Tedeschi e francesi a confronto sugli aiuti salvabanche nel weekend
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di Red
SIENA. In inglese Fitch è il pennello da “rifinitura”. Esattamente quella che mancava nel grande quadro della crisi economica italiana, la “pennellata di fino” della terza agenzia di rating per l’ovvio downgrade odierno. Fitch Ratings ha declassato da AA- ad A+ il merito di credito dell’Italia sul debito a lungo termine, con outlook negativo. Nessuno si è strappato i capelli, anzi, tutti a chiedersi “dov’è la notizia?”, visto che in termini di spread e valori borsistici le conseguenze sono state già scontate da tempo. Infatti la seduta di Piazza Affari ha chiuso con un altro segno positivo, +1,29%. I bancari sono stati contrastati e, tra i tanti più, MPS ha chiuso con -2% a euro 0,411, che corrisponde al valore attuale che danno gli analisti al titolo senese. Fitch si è prodigata a spiegare che il Belpaese sconta la “tardiva risposta del governo italiano all’accentuarsi della crisi del debito”, per cui sono necessari “ulteriori sforzi” e “riforme strutturali”. Quello che sappiamo tutti, tranne la nostra classe dirigente politica: lo ha perfino detto il presidente Abi Giuseppe Mussari, secondo cui il taglio del rating deve essere di stimolo per attuare al più presto “le misure per la crescita” chieste nel giudizio sul declassamento. “Nella sostanza, il downgrade non mette oggettivamente in discussione la solidità del debito italiano”, ha continuato il presidente di MPS, rilevando come le proposte contenute nel manifesto della Confindustria traccino “una traiettoria sostenibile della crescita e sono una risposta proprio a quanto ci chiede Moody’s (e per conseguenza Fitch, ndr)”. E che sulla quotazione di Rocca Salimbeni pesi molto l’incapacità strutturale del governo nazionale è cosa acclarata.
Come nel dibattito che si sta svolgendo in città a Siena, con l’assenza e il silenzio dei responsabili di Comune e Fondazione, è palese a tutti quale sia la “madre di tutti gli errori”: l’acquisizione di Antonveneta per un prezzo quadruplo al suo reale valore. A cui vorremmo aggiungere la sconsiderata propensione a far firmare obbligazioni della banca alla clientela oltre i parametri della buona amministrazione, visto che il rischio paese non ci mette in salvo da situazioni allo sportello come si è visto in Belgio in questi giorni.
In cerca di quattrini veri, il governo della Gran Bretagna ha firmato un accordo con quello della Svizzera, con cui Berna raccoglierà le tasse dai cittadini britannici che hanno depositi nascosti nei forzieri delle banche svizzere. E se provano a portarli via… li bloccano subito. Il governo italiano fa il pesce in barile, per cui un accordo simile arriverà solo quando i correntisti cifrati italiani avranno portato i loro soldi da altra parte. E’ più facile spennare chi è rimasto in Italia.
“Più capitale nelle banche!”. Con questa parola d’ordine filtrata dall’entourage dei due governi, si annuncia che nel week end la Merkel e Sarkozy si incontreranno per definire l’iter progressivo degli aiuti agli istituti bancari: 1) aumento di capitale con fondi propri, 2) aumento di capitale con fondi di privati, 3) extrema ratio, iniezione di fondi pubblici. Si conferma indirettamente che la situazione finanziaria delle banche francesi e tedesche è a un passo dal fallimento, e infatti le agenzie di rating fanno finta di niente. La fonte francese ci tiene a sottolineare che “le banche francesi raggiungeranno il Core Tier 1 al 9% nel 2013”, quando MPS già oggi è almeno al 9,5% e questo dà la misura dell’influenza negativa della politica italiana sulla finanza. Nelle stanze di Palazzo Sansedoni, il silente presidente Gabriello Mancini gongola, facendo il tifo che si arrivi rapidamente, per la Fondazione MPS, alla terza opzione. Salvandosi in corner e mantenendo intatto il potere: così che la banca di tutti i senesi possa essere ancora governata dai soliti pochi. Tanto a soffrire saranno solo le mancate erogazioni.