SIENA. Secondo quanto riporta Finanza Report in articolo del 30 aprile “il gruppo Nexi ha ricevuto il via libera dalla Banca d’Italia e dalla Bce alla riorganizzazione societaria che prevede la separazione tra le attività legate al mondo dei pagamenti e quelle di natura strettamente bancaria (Securities Services e Servizi di Tramitazione). Si tratta di un passaggio chiave della riorganizzazione che diventerà operativa da luglio e che dovrebbe consentire a Nexi di focalizzarsi ancor più sul suo ruolo di Paytech e, al contempo, di creare la prima banca depositaria italiana”.
Ed a capo ci sarebbe Fabrizio Viola, ex amministratore delegato di banca Mps, poi delle banche venete finite in liquidazione (Viola era il commissario), che nell’intervista di qualche giorno fa al Sole 24 Ore ha detto “con le banche ho chiuso”, ma ha “confessato” il nuovo incarico nel gruppo Nexi: “Per ora preferisco mettermi in proprio e fare l’advisor. Ho già portato a compimento diverse operazioni, ho tante richieste, vedo tante opportunità tra m&a e ricerca di nuova finanza. Perché sceglierne solo una? E poi ho già incarichi in Boston Consulting Group, a breve la presidenza della nuova Banca che nascerà dalla riorganizzazione del gruppo Nexi, partecipo senza un ruolo esecutivo con altri sponsor al lancio di una nuova Spac anglo-italiana. In futuro vedrò. Per ora mi piace l’idea di essere imprenditore di me stesso”.
“Conosco molto bene sia gli azionisti che il ceo di Nexi Bertoluzzo – prosegue Viola -. Non è un segreto che ci siamo parlati e che ho avuto modo di apprezzare la loro operazione che costituisce tra l’altro uno degli investimenti più grandi nel settore bancario da parte di fondi di private equity. In questo momento c’è un progetto di focalizzazione delle due anime di business dell’azienda, la parte carte di credito e quella dei servizi bancari, che è ancora soggetta all’approvazione degli organi di Vigilanza. Ne parlerò volentieri quando il progetto sarà approvato”.
Contro questo scorporo ci sono i dipendenti, che già hanno effettuato degli scioperi e si apprestano alla lotta per conservare il posto. Secondo i sindacati, infatti, l’azienda non è disponibile ad un accordo quadro e riifiuta di negoziare secondo le richieste presentate dalle organizzazioni dei lavoratori.