Non esiste più un referente cittadino con prestigio e potere reale a cui debbano rendere conto
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Con ironia si potrebbe dire che i mercati hanno brindato alla salute del dimissionario sindaco di Siena, premiando il titolo MPS con un incoraggiante +5,55% a euro 0,2302. O al fatto che si sta materializzando la contendibilità dell’istituto bancario senese dopo i 16 anni di borsa dominati dal socio dalla maggioranza assoluta che ha fatto e disfatto a piacimento, fino a portare tutti sull’orlo del baratro. Invece si tratta di una ripresa di tutti gli indici, soprattutto bancari, dovuta a una serie di notizie positive e alle manovre in atto per fare ingoiare alla riottosa Merkel la novità degli Eurobond. Tutto grazie all’inedito asse franco-italo-americano – nato subito dopo la vittoria di Hollande nella corsa all’Eliseo – che ha aperto margini di movimento a Mario Monti e Barack Obama.
E in quanto alla normalizzazione borsistica di Rocca Salimbeni, gli assetti proprietari saranno tutti da definire anche in relazione all’andamento del 2012, alla rinnovata capacità di generare reddito liberatisi dalle pastoie della mancanza di liquidità, a come sarà chiuso il prestito forzoso con lo Stato di 1,9 miliardi chiamato tristemente Tremonti bond. Una partita, quella della guida della banca, che non sarà certamente determinata dalla volontà dell’attuale azionista di maggioranza, la Fondazione MPS, che pur avendo in mano formalmente oltre il 36% delle azioni, non ha capacità economica e negoziale per imporre una qualsiasi sua volontà al tandem Profumo-Viola. I quali, senza colpo ferire, si sono ormai integralmente appropriati del Monte e stanno recidendo con calma e maestria tutti i doppi legami città-banca che esistevano e che sono definitivamente già distrutti. Un anno poi di interregno assoluto, senza un sindaco alla guida del Comune e con un presidente di Fondazione in scadenza nel 2013 e necessariamente prudente, rende più facile il compito dei due “forestieri”. In questo si può dire che il compito con cui Ceccuzzi sarebbe stato inviato a Siena nel 2011 dal Pd nazionale ha avuto successo pieno: la banca non sarà più dei senesi e un capro espiatorio nella fazione ex-Margherita è stato faticosamente e capziosamente trovato.
Silvia Aloisi per Reuters ha ricostruito la storia dei Fresh “fabbricati” per realizzare l’acquisizione di Antonveneta. L’accusa rivolta dai magistrati al gruppo dirigente di MPS nel 2007 – per come emergerebbe dalle carte – sarebbe quella di aver trasformato contabilmente, nelle dichiarazioni rese a Banca d’Italia, un debito in capitale. Al punto di rendere formalmente possibile un’operazione che altrimenti non si sarebbe potuta realizzare, visti i paletti di solidità finanziaria cui Rocca Salimbeni doveva ottemperare. Non si può che meravigliarsi della assoluta aleatorietà dei meccanismi di controllo delle autorità verso le banche, se MPS, oltre che a fine 2007, ha superato altri check-up fatti da Bankitalia e organismi europei sia in occasione dell’aumento di capitale di luglio 2011, sia nei successivi stress test (che peraltro avevamo a suo tempo già contestato e bollato come fasulli, e poi se ne è vista la dimostrazione, ndr). E adesso che la Magistratura si è messa ad indagare, il solco che separa il nuovo dal vecchio, il “Tandem” dal trio Mussari-Mancini-Ceccuzzi, si è fatto un fossato più largo dell’Arbia a Casetta.