La diade destra/sinistra oggi
di Mauro Aurigi
SIENA. Per riallacciarsi a quanto già detto (vedi qui) bisogna preventivamente intenderci sul significato della diade destra/sinistra, largamente utilizzata nella dialettica politica attuale. C’è chi addirittura approfitta del valore positivo talvolta insito nel termine destra, e di quello negativo che invece può essere attribuito al termine sinistra, per confermare, in mancanza di buoni argomenti, la giustezza delle proprie convinzioni ideologiche. Ma niente di più sbagliato.
Pare invece ormai accertato che i due termini, nella loro accezione politica, si siano determinati a partire dalla fine del Settecento per il semplice fatto che nell’Assemblea rivoluzionaria francese i repubblicani più radicali sedessero a sinistra e quelli più moderati sedessero a destra.
Comunque oggi, secondo quell’originaria distinzione, a destra sta l’assolutismo regio, l’impero, la tirannia, l’autocrazia, il centralismo statale, la volontà che scende dall’alto, i governati controllati dai governanti, il governo forte con i deboli e debole con i forti, la sfiducia verso l’autogoverno popolare e quindi il convincimento che solo il potere saldamente nelle mani di pochi (o di uno solo) possa garantire la serena esistenza del popolo. In sintesi: a destra sta la società organizzata verticalmente.
A sinistra invece sta la repubblica, la democrazia, l’autogoverno locale, la volontà che sale dal basso, i governanti controllati dai governati (quindi i cittadini, comunque abbiano votato, tutti all’opposizione rispetto al governo), il governo forte coi forti e debole coi deboli, il governo dei molti (o di tutti: quod omnes tangit ab omnibus adprobari debet, ossia ciò che riguarda tutti da tutti deve essere approvato) e quindi l’ottimismo verso la capacità del popolo di autogovernarsi. In sintesi: a sinistra sta la società organizzata orizzontalmente.
Per cui, schematizzando, si può dire che quanto più una situazione è democratica e repubblicana, quanto più il potere è decentrato e diffuso e la volontà sale dal basso, quanti più sono quelli che governano, tanto più quella è una situazione di sinistra; viceversa per la destra. Poiché non esiste altra distinzione logica tra destra e sinistra che questa, se ci si riflette si capisce che nell’Italia odierna c’è una sinistra ufficiale, ma una sinistra reale non c’è (forse non c’è mai stata) e molti che si considerano di sinistra in realtà sono di destra (e magari viceversa).
Per capire quanto pericolosamente vasta sia ancora oggi la confusione a proposito della diade “destra/sinistra”, basti pensare che il regime bolscevico (sedicente “comunista”) dell’Unione Sovietica (1922-1991) è stato considerato, storicamente, la più alta e perniciosa espressione della sinistra a livello mondiale, mentre invece in niente si distinse dal regime nazifascista (1920-1945), ossia da quella che storicamente è stata la massima perniciosa espressione a livello mondiale della destra. Unica differenza tra i due regimi – neanche a farlo apposta! – fu che i bolscevichi si dichiarassero antinazisti e i nazifascisti si dichiarassero antibolscevichi. Insomma ambedue i regimi furono parimenti responsabili del bagno di sangue più spaventoso della storia dell’umanità.
(…segue….)