L'indecisione politica trascina al ribasso tutti i bancari, Fitch ne prende atto
di Red
SIENA. Crollo del titolo MPS alla Borsa di Milano. Contrattazioni in profondo rosso soprattutto per il tracollo del comparto bancario, dopo la notizia pubblicata sull’edizione online del Financial Times sull’inevitabilità del fallimento della Grecia, nonostante l’approvazione del secondo piano di salvataggio, e la mancanza di una dichiarazione ufficiale sull’esito del supervertice di Francoforte (secondo gli esperti di Mps Capital Service “il punto di disaccordo tra Francia e Germania, secondo alcune indiscrezioni, riguarderebbe il ruolo del Fondo europeo salva-Stati”, dato che la Germania spingerebbe per un ruolo di assicurazione dell’EFSF, mentre la Francia lo vorrebbe più simile ad una banca). Caro lo spread: il differenziale Btp-Bund ha rivisto quota 400 punti base, cioè il livello di agosto, nemmeno la Bce non avesse acquistato un solo titolo in questi due mesi. Ne consegue che a Piazza Affari il Ftse Mib ha ceduto il 3,78% a 15.677 punti, mentre il Ftse All Share è arretrato del 3,06% a quota 16.515. Bancari: Unicredit ha ceduto il 12% a 0,846 euro, Intesa SanPaolo il 9,81% a 1,204 euro, Ubi Banca il 6,90% a 2,914 euro, Monte dei Paschi l’11,20% a 0,351 euro (toccando il minimo storico già raggiunto il 12 settembre scorso), Banco Popolare il 6,92% a 1,144 euro, Popolare di Milano il 3,61% a 1,709 euro.
Il titolo senese è stato sospeso due volte durante la seduta pomeridiana, con Fitch a pontificare sulla pressione della crisi dell’Eurozona e le stime negative sulla redditività dell’istituto di credito. Il Financial Times avrebbe calcolato un bisogno di 70/90 miliardi di capitali freschi per il sistema bancario del Vecchio Continente: una cifra decisamente inferiore rispetto ai 200 miliardi previsti dal Fondo Monetario Internazionale. Speriamo che sia così. La situazione si sta deteriorando per lo sgambetto che la Merkel sembra aver fatto a Sarkozy, che bluffava grandeur mentre le sue banche annaspano nel mare dei derivati. Prova ne è un altro spread, tra i titoli francesi e tedeschi, cresciuto a 119 punti base, che è un record storico. Ma la strategia della cancelliera tedesca ha il fiato corto: anche la Germania perde colpi, il suo export paga la recessione altrui con un vistoso calo delle vendite e le stime di crescita economica per il 2012 sono state dimezzate dall’ 1,8 all’ 1%. Per finire la scure di Moody’s sta affettando in due i rating delle banche spagnole, speriamo che il FT ne abbia tenuto conto. Perché i miliardi sono come le ciliegie: uno tira l’altro. Di conseguenza anche Wall Street ha cominciato la sua seduta in negativo. Poi i dati macro USA hanno riportato un clima più sereno alle contrattazioni. Resisi conto dei danni che con il loro temporeggiare i governi di Francia e Germania stavano causano anche alle proprie economie, in serata hanno lasciato diffondere indiscrezioni sull’ambizioso piano salva euro che sarà presentato il 23 ottobre. E a cui la borsa americana ha voluto credere: un piano che metterebbe sul piatto una somma tra 950 e 1300 miliardi di euro che salverebbe tutto e tutti. C’è chi spera alla maniera napoletana: chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Così il Dow Jones ha concluso la giornata di borsa con un +0,32% imprevedibile.