Dopo anni di distruzione cieca di valore, se ne accorge solo quando è ormai troppo tardi, come i politici italiani
di Red
SIENA. Una domanda di Andrea Greco di La Repubblica e una risposta del presidente Acri, Giuseppe Guzzetti, il 31 luglio appena passato confermano tutto il succo di quello che andiamo scrivendo sulla Fondazione MPS in questi ultimi due anni su ilcittadinoonline.it. Greco: “Poi viene MPS. Dove una fondazione, in sprezzo alla legge Ciampi, non ha realizzato l’equilibrio tra componente pubblica e privata nell’organo di indirizzo. E retto dal Pd locale ha approvato scelte che ne hanno azzerato il patrimonio, e inginocchiato la banca. Cosa accadrà se il piano di rilancio MPS non riesce?” Guzzetti: “Quella che lei descrive è la situazione di fatto. Non aggiungo altro, se non che mi auguro che il piano abbia successo”.
Certo che il presidente dell’Associazione delle Fondazioni bancarie italiane non può chiedere esplicitamente la messa sotto accusa del suo vice, Gabriello Mancini. Anche perché qualcuno potrebbe girargli l’accusa di aver vigilato poco e male per quanto di sua competenza, lasciando che Palazzo Sansedoni si indebitasse fino al punto di non ritorno per un aumento di capitale impossibile da sostenere. Oltre ad aver assistito al disprezzo dello statuto della Fondazione che impediva a Mancini e Pieri di procedere sulla strada dell’indebitamento nel luglio 2011. Scripta volant? Il signor Guzzetti, dall’alto della sua carica, non aveva trovato, alla fine del 2007, nulla da rimproverare ai vari ministri dell’Economia e governatori di Banca d’Italia che avevano l’obbligo di fermare Mussari nella storiaccia di Banca Antonveneta, perché MPS non aveva capitale né ratios patrimoniali per condurre in porto una simile operazione d’acquisto. L’allora ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, ebbe a dire: “Questi consolidamenti sono positivi perché fanno crescere la massa critica del sistema bancario”. Tra i laeti triumphantes dell’epoca anche l’allora premier Romano Prodi: “La creazione del terzo gruppo bancario italiano è certamente da vedersi con occhio positivo (La Repubblica, 10/11/2007)”. Ma i numeri li sapevano leggere?
Non steccarono dal coro Alessandro Profumo e Giuseppe Guzzetti. Ricorda la Repubblica, giornale vicino alla sinistra: “Mussari ha ricevuto personalmente le congratulazioni dell’ad di Unicredit Alessandro Profumo che l’ ha definita «una bella operazione». I due si sono incontrati in un convegno presso il palazzo della Borsa a Milano. Altri plausi dal mondo bancario sono arrivati dal primo azionista di Intesa Sanpaolo, Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo”.
E il governatore Mario Draghi? Appena insediato in Banca d’Italia al posto di Antonio Fazio, forse non voleva essere sgradito alla politica che lo aveva appena nominato: su un sovrapprezzo di 3 miliardi maturato in due soli mesi non trovò nulla da eccepire. Eppure i dati sulla crisi economica montante erano sul tavolo di tutti questi signori. Certamente il banchiere con il senno di poi lo sanno fare tutti… Solo Romano Prodi – di tutti questi protagonisti – è in pensione, peraltro volontaria.
In tutto questo la tragedia è che la soluzione del problema sarebbe ancora nella mani di chi l’ha creato, il problema, e di chi non l’ha visto. O peggio…