La Fondazione troppo fiduciosa delle parole di Profumo e Viola
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di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Borsa debole, in ribasso, anche mercoledì. Così debole da amplificare la malattia del paziente grave. Che naturalmente è MPS. Il Tandem gioisce di soddisfazione per aver fatto firmare a Mancini l’atto di esproprio, che mette la Fondazione nel dimenticatoio dell’ignominia; ancora poco tempo e il prossimo presidente di Palazzo Sansedoni non avrà nemmeno più i numeri per convocare una contro-assemblea straordinaria per esautorare Profumo, se mai ne avesse voglia o bisogno. Mancini si è fidato della parola dei due amministratori e ha firmato in bianco (come troppe volte negli ultimi anni, e strano che se ne fosse rammaricato in pubblico per aver eseguito gli ordini), in un paese come l’Italia dove spesso non valgono i documenti scritti (contratti integrativi disdetti di punto in bianco non dicono nulla?), figuriamoci la parola… Innanzitutto, con le chiusure di filiali e la vendita di Biverbanca, si vedrà una perdita di oltre 1170 sportelli. E poiché Axa aveva pagato il fee d’ingresso nella bancassurance con Rocca Salimbeni un tanto a sportello, ecco cosa ci racconta Milano Finanza: “Axa pagò 1,15 miliardi per il suo accordo decennale che le consentiva di lavorare in esclusiva per dieci anni su una rete di circa 2 mila sportelli. In pratica circa 500 mila euro a sportello. Prezzo che fu integrato nel 2010, quando l’accordo con Axa fu esteso anche agli altri mille sportelli in più che il Monte Paschi ottenne dall’acquisizione di Antonveneta, ma con uno sconto rispetto al 2007, considerando anche che la scadenza della partnership, fissata al 2017, si era nel frattempo avvicinata. L’integrazione per Axa fu allora di 240 milioni, in pratica 240 mila euro a filiale. Una somma che MPS dovrà ora in parte restituire alla luce del piano di cessione messo in atto”.
A fine giornata, il peggior titolo del paniere di Piazza Affari è stato proprio il titolo senese con -3,83% a euro 0,2187, maturato il giorno dopo l’assemblea straordinaria dei soci che ha approvato la delega al Cda per aumentare il capitale sociale fino a 1 mld euro. A detta degli analisti finanziari, proprio la ricapitalizzazione – con la sua tempistica non chiara e con il soggetto apportatore di denaro ancora oscuro – pesa gravemente sul titolo: perché dimostra una necessità di urgenza, a dispetto delle affermazioni di Profumo, alle quali in Borsa non crede nessuno. Viola, in assemblea, ha dichiarato che l’andamento operativo del gruppo nel terzo trimestre è tornato a essere positivo: “Sotto il profilo commerciale abbiamo registrato un’inversione di tendenza e, nonostante il peggioramento del quadro congiunturale, siamo ottimisti”. Sembrava d’essere ritornati alla Assemblea Straordinaria del 6 giugno 2011, quando Pierpaolo Fiorenzani “faceva riferimento alla rassegna stampa del 13 maggio scorso contenente gli articoli sull’ultima trimestrale della banca, dove si leggono le dichiarazioni del Direttore Generale (Antonio Vigni, ndr) sul buonissimo trend reddituale e di crescita della massa dei nuovi clienti e sull’andamento del bilancio e sui risultati favorevoli sia della trimestrale sia in prospettiva… quindi ribadisce il sì all’aumento di capitale. Precisa inoltre che restituire i Tremonti bond è come quando si estingue un mutuo prima della sua scadenza e ci si mette tranquilli, essendosi levati un peso”. Tutto scritto a macchina e certificato dal notaio Zanchi Mario: sappiamo come è andata a finire. Trimestrale in rosso, Fondazione indebitata fino al collo, aumento capitale volatilizzato, Tremonti bond trasformati e rimpolpati quasi al doppio, Direttore generale giubilato, Fiorenzani trasecolato. Ma Viola era ancora lontano da venire e di questi pericolosi trascorsi nulla sa. Si dice che portino sfortuna, certe coincidenze, ma il prossimo 12 novembre il dg/ad presenterà la terza trimestrale: chissà chi si leverà il peso dallo stomaco.