Scaramelli (PD) parla dell'aggregazione tra Regioni
SIENA. In una fase di discussione politica, occorre guardarsi dai pericoli ma saper riconoscere le opportunità. Credo che l’ipotesi di riduzione del numero delle Regioni sia un’opportunità interessante e capace di ridisegnare, con prospettiva lungimirante, il futuro dell’Italia ma, in questo contesto, il futuro della Toscana e delle terre di Siena non può essere legato all’Emilia Romagna, bensì ad altre realtà con le quali il nostro territorio, pur nelle diversità dei mille campanili, ha un rapporto più vicino e affine per storia, identità, tradizioni e contesti economici. Sono l’Umbria e le Marche i territori che, con la Toscana, potrebbero creare un asse centrale capace di dare vita e sostenere lo sviluppo di area vasta dell’Italia Centrale. In questa “macro regione” le nostre terre potrebbero svolgere un ruolo strategico di cerniera e di collegamento tra culture omogenee, mettendo a segno una buona, e proficua, integrazione.
Ecco che se la discussione politica resta sul piano dell’aggregazione tra Regioni sostengo con convinzione quella della Toscana con Umbria e Marche ma, al di là della mera aggregazione, vorrei che nella storia e nella cultura di questi territori si andasse a cercare la vera risposta all’integrazione, anche seguendo una chiave di lettura importante per l’economia del territorio come quella turistica. Queste terre, non dimentichiamolo mai, sono oggi senz’altro diverse da quelle degli anni ’70, ma sono anche figlie di un glorioso passato che per molti secoli le ha viste unite sotto il nome di Etruria, un’antica regione dell’Italia centrale che, pur avendo confini geografici ben diversi da quelli attuali, ha costituito un unicum tra le regioni d’Italia, affermandosi come la culla di un innovativo modello di sviluppo e di conoscenza, la civiltà etrusca. In questa prospettiva, se si potessero ridefinire i confini geografici, il sogno è la Grande Etruria, la cui estensione territoriale seguiva il corso del Tevere ad est, a nord quelli dei territori liguri lungo il fiume Magra e a sud l’inclusione dell’alta Tuscia, di Tarquinia, di Orvieto, ovvero di quei centri che, con altre importanti città etrusche, componevano la federazione dello stato Etrusco.
Se parliamo di unione delle Regioni sono per l’aggregazione della Toscana con l’Umbria e le Marche, ma se si potessero ridefinire i confini il sogno è tutto volto alla ricostruzione di una macro regione che ricalca la Dodecapoli Etrusca, tanto cara a Chiusi così come a tutte le città che la componevano. Le unioni e le aggregazioni non possono non prendere in considerazione quelle affinità, quella storia, quella cultura che, da sempre, contraddistinguono la Toscana e le sue più prossime realtà territoriali, con l’obiettivo di arricchire l’area, tutta, e offrire prospettive di sviluppo ai cittadini che qui vivono e lavorano.
Stefano Scaramelli