011 e poi adottato nel 2013, rappresenta il chiaro esempio del passaggio della Cina verso una nuova economia orientata alle tecnologie di produzione propria e alla classe media in continua espansione. Valga un dato per tutti: il 49,5% dei brevetti mondiali registrati nel 2019 appartengono alla Cina.
Il PIL cinese consolidato nel 2019 è stato del 6.1% dopo svariati anni di crescita a doppia cifra, nel 2020 a causa della pandemia Covid-19 si è attestato a un 1,2% e per il 2021 è previsto in crescita all’8,2% come dichiarato nel corso dell’Assemblea Nazionale del Popolo dello scorso marzo. In particolare la Cina ha dimostrato una buona preparazione nel fronteggiare la pandemia ed ha accelerato il passaggio ad una economia più digitale. Ma nonostante ciò la Cina è sottopesata negli indici globali, nell’indice MSCI World pesa appena il 5%, e rispetto alla sua influenza economica e alle dimensioni del suo mercato..
Il progetto della nuova Via della seta ha visto coinvolta direttamente l’Italia già dal marzo 2019 quando il ministro dello Sviluppo economico Di Maio e il Presidente del Consiglio dei Ministri Conte hanno firmato a Villa Madama a Roma al termine della visita di stato del presidente cinese Xi Jinping un Memorandum di intesa sulla base di 29 accordi, come seguito del “Belt and Road Forum for International Cooperation”, tenutosi a Pechino nel maggio 2017.
In attesa che gli accordi presi portino a benefici tangibili ci auguriamo che uno spicchio di quello splendido sole che nasce a oriente “illumini” anche noi e ci aiuti a progredire.
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