L'etica bancaria in discussione con le sue meritocrazia e buonuscite milionarie
di Red
SIENA. Mercoledì poteva essere una prova del nove per il titolo MPS che – dopo i vivacissimi scambi di inizio settimana – poteva rimanere vittima di qualche presa di profitto da parte degli investitori e perdere smalto. Invece il trend al rialzo è continuato, mettendo a segno il +7,83% a euro 0,2932 della chiusura delle contrattazioni. Stiamo tornando verso i valori di messa in sicurezza dal covenant sottoscritto dalla Fondazione MPS, che un mese fa stava per rivelarsi mortale per Palazzo Sansedoni. Il protagonista della vivacità del titolo MPS è stato indubbiamente Francesco Gaetano Caltagirone: dopo le vendite a cavallo dell’anno nuovo sono arrivate quelle odierne pari a un altro 0,6% e dovrebbe aver limato, dal 4,7% del capitale ordinario posseduto a termini Consob, una quota tale da portarlo a ridosso del limite del 2%, oltre il quale scatta l’obbligo di comunicazione e di aggiornamento dati alla Consob stessa. Parimenti solo nel caso di acquisti sopra il 2% si verrebbe a sapere se c’è una “longa manus” dietro il recupero dell’istituto bancario. Questa fretta di vendere è quantomeno curiosa…
Domani si vedranno le conseguenze della decisione negativa della Merkel sull’aumento delle risorse per il fondo salva-stati. Gli operatori di borsa guidavano il rialzo perché erano convinti del sì della signora cancelliere. Infatti lo spread tra BTp e Bund è salito nuovamente nel pomeriggio, toccando i 427 punti base.
Sicuro di aver lasciato le segrete stanze di Rocca Salimbeni in mani fidate, il presidente di MPS si è rimesso i panni di presidente Abi ed è intervenuto ieri sempre a Roma a un convegno di studi dal titolo “Per una riforma del sistema finanziario. Il contributo della Chiesa e le proposte della Fiba Cisl”. Vi hanno preso parte come relatori monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba Cisl e, appunto, Giuseppe Mussari. Le conclusioni sono state tracciate dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni.
Dicono che espressioni forti come “il dissesto economico finanziario può anticipare quello politico” espresse da Giuseppe Gallo e dichiarazioni del prelato Toso come “Gli istituti di credito non forniscono più il credito come dovrebbero fare a imprese e famiglie ma semplicemente lo investono in altri prodotti finanziari” abbiano lasciato indifferente l’eminente rappresentante delle banche, che si è affrettato a dire solo che “Tutto si può dire meno che questo governo sia favorevole alle banche” con una bella dose di faccia tosta. Alcuni pensano che ad aprile, al momento del rinnovo del CdA di Monte dei Paschi, questo presidente sarà dimissionato, mentre altri pensano che i giochi per tenerlo legato allo scranno senese sono già partiti e se ne vedrà l’effetto tra qualche tempo, specie se l’opposizione continuerà a tacere e le cose gireranno per il verso giusto.
Gli stipendi d’oro dei banchieri e dei manager tornano alla ribalta in questi momenti di crisi economica. Le società quotate hanno ora l’obbligo di comunicare la remunerazione dei loro dirigenti. La pubblicazione dei bilanci aprirà uno scenario che scatenerà polemiche. Alessandro Profumo, per esempio, aveva procurato uno choc a tutti, avendo ricevuto una lauta liquidazione da Unicredit pari a 40,59 milioni di euro. Per Antonio Vigni si parla di una buonuscita di 15 milioni di euro, che farebbe impallidire gli 8,7 milioni presi da Luca di Montezemolo in Fiat, i 5,59 di Marco Tronchetti Provera, i 4 di Scaroni e Guarguaglini. Ma lo sapremo, appunto, alla pubblicazione dei bilanci. Ma ci saranno solo nel giugno 2013, troppo tardi per fare qualcosa. L’opposizione dovrebbe essere capace di costringere il sindaco a trattare l’argomento. La società sarà pure trattata in borsa, ma l’etica appartiene alla cittadinanza e non si può zittire.
SIENA. Mercoledì poteva essere una prova del nove per il titolo MPS che – dopo i vivacissimi scambi di inizio settimana – poteva rimanere vittima di qualche presa di profitto da parte degli investitori e perdere smalto. Invece il trend al rialzo è continuato, mettendo a segno il +7,83% a euro 0,2932 della chiusura delle contrattazioni. Stiamo tornando verso i valori di messa in sicurezza dal covenant sottoscritto dalla Fondazione MPS, che un mese fa stava per rivelarsi mortale per Palazzo Sansedoni. Il protagonista della vivacità del titolo MPS è stato indubbiamente Francesco Gaetano Caltagirone: dopo le vendite a cavallo dell’anno nuovo sono arrivate quelle odierne pari a un altro 0,6% e dovrebbe aver limato, dal 4,7% del capitale ordinario posseduto a termini Consob, una quota tale da portarlo a ridosso del limite del 2%, oltre il quale scatta l’obbligo di comunicazione e di aggiornamento dati alla Consob stessa. Parimenti solo nel caso di acquisti sopra il 2% si verrebbe a sapere se c’è una “longa manus” dietro il recupero dell’istituto bancario. Questa fretta di vendere è quantomeno curiosa…
Domani si vedranno le conseguenze della decisione negativa della Merkel sull’aumento delle risorse per il fondo salva-stati. Gli operatori di borsa guidavano il rialzo perché erano convinti del sì della signora cancelliere. Infatti lo spread tra BTp e Bund è salito nuovamente nel pomeriggio, toccando i 427 punti base.
Sicuro di aver lasciato le segrete stanze di Rocca Salimbeni in mani fidate, il presidente di MPS si è rimesso i panni di presidente Abi ed è intervenuto ieri sempre a Roma a un convegno di studi dal titolo “Per una riforma del sistema finanziario. Il contributo della Chiesa e le proposte della Fiba Cisl”. Vi hanno preso parte come relatori monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba Cisl e, appunto, Giuseppe Mussari. Le conclusioni sono state tracciate dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni.
Dicono che espressioni forti come “il dissesto economico finanziario può anticipare quello politico” espresse da Giuseppe Gallo e dichiarazioni del prelato Toso come “Gli istituti di credito non forniscono più il credito come dovrebbero fare a imprese e famiglie ma semplicemente lo investono in altri prodotti finanziari” abbiano lasciato indifferente l’eminente rappresentante delle banche, che si è affrettato a dire solo che “Tutto si può dire meno che questo governo sia favorevole alle banche” con una bella dose di faccia tosta. Alcuni pensano che ad aprile, al momento del rinnovo del CdA di Monte dei Paschi, questo presidente sarà dimissionato, mentre altri pensano che i giochi per tenerlo legato allo scranno senese sono già partiti e se ne vedrà l’effetto tra qualche tempo, specie se l’opposizione continuerà a tacere e le cose gireranno per il verso giusto.
Gli stipendi d’oro dei banchieri e dei manager tornano alla ribalta in questi momenti di crisi economica. Le società quotate hanno ora l’obbligo di comunicare la remunerazione dei loro dirigenti. La pubblicazione dei bilanci aprirà uno scenario che scatenerà polemiche. Alessandro Profumo, per esempio, aveva procurato uno choc a tutti, avendo ricevuto una lauta liquidazione da Unicredit pari a 40,59 milioni di euro. Per Antonio Vigni si parla di una buonuscita di 15 milioni di euro, che farebbe impallidire gli 8,7 milioni presi da Luca di Montezemolo in Fiat, i 5,59 di Marco Tronchetti Provera, i 4 di Scaroni e Guarguaglini. Ma lo sapremo, appunto, alla pubblicazione dei bilanci. Ma ci saranno solo nel giugno 2013, troppo tardi per fare qualcosa. L’opposizione dovrebbe essere capace di costringere il sindaco a trattare l’argomento. La società sarà pure trattata in borsa, ma l’etica appartiene alla cittadinanza e non si può zittire.