Molta confusione sotto il cielo, sulla terra e nella città del Palio
di Red
SIENA. La Fondazione Cassamarca possiede una fetta di Unicredit, la grande banca che ha messo in piazza quello che tutti gli operatori sapevano, cioè perdite su crediti per 10,6 miliardi, per cui non verranno versati dividendi e si procederà a un nuovo aumento di capitale. Così la Fondazione ha deciso il taglio del 20 per cento dei gettoni di presenza, stop alle erogazioni e la possibilità di fare cassa conferendo gli immobili ad un fondo immobiliare.
A Siena, invece, si attende. Il risultato della terza trimestrale ha dichiarato la diminuzione dell’utile del 15%, con tutto quello che comporterà sugli utili da distribuire nel prossimo anno, specie se l’ultimo periodo dell’anno dovesse confermare questo trend negativo. Il pagamento dei debiti della Fondazione Montepaschi è in grave pericolo. E Gabriello Mancini non ha niente da dire. Appena duecentotrentatrè giorni or sono affermava: “Come principali azionisti di Banca Monte dei Paschi di Siena non possiamo che esprimere la nostra soddisfazione per la decisione adottata dal Cda dell’istituto di credito senese di tornare a prevedere un dividendo a valere sul Bilancio 2010”. Certo se uno deve fare simili affermazioni, è meglio tacere. Tacere e attendere nelle buie e silenziose stanze. Ma attendere cosa?
Leggendo tra le righe si sta preparando la popolazione, secondo la tecnica collaudata della dissimulazione, a “sopportare” l’idea dell’aumento di capitale di banca MPS, instillandola goccia a goccia fino al limite della rassegnazione. Eppure Cassamarca si sogna di avere nei confronti di Unicredit lo stesso potere di controllo che Palazzo Sansedoni ha nei confronti del Monte. Avremmo bisogno di un presidente decisionista che indichi la strada futura, che spieghi a tutti che è meglio il 30% di qualcosa che il 50,1% di nulla, che Berlusconi controlla Mediaset col 40%, che gli Agnelli controllano Fiat con ancora meno quote; che abbia ben chiaro chi e come deve intervenire a Rocca Salimbeni. Perché la crisi di liquidità del Monte è evidentissima non solo agli operatori di borsa, ma ai cittadini che incontrano tanti tranelli burocratici quotidiani per fare transazioni di denaro come accendere un mutuo o prelevare somme di contanti di una certa quantità. Addirittura analisti indipendenti e La Repubblica vanno scrivendo che la banca sta praticando una nuova forma di intermediazione legale, ma insolita.
Si propone a clienti che detengono titoli di stato una commissione per “prestarli” al Monte. Che a sua volta ha confermato di utilizzarli per rispondere alle esigenze della speculazione internazione, che ha bisogno di questi titoli per fare vendite allo scoperto. Cioè far male all’Italia. Un certo livello di masochismo non guasta, nemmeno a Siena. Ma la notizia conferma che lassù, in tutti i centri del potere senese, non sanno che fare. Perché dovrebbero una volta per tutte ammettere il fallimento di una generazione della casta politica locale e fare definitivamente le valigie. Col problema della successione, perché non saranno un possibile Arpe o un probabile Bini Smaghi a difendere la tanto blandita e vituperata “senesità del Monte”. Infatti c’è in giro molta invidia verso Banca Intesa, che deve sostituire Corrado Passera passato nella squadra del governo.
Se avessero promosso Mussari a ministro forse a Siena si apriva uno spiraglio per una successione alla presidenza che avrebbe arriso alla Banca senese; soprattutto perchè avrebbe garantito, in questo delicatissimo frangente, un presidente più presente al suo posto di comando.
Presidente che oggi sarà (eufemisticamente) vicino, perché impegnato a Firenze in un seminario che si vorrebbe interrogare su come si è arrivati a questa situazione… Poi volerà a Bruxelles a discutere con l’Eba per i criteri con cui ha lasciato massacrare le banche italiane senza colpo ferire, poi andrà a Roma a propagandare il BTp-day, così ricaverà altri titoli da passare alla speculazione. Certo che Siena è sempre nei suoi pensieri, ma nel fine settimana.
Il titolo MPS, nel giovedì della fiducia al governo Monti votata dal Senato, è scivolato ancor più giù del -1,60% a euro 0,283. Lo spread con il Bund si è fermato, in una giornata difficilissima, intorno a 500 punti: la speculazione vuole fare il pieno di interessi. Il differenziale dei bond spagnoli e francesi sta salendo a ritmi vertiginosi – evidenza dell’aumento del contagio – come ci si aspettava. Speriamo che l’azione di Monti ottenga un risultato efficace prima dell’attacco diretto alla Germania prima e agli USA dopo: il debito pubblico americano appare in questi giorni fuori controllo e le banche americane dovranno mettere in dubbio i loro residui di titoli tossici del 2008, oltre alle varie esposizioni nel vecchio continente. L’Eba darà il suo giudizio nei prossimi giorni sui dati che 70 banche europee sono state invitate a mandargli, compreso il Monte, per cui sapremo quanto capitale in più ci verrà “consigliato”: la festa sta per finire.
Il giudizio doveva arrivare oggi, ma una fonte vicina al dossier si è premurata di far sapere che il weekend dei banchieri era salvo: MPS (come gli altri) verrà a sapere quale buffer aggiuntivo dovrà avere per arrivare al 9% di core Tier 1 dopo aver calcolato al mark to market il portafoglio dei titoli di Stato.