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“I rifiuti diminuiscono, le tariffe aumentano. Si tassano anche le scale”

La posizione di Rete Imprese Italia Siena sulla Ta.Ri.

6 maggio 2015 rete imprese piccolaSIENA. “Immediata diminuzione del costo del servizio dei rifiuti, semplificazione nei regolamenti, confronto con gli operatori. Sono le richieste di Rete Imprese per l’Italia Siena sul tema Ta.ri. E insieme la Rete presenta ben tredici proposte concrete”.

Ha preso il via da qui la conferenza tampa di Rete Imprese per l’Italia Siena, che si è svolta questa mattina 6 maggio, in cui la rete di associazioni ha illustrato la propria posizione sulla Ta.Ri, tassa sui rifiuti. Presenti Daniele Pracchia, direttore Confcommercio Siena, Alessandro Brilli, direttore Cna Siena, Mario Cerri, presidente Confartigianato Siena, Gabriele Carapelli, direttore Confartigianato Siena.

“C’è una selva di regolamenti Ta.ri diversissimi anche tra comuni confinanti. Ed è inconcepibile – ha detto Daniele Pracchia, direttore Confcommercio Siena e direttore Rete Imprese per l’Italia Siena – Così come è inconcepibile che non si possa aprire un confronto sulle tariffe, sui sistemi di agevolazione, su costi di gestione dei rifiuti in continuo aumento, sui Regolamenti. Allo stesso tempo è inconcepibile – ha fatto notare – che sia sia chiamati dall’Ato dei Rifiuti, con un ordine del giorno dettato dall’Ato, e che poi questo ordine del giorno venga disconosciuto dall’Ato  stesso. Comportamento alquanto incongruo. Tutti questi elementi ci hanno portato a convocare questa conferenza stampa per chiedere chiarezza e per dare un segnale all’assemblea dell’Ato che si riunirà nei prossimi giorni. Da parte delle categorie rappresentate da Rete Imprese per l’Italia il limite della pazienza è arrivato al limite. Abbiamo chiesto per anni il confronto. Evidentemente non lo si vuole. Quindi, alla vigilia di decisioni importanti che l’Ato dovrà assumere – ha continuato Pracchia – diciamo che le associazioni non sono state informate, non sono d’accordo sullo scenario che emerge e fanno delle proposte precise”.

Daniele Pracchia

Daniele Pracchia

Da dove si parte “La questione fondamentale che nessuno può sottovalutare (a partire dagli amministratori pubblici) è lo scenario di gravissima crisi che ha portato ad una moria di piccole e piccolissime imprese facendo deperire gran parte del tessuto economico di Siena e provincia”. Questo è il punto di partenza per Rete Imprese per l’Italia.  “La prima conseguenza è che negli ultimi anni (come riconosciuto anche dall’Ato e dal gestore), i rifiuti sono diminuiti drasticamente causa crisi e contrazione di consumi. Sia i rifiuti urbani (famiglie) sia i rifiuti speciali (imprese) sono talmente calati che mettono in seria discussione anche la sostenibilità economica degli impianti a disposizione (es. termovalorizzatore di Poggibonsi)”.

“Ciò che risulta sorprendente – ha sottolineato la rete di associazioni – è che i rifiuti abbiano un costo continuamente in aumento e in percentuali che si sono incrementate dal 90% al 150%. Questi costi sono insostenibili per le aziende che ormai “non hanno più buchi da stringere nella cinghia”. Gli effetti disastrosi sono sotto gli occhi di tutti e i sindaci che hanno stretto rapporto col loro territorio ben conoscono queste situazioni”.

“E’ indispensabile – è la richiesta che arriva dalla Rete – che il costo del servizio rifiuti cali immediatamente per il 2015 e sia impostata un progressiva diminuzione dei costi per gli anni successivi. Riteniamo che un atteggiamento responsabile dei sindaci possa condurre a questo risultato in quanto sono i medesimi sindaci a costituire l’assemblea dell’Ato Rifiuti Toscana Sud e sono gli stessi sindaci (seppur indirettamente) a controllare il gestore e quindi possono e devono influire sulle scelte economiche dell’Ato e di Sei Toscana”.

“Un forte criticità –  è la nota della Rete – è rappresentata dal fatto che il costo del servizio rifiuti deve essere coperto al 100% dall’introito per l’erogazione di detto servizio e quindi se non diminuiscono i costi del gestore (anzi aumentano) sarà impossibile diminuire le bollette”.

Cerri e Cappelli

Mario Cerri e Gabriele Carapelli

Gli interventi “In particolare sul tema dei rifiuti speciali – ha detto Alessandro Brilli, direttore Cna Siena, l’associazione che detiene la presidenza di Rete Imprese Siena  con Fabio Petri – non c’è spazio di interpretazione. Ad oggi nessun regolamento comunale è in regola. Abbiamo chiesto introdurre delle modifiche e abbiamo anche dato la nostra disponibilità a lavorarci. Ci è stato detto che non dovevamo parlare di Regolamenti quando invece di Regolamenti si parlava nella lettera di convocazione. Ci aspettiamo un segnale conseguente e coerente”.

“In Veneto – ha fatto sottolineato Mario Cerri presidente Confartigianato – chi fa smaltimento rifiuti in proprio non paga poi la quota nella tassa. Perché ci sono disparità di applicazioni qui da noi rispetto al Veneto? Eppure abbiamo un territorio vocato all’impresa che dobbiamo difendere e valorizzare”

“Ci dovrebbe essere un unico Regolamento Ta.ri, non tanti regolamenti quanti sono i comuni – ha affermato Gabriele Carapelli, direttore Confartigianato Siena – E questa è la posizione che abbiamo sempre avuto. Le imprese sono il tessuto economico di questa provincia. Quale è la convenienza nel buttare a mare questo tessuto? In particolare sugli speciali c’è una legge che dice cose precise. Noi la disponibilità la mettiamo. Ci vuole anche quella della controparte”.

Le proposte Tredici i punti di proposta sui Regolamenti Ta.ri presentati da Rete Imprese per l’Italia. Di seguito il dettaglio.

  1. Determinazione della superficie tassabile. È’ l’ultima nuova in ordine di tempo a seguito della nota (RISOLUZIONE MEF 9 DIC 2014) del 9 ottobre 2014. Chiediamo – dice la Rete – che nel Regolamento sia previsto espressamente ciò che prevede la legge 147/2013 (istitutiva della Ta.Ri.) al comma 649, ovvero: Nella determinazione delle superfici assoggettabili alla Ta.Ri. non si tiene conto di quella parte di essa ove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a proprie spese i relativi produttori, a condizione che ne dimostrino l’avvenuto trattamento  in conformità alla normativa vigente”. In subordine chiediamo l’applicazione dell’art.1 comma 682 e cioè che i comuni devono: “Individuare categorie di attività produttive di rifiuti speciali alle quali applicare, nell’obiettiva difficoltà di delimitare le superfici ove tali rifiuti si formano, percentuali di riduzione rispetto all’intera superficie su cui l’attività viene svolta”.
    Brilli

    Alessandro Brilli Brilli

  2. Individuazione dei rifiuti assimilati. “E’ opportuno definire le tipologie dei rifiuti che i Comuni possono effettivamente assimilare e la corretta modalità di gestione dei rifiuti assimilati rivedendo i regolamenti di igiene ambientale”. E’ inoltre opportuno prevedere, per le categorie che smaltiscono direttamente i rifiuti speciali (pericolosi e non), le esenzioni non restringendo la casistica solo alle imprese obbligate al Mud.
  3. Distinguere fra le superfici e applicare tariffe differenti fra le superfici vendita e somministrazione e quelle accessorie come il magazzino, la cantina.
  4. Determinazione delle tariffe. Il Comune in base al Piano Finanziario, stabilisce i coefficienti minimi e massimi per determinare le tariffe. “Si invitano i Comuni – osserva la Rete – ad evitare di fissare valori troppo prossimi a quelli massimi per scongiurare eccessive disparità di trattamento tra le varie categorie di utenza”.
  5. Ripartizione realistica del peso e dei relativi costi fra utenze domestiche e non domestiche. Il calcolo per i rifiuti è basato sul metodo normalizzato del cosiddetto Decreto Ronchi. Ovvero, “chi produce rifiuti paga/chi inquina paga”. “Basandosi sui dati, l’esperienza e la competenza del gestore – sottolinea la Rete – sicuramente si può giungere con buona approssimazione alla percentuale di rifiuti raccolti dalle utenze domestiche e alla percentuale di rifiuti raccolti dalle utenze non domestiche in ogni singolo comune. Questa, a nostro parere è la base di partenza per una oggettiva ripartizione di costi e quindi nella determinazione delle tariffe Ta.Ri.”.
  6. Non penalizzare le strutture turistico ricettive. Si tratta di grandi superfici senza un’ingente produzione di rifiuti. “Non possono pagare come se avessero sempre le camere tutte occupate – fa notare la Rete – Proponiamo di assumere come criterio un parametro oggettivo fissato dall’ente pubblico (dati Istat Amm.ne Prov.le o chi per essa): si prende la percentuale media annua di occupazione delle camere e /o dei posti letto in quel determinato comune e si applica lo sconto in percentuale”.
  7. Riduzioni per l’uso stagionale. Togliere la distinzione formale delle aperture stagionali pari a 183 giorni. “Il Comune – dice la Rete – ha la facoltà di prevedere riduzioni per le utenze non domestiche non stabilmente attive. E’ quindi necessario che il Comune inserisca nel regolamento la riduzione delle tariffe nella misura massima consentita per le utenze non domestiche, diverse dalle abitazioni, ad uso non continuativo”.
  8. Esclusione superfici non utilizzate. “E’ opportuno prevedere nei regolamenti una totale esclusione degli immobili non utilizzati ad ogni titolo sfitti ecc”. Questa la proposta della Rete.
  9. Valorizzare l’impegno delle imprese con sconti sostanziosi per l’incrementano della raccolta differenziata. “La valorizzazione (verificabile e verificata) dovrebbe essere riconosciuta una esenzione. Da definire in maniera chiara la questione dei rifiuti assimilati”.
  10. Escludere dal tributo le unità immobiliari accatastate C6 (Stalle, scuderie, rimesse, autorimesse)
  11. Togliere completamente o al massimo tassare il 10% delle superfici scoperte
  12. Classificazione delle utenze non domestiche secondo l’effettivo utilizzo. “E non solo quella risultante da certificato Cciaa o sull’atto di autorizzazione/inizio attività –  dice la Rete –  Infatti i rifiuti vengono prodotti per l’attività che viene svolta e non per una definizione classificatoria ai fini statistici”.
  13. Il Comune può deliberare ulteriori agevolazioni rispetto a quelle prefigurate dalla legge, (anche fino alla totale esenzione). “E la relativa copertura – fa notare la Rete – sia assicurata da risorse diverse dai proventi del tributo di competenza dell’esercizio al quale si riferisce l’iscrizione stessa”.

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