Il prezzo attuale del grano è di 13 euro al quintale mentre servirebbero almeno 30 euro come “soglia di sopravvivenza” dei produttori: la coincidenza – afferma la Cia Siena – fra crescita esponenziale dei costi di produzione e la crisi di mercato con i prezzi in continuo calo, sta provocando una situazione in cui le aziende non potendo più proseguire l’attività stanno chiudendo o dimettendo la produzione.
Dati allarmanti: negli ultimi 5 anni, dal 2004 al 2009, la diminuzione delle superfici a grano duro in provincia di Siena (ovvero la produzione tipica) ha registrato un calo del -45%; mentre le superfici diminuzione del grano tenero sono diminuite del 47%. Prezzi: nel 2004 il grano duro costava 19 euro al quintale e nel 2009 15,25 €/q.le; il grano tenero 19.8 €/q.le (2004) e nel 2009 15.5 €/q.le. Ma, va chiarito, che nel 2004 i costi di produzione erano fortemente più bassi e quindi il prezzo di mercato consentiva ai produttori di essere competitivi e di investire.
"In questa situazione – sottolinea Roberto Bartolini, presidente Cia Siena – sono a rischio non soltanto le aziende agricole ma l’intera filiera; dalle strutture cooperative alle organizzazioni di prodotto, fino ai soggetti della trasformazione con il pericolo di perdere, anche nel Senese, un patrimonio economico importante rappresentato dai prodotti derivati con particolare riferimento alla pasta".
Agli agricoltori – aggiunge la Cia Siena – non si può chiedere di insistere nella produzione quando la condizione attuale è di sicura perdita economica. Infatti, i costi di produzione sono mediamente attorno ai 900 euro a ettaro, mentre i ricavi oscillano sui 600 euro a lordo del premio Pac. Ovvero 300 euro persi per ogni ettaro coltivato.
"E’ necessario convocare con urgenza – aggiunge Bartolini – un tavolo regionale di settore per discutere i possibili interventi immediati, con lo spirito con il quale si affronta una vera e propria emergenza quale è quella del settore cerealicolo". Una richiesta che viene anche dall’assemblea dei produttori cerealicoli: garantire la necessaria dotazione finanziaria, per superare la crisi di mercato, per contrastare il crollo dei prezzi dei cereali; definire la tracciabilità del prodotto, (per tutelare e valorizzare la produzione italiana); rafforzare la filiera, per dare maggiore forza alle strutture economiche, cooperative e organizzazioni di prodotto; sostenere le attività di trasformazione del prodotto, (pasta, pane, farina). "Inoltre – conclude Bartolini – è opportuno difendere le nostre produzioni attivando tutte le forme di controllo della produzione cerealicola, in particolare per il grano, sia di provenienza comunitaria che extracomunitaria in arrivo soprattutto negli scali portuali. E sul piano regionale è necessario attivare uno specifico bando di filiera sul Piano di sviluppo rurale, nell’ambito di una strategia che punti a costruire e a rafforzare la filiera toscana con un ruolo più forte delle strutture economiche nella tutela e valorizzazione del prodotto toscano e senese con particolare riferimento al grano duro".