Cda della banca esautorato, Fondazione delegittimata, banca in mano di altri...
SIENA. Dalle Segreterie provinciali di DIRCREDITO, FABI, FIBA CISL, FISAC CGIL, UGL CREDITO, UILCA riceviamo e pubblichiamo.
“Se la discontinuità ultimamente tanto invocata non viene declinata con la ragione rischiamo di non capire cosa è accaduto in questo ultimo funesto anno per la città di Siena e soprattutto per la Banca.
La vicenda delle nomine del CDA della banca, ha consegnato in mano altrui i destini della stessa e dei suoi lavoratori (oltre 30.000, non due o tre!), cioè a soggetti che, prescindendo dalle loro capacità professionali, hanno un approccio che ci lascia quantomeno interdetti.
Uno dei primi atti del duo Profumo–Viola è infatti stato l’esautorazione totale del CDA, relegato ad un ruolo vuoto di poteri effettivi, senza deleghe, e senza avere neanche la possibilità di poter contare su una struttura tecnica di supporto. Gli effetti di questo sono la totale perdita di controllo da parte della città sulle strategie della banca, la sostanziale disdetta dei contratti di lavoro, un clima di relazioni sindacali “alla Marchionne” e piani di dismissione degli asset che ridurranno la banca a meno di una banca regionale, senza contare che tutta questa opera di dimagrimento non potrà colmare il gap EBA e quindi potrebbe essere foriero di un aumento di capitale che vedrà la Fondazione scomparire, con un cambio di proprietà che, avvenendo a cura dimagrante completata, troverà ciò che resta del gruppo come un piatto a buon mercato.
Viene da pensare che il processo di normalizzazione della secolare anomalia senese, tante volte rintuzzato dai predecessori, abbia questa volta trovato compiacenza o insipienza, se non addirittura avallo.
In questo quadro la delegittimazione di una Fondazione già debole, con le reiterate richieste di dimissioni del Presidente, rende il compito dei nuovi vertici aziendali privo di qualsiasi tipo di mediazione o ragionamento. In questo contesto riterremmo opportuno, che la Fondazione esercitasse in pieno il proprio ruolo di azionista di riferimento, almeno fino a quando gli viene consentito, per chiedere spiegazioni ai vertici della banca, sulle scelte che si stanno preparando. Le possibilità che – almeno da quanto si apprende dalla stampa – vengono ipotizzate ( CO.CO. Bonds – un aumento di capitale – … ) potrebbero di fatto cambiare radicalmente la maggioranza e di conseguenza il controllo sulla banca favorendo potenzialmente l’ingresso di nuovi soggetti lontani dalla cultura del territorio senese.
Questa è la questione fondamentale che, secondo noi, andrebbe affrontata in un momento in cui le scelte che verranno fatte dai vertici della Banca rischiano di avere delle ripercussioni sull’economia della città e delle ricadute (normative e salariali) molto pesanti sui lavoratori che sono in questo momento indispensabili per rilanciare la loro azienda. E questa è la domanda che le istituzioni tutte si dovrebbero porre perchè dovrebbero comprendere che oggi è in gioco non solo il futuro della Banca ma anche quello di tutti i suoi dipendenti e di tutto l’indotto.
In questo senso la discontinuità è riuscita perfettamente, PER LA PRIMA VOLTA LA BANCA E’ IN MANO ALTRUI, per la prima volta è messa in discussione l’indipendenza strategica fino ad ora difesa dagli appetiti politici romani traversali ( che hanno sempre visto
l’anomalia Siena con fastidio) fino a cercare di trascinarla dentro al marasma UNIPOL –BNL, sventato con fermezza grazie ad una politica unita e trasversale promossa dal sindacato MPS.
Siamo convinti, pertanto, che la Fondazione, unico soggetto politico deputato, debba, in questo momento così delicato, esercitare il suo ruolo con tutti i mezzi a sua disposizione. Se così sarà, come OO.SS. provinciali di Siena, non potremmo che appoggiare la sua iniziativa e la linea politica a difesa della Banca ed a garanzia del territorio di riferimento”.
“Se la discontinuità ultimamente tanto invocata non viene declinata con la ragione rischiamo di non capire cosa è accaduto in questo ultimo funesto anno per la città di Siena e soprattutto per la Banca.
La vicenda delle nomine del CDA della banca, ha consegnato in mano altrui i destini della stessa e dei suoi lavoratori (oltre 30.000, non due o tre!), cioè a soggetti che, prescindendo dalle loro capacità professionali, hanno un approccio che ci lascia quantomeno interdetti.
Uno dei primi atti del duo Profumo–Viola è infatti stato l’esautorazione totale del CDA, relegato ad un ruolo vuoto di poteri effettivi, senza deleghe, e senza avere neanche la possibilità di poter contare su una struttura tecnica di supporto. Gli effetti di questo sono la totale perdita di controllo da parte della città sulle strategie della banca, la sostanziale disdetta dei contratti di lavoro, un clima di relazioni sindacali “alla Marchionne” e piani di dismissione degli asset che ridurranno la banca a meno di una banca regionale, senza contare che tutta questa opera di dimagrimento non potrà colmare il gap EBA e quindi potrebbe essere foriero di un aumento di capitale che vedrà la Fondazione scomparire, con un cambio di proprietà che, avvenendo a cura dimagrante completata, troverà ciò che resta del gruppo come un piatto a buon mercato.
Viene da pensare che il processo di normalizzazione della secolare anomalia senese, tante volte rintuzzato dai predecessori, abbia questa volta trovato compiacenza o insipienza, se non addirittura avallo.
In questo quadro la delegittimazione di una Fondazione già debole, con le reiterate richieste di dimissioni del Presidente, rende il compito dei nuovi vertici aziendali privo di qualsiasi tipo di mediazione o ragionamento. In questo contesto riterremmo opportuno, che la Fondazione esercitasse in pieno il proprio ruolo di azionista di riferimento, almeno fino a quando gli viene consentito, per chiedere spiegazioni ai vertici della banca, sulle scelte che si stanno preparando. Le possibilità che – almeno da quanto si apprende dalla stampa – vengono ipotizzate ( CO.CO. Bonds – un aumento di capitale – … ) potrebbero di fatto cambiare radicalmente la maggioranza e di conseguenza il controllo sulla banca favorendo potenzialmente l’ingresso di nuovi soggetti lontani dalla cultura del territorio senese.
Questa è la questione fondamentale che, secondo noi, andrebbe affrontata in un momento in cui le scelte che verranno fatte dai vertici della Banca rischiano di avere delle ripercussioni sull’economia della città e delle ricadute (normative e salariali) molto pesanti sui lavoratori che sono in questo momento indispensabili per rilanciare la loro azienda. E questa è la domanda che le istituzioni tutte si dovrebbero porre perchè dovrebbero comprendere che oggi è in gioco non solo il futuro della Banca ma anche quello di tutti i suoi dipendenti e di tutto l’indotto.
In questo senso la discontinuità è riuscita perfettamente, PER LA PRIMA VOLTA LA BANCA E’ IN MANO ALTRUI, per la prima volta è messa in discussione l’indipendenza strategica fino ad ora difesa dagli appetiti politici romani traversali ( che hanno sempre visto
l’anomalia Siena con fastidio) fino a cercare di trascinarla dentro al marasma UNIPOL –BNL, sventato con fermezza grazie ad una politica unita e trasversale promossa dal sindacato MPS.
Siamo convinti, pertanto, che la Fondazione, unico soggetto politico deputato, debba, in questo momento così delicato, esercitare il suo ruolo con tutti i mezzi a sua disposizione. Se così sarà, come OO.SS. provinciali di Siena, non potremmo che appoggiare la sua iniziativa e la linea politica a difesa della Banca ed a garanzia del territorio di riferimento”.