SIENA. Un partito aperto, popolare, unito, ma soprattutto più combattivo nel ruolo di opposizione e più credibile come alternativa al governo della destra. Sono questi, in sintesi, alcuni dei concetti contenuti all’interno del documento approvato ieri, giovedì 20 agosto, dal coordinamento provinciale di Siena a sostegno della candidatura di Pierluigi Bersani a segretario nazionale del Pd. Il coordinamento, guidato da Jacopo Armini sta registrando un notevole successo di adesioni e anche un vivace dibattito politico al suo interno.
La crisi e gli obiettivi della fase congressuale
“Il nostro Paese – si legge nel documento – sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia sul fronte del lavoro, della produttività, tanto che la tenuta della coesione sociale è in discussione. Serve un punto di riferimento che rimetta in circolo la fiducia tra i cittadini e le istituzioni, ridando all’Italia quella voglia di futuro indispensabile per il cambiamento. Le elezioni europee hanno confermato che l’intuizione del Pd di innovarsi, e di dare vita ad una nuova forza del riformismo è un esigenza non più rinviabile. ‘Dare un senso a questa storia’ è l’impegno anche dei democratici senesi per rilanciare il progetto del Pd. Serve un Congresso nel quale non ci si limiti alla misurazione dei rapporti di forza interni, ma si abbia la capacità di parlare alla società italiana, che continua a guardare a noi con interesse e speranza, proponendo un’altra idea del paese, un programma, un leader e un gruppo dirigente affidabile in grado di attuarla.
Il Pd e la provincia di Siena
“Anche nella nostra provincia – si legge nel documento – dobbiamo partire dal radicamento territoriale per costruire un partito che sappia recuperare l’entusiasmo e la passione degli elettori delle primarie, dei talenti che provengono dai territori, da quel patrimonio di gruppo dirigente diffuso che ha fatto sempre del ‘buon governo’ il tratto distintivo della propria azione politica e dello ‘spirito di servizio’ l’elemento caratterizzante del proprio impegno personale. Vogliamo un Pd che faccia dei circoli la base della discussione e li trasformi in palestre per la formazione e la selezione della classe dirigente, scegliendo per merito e non per vecchie appartenenze”.
Un partito popolare vicino ai lavoratori
“Il Pd che vogliamo – continua il testo – deve guardare al patrimonio che proviene dal mondo dei lavori, alle capacità dei professionisti e degli imprenditori, per rinnovare l'insediamento di impresa nei territori, per promuoverne la competitività e la crescita; un partito che sviluppi riferimenti culturali in grado di dare risposte alle domande più profonde della società e che sappia tornare a parlare ai ceti popolari”.
Merito, capacità e rappresentatività i criteri per costituire la classe dirigente
“Ad ogni iscritto – continua il documento – dovrà essere assicurata la possibilità di esprimersi sempre e nelle decisioni più rilevanti, a partire dalla scelta degli organismi dirigenti e nell’elezione del segretario nazionale. Rinnovare i propri gruppi dirigenti significa premiare la passione e l’impegno diffuso di uomini e donne nella politica, riconoscendo il merito e il talento senza più automatismi o percorsi preconfezionati. Il riconoscimento della forza e della centralità del partito, in un quadro normativo che ha prodotto una grande personalizzazione, è la migliore garanzia per la crescita di una classe dirigente nuova e plurale, oltre che per la qualità ed il rafforzamento della democrazia”.
La crisi e gli obiettivi della fase congressuale
“Il nostro Paese – si legge nel documento – sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia sul fronte del lavoro, della produttività, tanto che la tenuta della coesione sociale è in discussione. Serve un punto di riferimento che rimetta in circolo la fiducia tra i cittadini e le istituzioni, ridando all’Italia quella voglia di futuro indispensabile per il cambiamento. Le elezioni europee hanno confermato che l’intuizione del Pd di innovarsi, e di dare vita ad una nuova forza del riformismo è un esigenza non più rinviabile. ‘Dare un senso a questa storia’ è l’impegno anche dei democratici senesi per rilanciare il progetto del Pd. Serve un Congresso nel quale non ci si limiti alla misurazione dei rapporti di forza interni, ma si abbia la capacità di parlare alla società italiana, che continua a guardare a noi con interesse e speranza, proponendo un’altra idea del paese, un programma, un leader e un gruppo dirigente affidabile in grado di attuarla.
Il Pd e la provincia di Siena
“Anche nella nostra provincia – si legge nel documento – dobbiamo partire dal radicamento territoriale per costruire un partito che sappia recuperare l’entusiasmo e la passione degli elettori delle primarie, dei talenti che provengono dai territori, da quel patrimonio di gruppo dirigente diffuso che ha fatto sempre del ‘buon governo’ il tratto distintivo della propria azione politica e dello ‘spirito di servizio’ l’elemento caratterizzante del proprio impegno personale. Vogliamo un Pd che faccia dei circoli la base della discussione e li trasformi in palestre per la formazione e la selezione della classe dirigente, scegliendo per merito e non per vecchie appartenenze”.
Un partito popolare vicino ai lavoratori
“Il Pd che vogliamo – continua il testo – deve guardare al patrimonio che proviene dal mondo dei lavori, alle capacità dei professionisti e degli imprenditori, per rinnovare l'insediamento di impresa nei territori, per promuoverne la competitività e la crescita; un partito che sviluppi riferimenti culturali in grado di dare risposte alle domande più profonde della società e che sappia tornare a parlare ai ceti popolari”.
Merito, capacità e rappresentatività i criteri per costituire la classe dirigente
“Ad ogni iscritto – continua il documento – dovrà essere assicurata la possibilità di esprimersi sempre e nelle decisioni più rilevanti, a partire dalla scelta degli organismi dirigenti e nell’elezione del segretario nazionale. Rinnovare i propri gruppi dirigenti significa premiare la passione e l’impegno diffuso di uomini e donne nella politica, riconoscendo il merito e il talento senza più automatismi o percorsi preconfezionati. Il riconoscimento della forza e della centralità del partito, in un quadro normativo che ha prodotto una grande personalizzazione, è la migliore garanzia per la crescita di una classe dirigente nuova e plurale, oltre che per la qualità ed il rafforzamento della democrazia”.