Forse anche per MPS è l'ora di allentare il credit crunch su famiglie e imprese
di Red
SIENA. Tutti attendevano l’esito del LTRO della Bce di mercoledì mattina, perché il risultato avrebbe dato significato a tutti gli avvenimenti finanziari di questi primi due mesi dell’anno. La seconda maxioperazione di rifinanziamento si è conclusa con quasi 530 miliardi di euro (nello scorso dicembre erano stati 489) al tasso di interesse dell’1% finiti nelle mani delle banche europee, dunque dentro la forbice che avevamo indicato ieri. 139 miliardi sono toccati alle banche italiane, ma si pensa che questa sarà l’ultima operazione del genere per la Bce.
Contemporaneamente è stato un successo anche l’asta dei Bund tedeschi e – complice il calo dei rendimenti dei BTp italiani – lo spread si è assestato a 337 punti base, al valore dell’8 settembre 2011. Sarebbe interessante sapere il senso del buffer temporaneo dell’Eba, che ai valori attuali di borsa è già praticamente inutile, ma che nella sua inutilità ha provocato il tracollo della Fondazione MPS con la scellerata partecipazione all’aumento di capitale dell’estate passata che fra un po’ di tempo si scoprirà non essere necessario.
La parte del leone l’ha fatta certamente Intesa Sanpaolo: ha chiesto fondi per 24 miliardi, il 4,5% del totale europeo, rispetto ai 12 miliardi del 21 dicembre. Lo ha detto il Ceo Enrico Cucchiani, aggiungendo che “parte dei fondi verranno destinati all’acquisto di titoli di Stato italiani”. Così il gruppo Unicredit, secondo fonti milanesi, ha partecipato per un ammontare “inferiore” ai 12,5 miliardi (precedente era pari a 15 miliardi). Banca MPS, secondo una fonte finanziaria, “ha partecipato per un ammontare tra 10 e 15 miliardi spostando con questa operazione la sua intera esposizione da 20-25 miliardi verso la banca centrale europea sulla scadenza triennale. Al primo p/t triennale la quota era stata di 10 miliardi”. A detta della Reuters “la fonte ha chiarito che con questa operazione non è cambiata l’esposizione complessiva di Mps verso la Bce”.
Tutti questi soldi A BUON MERCATO hanno l’effetto di “drogare” i mercati. Molto importante ora sarà l’utilizzo che ne faranno i banchieri, non si tratta solo di imbellettare i conti per far bella figura e tornare così rapidamente ai premi di produzione e alle stock options, per riavvolgerci in un’altra spirale negativa. I mercati sembrano in grado di ripartire, ed è ora che si allenti il credit crunch nei confronti di famiglie e imprese. Contemporaneamente, le banche italiane hanno deciso di ritornare a chiedere finanziamenti ai mercati, anche se un poco più onerosi. Dopo Intesa la scorsa settimana, Unicredit e MPS si sono riaffacciate sul mercato dei capitali con emissioni di bond del tipo “senior unsecured”, rispettivamente di 1,5 miliardi a cinque anni la prima e 1,25 a due anni la seconda. Operazioni congelate da giugno 2011… che sia arrivato il disgelo? Sospinto da tutte queste novità, il titolo senese ha performato brillantemente in borsa +3,99% a euro 0,401. La strada verso lo 0,45 sembra spianata.