Qualcuno dirà prima o poi perchè Antonveneta fu pagata un prezzo assolutamente fuori mercato?
di Red
SIENA. Mps, storia del colosso dai piedi di argilla, in una giornata da incubo: l’acquisizione di Antonveneta ha provocato l’emissione di 38 decreti di perquisizione, molti dei quali sono arrivati al cuore di altri istituti di credito. Le Fiamme Gialle, coordinate dal nucleo valutario di Roma sotto la guida del generale Leandro Cuzzocrea, si sono presentate nelle sedi di Mediobanca (“come istituto informato dei fatti in relazione a operazioni poste in essere dal Gruppo MPS nelle quali ha ricoperto, insieme ad altre primarie istituzioni internazionali, un ruolo tecnico connesso alla sua ordinaria operatività”), Intesa S.Paolo, JP Morgan, Credit Suisse, Deutsche Bank e Goldman Sachs: in tutta Italia sono state eseguite 64 perquisizioni da una task force di 160 finanzieri.
Alle ore 21 di mercoledì la Guardia di Finanza non aveva ancora finito di raccogliere documenti in Rocca Salimbeni e in Palazzo Sansedoni a Siena, sedi rispettivamente di banca e Fondazione. Intanto si è appurato che l’indagine sarebbe stata avviata nello scorso autunno. Oggetto è l’uso dello strumento finanziario Fresh del 2008 per l’acquisizione di Antonveneta. Con questa operazione finanziaria, realizzata da MPS assieme a JP Morgan, la Fondazione si finanziò per ottenere la somma di 1 miliardo di euro occorrenti a sottoscrivere parte dell’aumento di capitale lanciato da Rocca Salimbeni per finanziare l’acquisizione per 9 miliardi di Antonveneta. Si ricorderà che la banca padovana fu acquisita da Santander nel 2007 per 6,6 miliardi di euro e poi girata dopo appena due mesi o poco più a Monte dei Paschi per la cifra record di 9 miliardi, poi saliti a 10,1 con gli spagnoli che avevano provveduto a scorporare Interbanca, che non passò nelle mani senesi.
Le indagini, per ostacolo all’autorità di vigilanza e manipolazione del mercato “con fatti materiali non rispondenti al vero”, come cita una fonte, coinvolgono almeno due dirigenti di MPS di cui non sono stati diffusi i nomi. La Banca d’Italia, in sintesi, contesterebbe agli indagati, nelle comunicazioni a Via Nazionale del 23 settembre 2008 e del 3 ottobre 2008, il fatto di aver “mentito nel dire che non c’era nel contratto Fresh alcun rischio di restituzione del capitale”, condizione richiesta da Bankitalia per permettere la computabilità a Core Tier 1 dell’emissione.
La Fondazione però ha avvertito che ci sarebbe in corso anche un altro filone di indagini: “la procura della Repubblica di Siena sta indagando su un’ipotesi di manipolazione del mercato, circa il valore delle azioni di Monte Paschi Siena che, tra l’altro, nei primi giorni di gennaio 2012 subirono un anomalo ribasso”.
La perquisizione subìta nella propria abitazione dal presidente Abi Giuseppe Mussari arriva in un momento delicatissimo per l’associazione bancaria. In effetti l’avvocato di Catanzaro era candidato naturale alla conferma per un altro biennio alla carica, ma gli ultimi sviluppi, compresa l’incertezza sui nomi degli indagati nell’affaire Antonveneta (anche se Mussari è stato chiamato fuori), stanno creando non poche difficoltà al comitato dei saggi dell’Abi che entro il 16 maggio, in occasione del prossimo comitato esecutivo, dovranno indicare il nome del candidato alla presidenza. Le parole del sindaco di Siena: “Non posso esprimere giudizi su argomenti oggetto dell’indagine, ma posso dire che ad oggi l’operazione (dell’acquisto di Antonveneta da parte di MPS) non ha dato i frutti sperati”, ci lasciano un po’ dubbiosi: se Antonveneta fosse stata pagata il suo vero valore (circa 3 o 4 miliardi del 2007, ndr), la Fondazione non si sarebbe svenata, la banca non avrebbe fatto il passo troppo lungo e le risorse risparmiate sarebbero state un cuscinetto prezioso nell’affrontare il ciclone che si vedeva già all’orizzonte. Se Botin vendeva in perdita era un problema di Santander, non di Siena. Non ci sarebbe stato bisogno di Tremonti bond, e un po’ della sana prudenza del buon padre di famiglia nel non caricarsi il portafoglio di troppi titoli di Stato e di prestiti destinati all’insolvenza per la faciloneria con cui venivano concessi avrebbe fatto il resto. E non ci sarebbe stata nemmeno l’ispezione di Banca d’Italia che sembra aver dato origine a tutto.