Il rilancio di Banca e Fondazione inciderà positivamente sul futuro della Città?
di Red
SIENA. Mancano due giorni al CdA di banca Monte dei Paschi di Siena che dovrà fissare le caratteristiche dell’aumento di capitale da 5 miliardi e definire la tempistica dell’operazione: mercoledì si attende l’ok del prospetto Consob e dal 9 giugno si dovrebbe partire. L’interesse è abbastanza sotto traccia ma secondo MF ci sarebbe movimento da parte dei fondi americani alla caccia di buone opportunità. Si parla oggi di Beauport Financial, un fondo molto attivo nella gestione dei crediti problematici. Il quotidiano finanziario pensa anche a un ritorno di fiamma di BlackRock, che nelle scorse settimane si era reso protagonista di un lucroso mordi e fuggi, arrivando ad essere accreditato del 3,23% del capitale della banca toscana, ma poi ritornando velocemente sotto il 2%.
Qualche giorno fa Alessandro Profumo aveva detto, a proposito dell’aumento, che oltre a consentire la restituzione dei Monti bond e l’avanzamento nel piano di ristrutturazione, esso permetterà a MPS di cogliere “tutte le opportunità derivanti da una possibile ripresa delle condizioni macro-economiche e dell’attività bancaria”. Profumo, bontà sua, è sempre convinto che il Monte “manterrà la senesità”, il solito mantra che ripete a ogni piè sospinto anche se nessuno ci crede né glielo domanda più. Cui prodest? Abbiamo cercato in tutte le fonti che hanno ripreso questa dichiarazione se fosse seguita da una spiegazione. E come sempre ci manca il perché una banca regalata agli investitori stranieri possa mantenere la sua peculiarità territoriale, quando poi saranno altri a disegnare il futuro di Rocca Salimbeni e non il manager genovese che, dopo la conclusione dell’aumento, si ritroverà come padroni soggetti che non lo hanno scelto e, compiuta la missione, lo lasceranno partire per nuove avventure professionali.
La Fondazione. Come Parlangeli se ne andò per motivi personali, anche la signora Mansi ha fatto lo stesso. Sottotraccia non sarà così, anche l’imprenditrice di Scarlino potrebbe avere il suo bel tornaconto a mantenersi riservata. Qualcuno, a Siena si straccia le vesti perché sarà difficile ritrovare una persona che non si può negare abbia fatto il meglio che si poteva nella situazione in cui Palazzo Sansedoni si era cacciato. Ma la conclusione di questo mandato l’aveva scritta Mancini quando fu lasciato colpevolmente al suo posto a riscrivere lo statuto, come se i problemi fossero nati lì e non nell’incapacità di chi lo aveva messo in quel ruolo dove il ragioniere di San Gimignano si è svelato inadeguato. E lo statuto manciniano decreta un interregno di un solo anno. Sarà un incarico per qualcuno dei poltronisti politici locali, utile per mantenere voti e pagare le rate dei mutui in essere. Ritornerà in auge proprio la categoria che lo ha lasciato fare, mentre le persone che avevano il potere di scuotere l’opinione pubblica e costringere l’ex presidente ad andarsene guardavano altrove, se non palesemente soddisfatte di tenerlo a finire il compito e, magari, ad occultarne le responsabilità.
Ancora il 9 giugno sarà anche il giorno di presentazione del bilancio della Fondazione. Dopo le due maxisvalutazioni degli ultimi due anni (3,5 miliardi nel 2011 e 157 milioni nel 2012) sono da escludere altre rettifiche. Mancini ha trascinato sul fondo l’ente (patrimonio notevolmente assottigliatosi passando dai 5,4 miliardi del 2010 agli 1,33 miliardi del 2011 fino ai 673 milioni del 2012) ma Antonella Mansi inverte la tendenza. Segnali positivi sul patrimonio: le deputazioni avrebbero già autorizzato la riduzione del fondo stabilizzazione ed erogazioni di circa 60 milioni, che dovrebbero essere imputati proprio a patrimonio. Possibile, ma non certo ad oggi, il ritorno all’utile della Fondazione dopo il disavanzo di 193,7 milioni del 2012 e quello da 331,7 milioni registrato nell’anno precedente.