di Augusto Mattioli
SIENA. Siena 36,7%. Provincia 31,3%. Sono le percentuali ottenute dai sostenitori del ministro della Giustizia Andrea Orlando nei congressi nelle sezioni del Partito democratico. “Un risultato superiore alle aspettative – ha sottolineato questa mattina in conferenza stampa l’assessore Paolo Mazzini, presente anche il sindaco di Poggibonsi David Bussagli -, perchè la proposta e la candidatura di Orlando sono venute fuori da poche settimane, rispetto a cose già in campo da anni e anni e quindi si sono costruite una struttura nella società e anche nelle istituzioni. Pensiamo che, avendo convinto tante persone che fanno nell’impegno nel Pd una parte significativa della loro vita attiva, aiuteranno raccogliere nella società tante richieste ed esigenze di un partito che sia saldamente nel centrosinistra, che faccia alleanze chiare e che riesca a selezionare la classe dirigente in maniera trasparente. Pensiamo che da qui al 30 aprile (giorno delle primarie aperte -. ndr) la proposta Orlando crescerà ancora di più. La sua candidatura sarà sempre più forte nella società italiana”.
Concetti quelli di Mazzini, che si può considerare uno degli esponenti senesi più in vista tra gli orlandiani (senza dimenticare ovviamente il consigliere regionale Simone Bezzini e la deputata Susanna Cenni), pronunciati davanti ad una telecamera e quindi senza particolari frasi polemiche e con maggiore diplomazia rispetto a quanto è stato detto nella conferenza stampa. “E’ un dato di fatto che Renzi a Siena – ha detto Mazzini – è stato sostenuto da un’accozzaglia di persone spesso divergenti. C’è di tutto, si fa più presto a dire chi non c’è. Ci sono convertiti dell’ultima ora. Li definirei renziani della “25^ ora”.
Secondo l’assessore nel gruppone dei renziani senesi ci sono “i protagonisti della vicende del Monte. Noi riteniamo che sulla banca il governo Gentiloni si sia mosso meglio del governo Renzi”. In generale, nelle parole di Mazzini e di Bussagli si legge un’idea diversa di partito rispetto all’attuale Pd : più disponibilità all’apertura verso i militanti, anche a chi gravita nell’area di centrosinistra perché occorre evitare il calo di iscritti (nell’ultimo anno sono calati di un terzo): “Un problema che dovremmo porci tutti come Partito Democratico. Nel nostro territorio c’è stata una diminuzione importante”, ha aggiunto Mazzini. Un partito che secondo la sua visione sia meno disponibile invece a decisioni prese da pochi riuniti intorno ad un tavolo: “L’epoca dei tavoli è finita”.
Forse per gli orlandiani Io è. Sarà cosi anche per “l’accozzaglia renziana”?