Come in provincia di Siena con l’Azienda di Suvignano situata nel Comune di Monteroni d’Arbia, l’aver tolto dalle mani dello “Stato parallelo” quei beni ha significato non solo dare un segno tangibile del contrasto istituzionale al fenomeno, ma anche fornire una prospettiva produttiva, occupazionale e di impegno sociale attraverso un lavoro di tanti giovani, cooperative, associazioni e la stessa presenza della nostra Organizzazione.
Facciamo quindi appello a tutte le forze democratiche affinché si sviluppi e venga sostenuta una mobilitazione che abbia come obbiettivo quello di chiedere ed ottenere dal governo e dalla maggioranza che lo sostiene la cancellazione di questa norma.
Anche la testimonianza che è stata manifestata durante i lavori del Comitato Direttivo da parte di chi ha partecipato fattivamente alla conduzione di quelle proprietà, in particolare nel Comune di Corleone attraverso il sostegno dello SPI CGIL ed in modo del tutto volontario, sottolinea quanto importante sia dare una prospettiva di legalità in molti territori pesantemente condizionati dal radicamento mafioso. L’affermazione cioè della presenza di una comunità nazionale che in modo solidale si renda artefice e sostegno di un cambiamento verso la democratizzazione piena di quei territori.
Nell’ambito della nostra idea di legalità siamo impegnati a sostenere le ragioni di uno Stato libero dalla presenza mafiosa. A partire dalla necessità di sensibilizzare su ciò i giovani.
Per questo la CGIL si è fatta promotrice insieme alla Fondazione Antonino Caponnetto e all’ARCI del progetto “I giovani sentinelle della legalità” che in una dimensione regionale ci vedrà impegnati nella promozione della cultura della legalità a partire dalle scuole e coinvolgendo le istituzioni. A Siena lo faremo con i ragazzi e le ragazze del Liceo Piccolomini e dell’Istituto d’Arte Duccio di Boninsegna. Il 17 dicembre sarà presentata pubblicamente l’iniziativa.
E’ quindi necessario sentirsi tutti impegnati, a tutti i livelli, nel sostenere di fronte all’opinione pubblica la necessità di cancellazione di questa legge, a partire dalla firma dell’appello “Niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostra” dell’associazione LIBERA di Don Ciotti.