Per il candidato di Siena Rinasce l'uso dell'autonomia non sempre è positivo
SIENA. Quando si parla di Università, si sente spesso invocare il principio dell’autonomia sancito dalla Carta Costituzionale e dalle riforme che a partire dal 1989 hanno investito il mondo accademico. I fatti dimostrano che l’applicazione di tale principio ha prodotto, nella gestione dell’Università, poche luci e molte ombre e che da un uso distorto dell’autonomia stessa, a volte sfociata in autarchia, dipendono molti degli effetti negativi che ancora oggi sono sotto gli occhi di tutti. In questo scenario è quindi giusto chiedersi cosa possa fare l’Amministrazione comunale per le Università della nostra città.
In primo luogo il Comune non può esimersi da un’azione di controllo, di sostegno ed anche di guida: le nostre Università non sarebbero tali, non potrebbero esercitare la propria funzione se non fossero strettamente legate per storia e tradizione al nostro territorio.
Poiché la recente riforma della governance universitaria è fortemente limitante rispetto all’esercizio della funzione sopra richiamata per quanto concerne il ruolo riservato alla rappresentanza comunale, appare necessario un diverso e più efficace coinvolgimento del Comune negli organi di governo degli Atenei.
Ciò favorirebbe anche la realizzazione di quelle ‘azioni di sistema’ spesso predicate, ma assai poco praticate rispetto agli enunciati. Azioni, ad esempio, che possono conseguire ad un costruttivo confronto sulle politiche urbanistiche e dell’abitare, oppure alle politiche giovanili per lo sviluppo del concetto di cittadinanza studentesca, nonché ad una progettazione dell’offerta formativa più aderente alla realtà territoriale.
Inoltre, nei confronti delle Università cittadine, il Comune può e deve essere elemento propulsore per dare nuovo vigore alla storica vocazione internazione dei nostri atenei, creando un rapporto costruttivo ed inscindibile con l’internazionalità che Siena dovrebbe possedere. Ciò può avvenire favorendo iniziative culturali e formative che siano in grado di attrarre nuovi studenti provenienti dall’estero, interessati ad una formazione ed un aggiornamento su tematiche strettamente legate alle caratteristiche del nostro territorio e che difficilmente troverebbero attuazione in assenza di sinergie tra enti (si pensi, ad esempio, al settore enogastronomico e a tutte le potenzialità che derivano da quello che Eugenio Neri ha ben definito come il ‘giacimento’ verde in cui viviamo).
Ed ancora, l’Amministrazione comunale può aiutare i nostri Atenei a svolgere un ruolo di mediazione tra la domanda di nuove competenze nel mondo del lavoro avanzata sia dagli studenti sia dalle imprese. Tale rapporto non sarebbe unidirezionale, ma farebbe sì che l’Amministrazione comunale possa utilizzare a pieno le risorse intellettuali e di esperienza dell’Accademia nella gestione della cosa pubblica.
Per tali ordini di motivi, proprio per lo stretto e storico legame esistente tra la città e le sue Università, il Comune non può restar fuori dalla discussione sul cd progetto di ‘Università Toscana’, dal quale occorre sicuramente attingere le occasioni favorevoli, ma nel quale è fondamentale contrastare tendenze colonizzatrici e fagocitanti da parte degli altri Atenei toscani particolarmente evidenti nell’area sanitaria. E’ ben noto, infatti, che molti insegnamenti, proprio nell’aria medica, sono carenti e ciò favorisce la suddetta colonizzazione, specie da parte dell’Università fiorentina; è ancora noto che alcune Scuole di specializzazione di area medica e chirurgica rischiano di scomparire per mancanza di docenti della materia.
Non possiamo, infine, esimerci dall’auspicare una Università che sia veramente aderente al significato di ‘universitas’ e più inclusiva rispetto a quanto dimostrato con recenti atti gestionali.
Giuseppe Giordano candidato nella lista Siena Rinasce