Da uno studio emerge che 350 mila euro di potenziale imposta di soggiorno resta fuori dalla casse comunali
Solo il 16 per cento degli alloggi di Siena città proposti su Airbnb è censito negli elenchi ufficiali delle strutture ricettive. E 350 mila euro di potenziale imposta di soggiorno resta fuori dalla casse comunali. E’ quanto risulta dalla ricerca condotta dal Centro Studi Turistici di Firenze per Confesercenti e presentata oggi a Siena durante l’iniziativa “Siena: ricettività senza regole?”. Lo studio ha calcolato in 187mila le presenze annuali generate nel capoluogo senese dalle strutture non ufficiali tramite Airbnb, il più emergente dei portali di commercializzazione ricettiva: ad una tariffa media di 36 euro a persona per notte, ne consegue un giro d’affari pari a più di 6,7 milioni di euro. Stimando che l’80 per cento delle presenze siano soggette all’imposta di soggiorno (1,5 euro a presenza nella bassa stagione e 2,5 nell’alta) si determina un mancato gettito da 350 mila euro.
VALORI SOTTOSTIMATI. La ricerca del CST è stata condotta lo scorso mese di settembre, osservando sul web 1.200 annunci totali pubblicati sui 4 principali portali e riferiti all’area urbana di Siena. Airbnb, in particolare, ne mette in vetrina 605: 385 per alloggio intero, 217 per stanza privata, 3 per stanza condivisa. Iprezzi per notte oscillano da 25 fino a quasi 4mila euro, e 168 di questi annunci (il 27 per cento) arrivano da “host” presenti anche con altre disponibilità sullo stesso portale. Oltre ai 2231 posti letto risultati su Airbnb (di cui solo 335 relativi a strutture ricettive censite negli elenchi ufficiali) sono stati quindi osservati anche quelli disponibili su Homeaway, Booking.com e Expedia. In questi casi la porzione d’offerta che conduce a strutture non ufficiali e più contenuta e costituita presumibilmente da alloggi presenti anche su Airbnb; è probabile tuttavia che le opzioni di alloggio che non arrivano da alberghi, affittacamere, b&b, camping siano anche più numerose di quello che la ricerca è riuscita a stimare.
LE OSSERVAZIONI. La ricerca è stata presentata oggi nell’auditorium Confesercenti Siena da Alessandro Tortelli, Direttore del Centro Studi Sturistici, precedendo gli interventi aperti da Gianni Masoni (Responsabile Turismo Confesercenti Toscana) e conclusi da Marco Masignani (Presidente Asshotel Siena): “esiste una sostanziale disparità tra le strutture ufficiali chiamate a pagare tasse pesanti ed a rispettare leggi, adempimenti, vincoli, e chi gestisce appartamenti esercitando di fatto un’attività di impresa per il solo fatto che lo facciano in maniera continuativa e tramite intermediari e visibilità telematica” ha affermato Masignani, presentando un ‘decalogo’ di dieci proposte operative per favorire una presenza ad armi pari sul mercato turistico tra strutture ricettive dichiarate ed alloggi ‘paralleli’. “Per verificare posizione fiscale dei soggetti presi in esame basterebbe acquisire le fatture provvigionali mensili a carico degli stessi emesse dagli intermediari, incrociandoli con le relative dichiarazioni dei redditi depositate dagli stessi. Siamo ben disposti ad approfondire in modo costruttivo l’argomento con qualsiasi interlocutore”.
Le slides di presentazione della ricerca sono consultabili sul sito www.confesercenti.siena.it.