Solo Frattini ammette di non averci capito granchè. News dall'Austria
di Red
SIENA. Belgio, Francia, Lussemburgo e Germania non potevano far aprire meglio la nuova settimana di borsa. Per una volta possiamo dire che la politica ha fatto la sua parte. I primi tre hanno trovato rapidamente un accordo sullo smantellamento di Dexia, palesando una buona conoscenza dei problemi della banca. Non sarà semplice, ma è un buon puntello alla crisi europea e salva i clienti/risparmiatori. Rimangono due grossi punti interrogativi. 1) Dexia qualche mese fa aveva superato gli stress test dell’Eba: si è trattato quindi di una rapida infezione o di test non attendibili? 2) L’istituto franco-belga ha il 70% della banca italiana Crediop, che ha una funzione delicata nel nostro paese, visto che è “il punto di riferimento in Italia per gli Enti e le Amministrazioni locali e territoriali e per le più importanti aziende di servizi pubblici”, come si descrive l’istituto sul proprio sito internet. Non si è percepita alcuna partecipazione di governo e istituzioni finanziarie nazionali agli avvenimenti che nel giro di pochissimi giorni hanno modificato un pezzo importante dello scacchiere borsistico europeo: perché? L’amministratore Mario Sarcinelli, ex direttore di Banca d’Italia , è stato lasciato solo a rassicurare enti locali e municipalizzate. Silenzio da parte del presidente del consiglio e Tremonti, forse distolti da cose più importanti. Per loro, e non sono certo gli enti locali al centro dell’attenzione del governo.
Addirittura, invece di agire, oggi il ministro degli Esteri Frattini (nella foto) si è scagliato contro il “summit” franco-tedesco, denunciando sia un “asse” fra i due paesi che vorrebbero imporre agli altri la loro soluzione dei problemi sia la poca chiarezza di obiettivi dell’incontro: “Francamente di tutto l’incontro di ieri non siamo riusciti a comprendere quale sia stato il succo: non c’era un’agenda dichiarata, ma non sappiamo neanche se c’era un’agenda sostanziale». Barack Obama, esprimendo il “pieno sostegno alla strategia definita da Francia e Germania per giungere a una soluzione globale che consenta di ripristinare la stabilità finanziaria della zona euro”, sembra aver visto da Washington un altro film. Ieri sera, invece, la conferenza stampa di Sarkozy e Merkel è stata un piccolo capolavoro di diplomazia. Hanno spiegato di avere delle idee, ma di volerle sottoporre al vaglio delle altre nazioni della Ue (che si riuniranno il 23 ottobre), prima di presentarle al G20 di Cannes, e hanno lasciato trapelare un grosso intervento degli stati nazionali per salvare le banche. Niente diktat dei due paesi più forti agli altri, Spagna e Italia compresi. Nessuna ammissione circa la tenuta del sistema bancario di casa propria, scosso evidentemente dal probabile default greco al punto da richiedere interventi pesanti. Solo rassicurazioni per operatori di borsa e clienti delle filiali – perché evitino quelle fughe di capitali che sarebbero catastrofiche – che alla fine le banche del vecchio continente saranno sostenute e ricapitalizzate.
Così Piazza Affari ha brindato stasera al +3,67% con cui si sono concluse le contrattazioni. Anche oggi ha brillato il comparto bancario, ma MPS ha beneficiato di un +0,71% a euro 0,414. Ben lontano dal +5,72% realizzato da Banca Intesa, e anni luce dal +12,21% di Unicredit, che ha fatto il botto. E questo nonostante voci sempre più alte e insistenti affermino che dopo il G20 a Cannes del 4/5 novembre prossimi, nell’ambito del Financial Stability Board presieduto da Mario Draghi, arriverà una “pressante” raccomandazione a fare l’aumento di capitale, con sommo scorno delle Fondazioni che perderanno ulteriormente importanza nel delineare i destini della banca, se non risultarne addirittura escluse. Cose dell’altro mondo che ci è stato assicurato che a Siena non accadranno mai. Mai e poi mai.
Certamente la performance della borsa è stata conseguenza positiva proprio del così bistrattato “summit”: Frattini poteva aspettare il tardo pomeriggio, prima di pontificare a vuoto. Con questo autogol mediatico il ministro ha relegato la politica italiana ai margini dell’Europa, e ha lasciato l’impressione che, se l’Italia uscirà dalla crisi, sarà solo merito altrui. Avrebbe avuto anche un altro atteggiamento se avesse parlato dopo aver appreso che Standard & Poor’s, in seguito al salvataggio Dexia, oggi ha deciso di lasciare invariato i rating di Francia e Belgio, che sono molto migliori di quello italiano (che soffre anche la poca credibilità dei suoi governanti e lo ha detto, tra il serio e il faceto, lo stesso Tremonti rispondendo a una domanda sullo spread spagnolo).
Nel pomeriggio, quando meno te lo aspetti, il pericolo di fallimento di una banca arriva dall’Austria, paese con tripla A. La notizia è che Erste Bank, primo istituto di credito di Vienna, ha annunciato che chiuderà il bilancio 2011 con perdite fra i 700 e 800 milioni di euro, a causa della svalutazione degli asset che fanno riferimento non alla Grecia, stavolta, ma ai paesi dell’Europa dell’Est – Ungheria e Romania in primis – dovuti alla svalutazione e alle perdite sui derivati. Erste Group Bank AG aveva già ricevuto aiuti di stato nel 2008 per 1,2 miliardi di euro: solo oggi ha perduto alla WienerBorse il 9,18%, accumulando da luglio a oggi il crollo del 50% del valore. Ma l’euforica borsa di New York, in serata, non sembra accorgersi dei problemi austriaci e vola con quasi il 3% di rialzo, letteralmente trascinata dalle performances europee di inizio settimana.