di Zelia Ruscitto
CHIANCIANO TERME. Un segnale di unità e, proprio per questo, di “inversione di rotta” parte da Chianciano Terme. A lanciarlo è Rinfondazione Comunista che, insieme ai Comunisti Italiani ha dato vita ad una lista unitaria per le amministrative e per le provinciali.
Così, per uno strano scherzo del destino, proprio dal luogo in cui si è vissuto l'ultimo doloroso dramma della sinistra – la scissione dei vendoliani dai rifondaroli convinti – un piccolo ma caparbio gruppo di comunisti riparte portando, tra le tante, la novità più sconvolgente: la voglia di riunirisi.
Ieri pomeriggio (24 maggio) a sostenere il candidato sindaco per Chianciano Gianluigi Pegolo ed il candidato alla presidenza della Provincia, Antonio Falcone, erano in tanti. Tutti incoraggiati dall'aria tipica dei “sopravvissuti” che hanno ancora voglia di opporsi alla “fine” che altri si ostinano a scrivere.
La Lista Comunista per Chianciano è stata presentata, candidato per candidato, da Sergio Cencetti – anche lui in lista – mentre il programma elettorale, in forma sintetica ed immediata, è stato esporto dallo stesso Pegolo.
“L'attenzione e l'impegno del partito a livello nazionale nei confronti di Chianciano è confermata dalla mia candidatura – ha detto Pegolo, membro della segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista e responsabile delle istituzioni ed enti locali – Questo Comune ha un grande ruolo in quanto uno dei più importanti comuni termali d'italia”. Ed è sul termalismo che Pegolo ha centrato il suo programma elettorale. “Occorre comprendere che, per rilanciare Chianciano, non si può prescindere dalla sua vocazione termale. Si può pensare anche ad altri settori da sviluppare ma solo come accessori”.
Altro punto cruciale del programma dei Comunisti a Chianciano è quello dell'ambiente. “E' importante che Chianciano conservi il suo pregio ambientale e le sue bellezze paesaggistiche – ha detto ancora Pegolo – questo nel quadro stesso di rilancio delle terme”.
Infine, il candidato sindaco dei comunisti ha parlato anche di eccessiva “privatizzazione dei servizi” messa in atto dall'amministrazione uscente: “L'Amministrazione comunale di Chianciano ha venduto la farmacia comunale, ha esternalizzato il servizio dell'asilo nido. Queste scelte sono state contrastate da Rifondazione comunista in Consiglio comunale: la logica che “il privato è bello” non può essere sostenuta da un Comune”. Così come non può ignorare le oltre 1000 firme raccolte proprio dai comunisti per contrastare la vendita della farmacia ed indire un referendum. Consultazione che non fu mai fatta per "cavilli" che, ha commentato Pegolo, non possono giustificare l'indifferenza dimostrata dagli amministratori di fronte alla insoddisfazione dei cittadini.
Una buona amministrazione deve cercare sempre una profonda comunicazione con la gente. "La questione democratica è per noi di prioritaria importanza. Prenderemo spunto dalla stesura del Piano Strutturale per aprire un dialogo con i chiancianesi; per sapere quello che pensano dello sviluppo della loro città; per conoscere i loro punti di vista e i loro progetti”.
Più “infervorato” l'intervento del candidato alla Provincia per i comunisti Antonio Falcone.
“In molti mi fermano per strada in questi giorni per accusarmi di voler favorire, con la mia candidatura e con quella chiancianese di Pegolo – ha detto Falcone – la vittoria del centrodestra. Rigetto tutte le accuse. Noi non facciamo il gioco di nessuno. Non possiamo, però, creare delle alleanze con coloro che decidono le candidature come se giocassero al Monopoli. E non possiamo accettare delle alleanze quando alla base di queste alleanze non ci sono obiettivi comuni. Avevamo chiesto solo di utilizzare i fondi della Fondazione Mps inutilizzati dagli enti pubblici per sostenere le famiglie che avevano perso il lavoro. Ci è stato detto di no. Non avremmo potuto, con queste premesse, appoggiare le liste del Pd. Ma chi è che davvero favorisce il centrodestra? Noi che decidiamo di tenere una linea di sinistra, con grandi sforzi dopo la decapitazione della federazione del Prc seguita alla scissione dei vendoliani? O loro che fanno una politica così discutibile?”.
A sostenere i due candidati è giunto, con un personalissimo ed intenso intervento, il segretario nazionale del partito della Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero.
Un vero discorso “di sinistra”. Di quelli che non si sentivano da tempo.
Il segretario di Rifondazione ha mostrato di non aver minimamente perso il suo ruolo di leader di quelli che credono ancora in una sinistra possibile.
Ferrero ha messo subito le cose in chiaro: occorre avere il coraggio di difendere le proprie radici “perchè tagliare le radici annulla la possibilità di costruirsi un futuro”.
Ferrero ha parlato di attacco sistematico a quella parte di sinistra che ha deciso di conservare gli aggettivi storici che la contraddistinguono, compreso la falce ed il martello.
Un attacco che è stato politico – attraverso la negazione di spazio in tv, di visibilità, di confronto aperto – ma anche culturale.
“C'erano cinquantamila giovani a Torino l'altro giorno per partecipare al casting delle veline”. Un segnale allarmante che dimostra come l'individuo non si senta più parte di una collettività, parte di un gruppo di persone che hanno voglia di fare qualcosa di utile per la collettività. “Ognuno vive la vita come viene, cercando di diventare famoso perchè vede in questo l'unica possibilità per uscire dalla precarietà imperante nel lavoro come nella vita”.
Contro il berlusconismo che è diventato un modo di pensare, oltre che un modo di fare politica, c'è solo un rimedio: "tornare a riunirsi, ad incontrarsi, a sentirsi nuovamente parte di un progetto civile e sociale”. L'unione fa la forza. Proprio come avevano ben capito i contadini e gli operai del secolo scorso, che appare così lontano. Da quella unità erano scaturite le conquiste sociali più significative: da quelle sindacali a quelle civili.
Oggi, delle conquiste che apparivano scontate, ben poco resta. Pare che l'unico mondo possibile, nel quale costruire un briciolo di felicità, sia la televisione o i rotocalchi rosa. O, almeno, questo è quello che tutti paiono credere.
CHIANCIANO TERME. Un segnale di unità e, proprio per questo, di “inversione di rotta” parte da Chianciano Terme. A lanciarlo è Rinfondazione Comunista che, insieme ai Comunisti Italiani ha dato vita ad una lista unitaria per le amministrative e per le provinciali.
Così, per uno strano scherzo del destino, proprio dal luogo in cui si è vissuto l'ultimo doloroso dramma della sinistra – la scissione dei vendoliani dai rifondaroli convinti – un piccolo ma caparbio gruppo di comunisti riparte portando, tra le tante, la novità più sconvolgente: la voglia di riunirisi.
Ieri pomeriggio (24 maggio) a sostenere il candidato sindaco per Chianciano Gianluigi Pegolo ed il candidato alla presidenza della Provincia, Antonio Falcone, erano in tanti. Tutti incoraggiati dall'aria tipica dei “sopravvissuti” che hanno ancora voglia di opporsi alla “fine” che altri si ostinano a scrivere.
La Lista Comunista per Chianciano è stata presentata, candidato per candidato, da Sergio Cencetti – anche lui in lista – mentre il programma elettorale, in forma sintetica ed immediata, è stato esporto dallo stesso Pegolo.
“L'attenzione e l'impegno del partito a livello nazionale nei confronti di Chianciano è confermata dalla mia candidatura – ha detto Pegolo, membro della segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista e responsabile delle istituzioni ed enti locali – Questo Comune ha un grande ruolo in quanto uno dei più importanti comuni termali d'italia”. Ed è sul termalismo che Pegolo ha centrato il suo programma elettorale. “Occorre comprendere che, per rilanciare Chianciano, non si può prescindere dalla sua vocazione termale. Si può pensare anche ad altri settori da sviluppare ma solo come accessori”.
Altro punto cruciale del programma dei Comunisti a Chianciano è quello dell'ambiente. “E' importante che Chianciano conservi il suo pregio ambientale e le sue bellezze paesaggistiche – ha detto ancora Pegolo – questo nel quadro stesso di rilancio delle terme”.
Infine, il candidato sindaco dei comunisti ha parlato anche di eccessiva “privatizzazione dei servizi” messa in atto dall'amministrazione uscente: “L'Amministrazione comunale di Chianciano ha venduto la farmacia comunale, ha esternalizzato il servizio dell'asilo nido. Queste scelte sono state contrastate da Rifondazione comunista in Consiglio comunale: la logica che “il privato è bello” non può essere sostenuta da un Comune”. Così come non può ignorare le oltre 1000 firme raccolte proprio dai comunisti per contrastare la vendita della farmacia ed indire un referendum. Consultazione che non fu mai fatta per "cavilli" che, ha commentato Pegolo, non possono giustificare l'indifferenza dimostrata dagli amministratori di fronte alla insoddisfazione dei cittadini.
Una buona amministrazione deve cercare sempre una profonda comunicazione con la gente. "La questione democratica è per noi di prioritaria importanza. Prenderemo spunto dalla stesura del Piano Strutturale per aprire un dialogo con i chiancianesi; per sapere quello che pensano dello sviluppo della loro città; per conoscere i loro punti di vista e i loro progetti”.
Più “infervorato” l'intervento del candidato alla Provincia per i comunisti Antonio Falcone.
“In molti mi fermano per strada in questi giorni per accusarmi di voler favorire, con la mia candidatura e con quella chiancianese di Pegolo – ha detto Falcone – la vittoria del centrodestra. Rigetto tutte le accuse. Noi non facciamo il gioco di nessuno. Non possiamo, però, creare delle alleanze con coloro che decidono le candidature come se giocassero al Monopoli. E non possiamo accettare delle alleanze quando alla base di queste alleanze non ci sono obiettivi comuni. Avevamo chiesto solo di utilizzare i fondi della Fondazione Mps inutilizzati dagli enti pubblici per sostenere le famiglie che avevano perso il lavoro. Ci è stato detto di no. Non avremmo potuto, con queste premesse, appoggiare le liste del Pd. Ma chi è che davvero favorisce il centrodestra? Noi che decidiamo di tenere una linea di sinistra, con grandi sforzi dopo la decapitazione della federazione del Prc seguita alla scissione dei vendoliani? O loro che fanno una politica così discutibile?”.
A sostenere i due candidati è giunto, con un personalissimo ed intenso intervento, il segretario nazionale del partito della Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero.
Un vero discorso “di sinistra”. Di quelli che non si sentivano da tempo.
Il segretario di Rifondazione ha mostrato di non aver minimamente perso il suo ruolo di leader di quelli che credono ancora in una sinistra possibile.
Ferrero ha messo subito le cose in chiaro: occorre avere il coraggio di difendere le proprie radici “perchè tagliare le radici annulla la possibilità di costruirsi un futuro”.
Ferrero ha parlato di attacco sistematico a quella parte di sinistra che ha deciso di conservare gli aggettivi storici che la contraddistinguono, compreso la falce ed il martello.
Un attacco che è stato politico – attraverso la negazione di spazio in tv, di visibilità, di confronto aperto – ma anche culturale.
“C'erano cinquantamila giovani a Torino l'altro giorno per partecipare al casting delle veline”. Un segnale allarmante che dimostra come l'individuo non si senta più parte di una collettività, parte di un gruppo di persone che hanno voglia di fare qualcosa di utile per la collettività. “Ognuno vive la vita come viene, cercando di diventare famoso perchè vede in questo l'unica possibilità per uscire dalla precarietà imperante nel lavoro come nella vita”.
Contro il berlusconismo che è diventato un modo di pensare, oltre che un modo di fare politica, c'è solo un rimedio: "tornare a riunirsi, ad incontrarsi, a sentirsi nuovamente parte di un progetto civile e sociale”. L'unione fa la forza. Proprio come avevano ben capito i contadini e gli operai del secolo scorso, che appare così lontano. Da quella unità erano scaturite le conquiste sociali più significative: da quelle sindacali a quelle civili.
Oggi, delle conquiste che apparivano scontate, ben poco resta. Pare che l'unico mondo possibile, nel quale costruire un briciolo di felicità, sia la televisione o i rotocalchi rosa. O, almeno, questo è quello che tutti paiono credere.