L'incontro sulle modifiche organizzative organizzato da Ferretti ha chiarito le trasformazioni ma...
SIENA. L’incontro organizzato dall’assessore Anna Ferretti finalizzato ad illustrare la modifica organizzativa del servizio di emergenza urgenza (effettuata con metodo autoreferenziale e dirigistico) è stato sicuramente utile a capire meglio le trasformazioni in atto, ma ha aumentato i dubbi e le forti preoccupazioni evidenziate anche negli interventi di cittadini e medici.
Infatti, tutto sembra muoversi nella direzione di una demedicalizzazione del servizio, timore rappresentato in due interrogazioni da me presentate in Consiglio comunale un mese fa e non ammesse alla discussione come urgenti dal Presidente del Consiglio comunale.
Credo sia il caso di ricordare che l’emergenza territoriale era nata con la creazione di punti medicalizzati di emergenza territoriale (PET) voluti come conseguenza della chiusura dei piccoli ospedali del nostro territorio. La finalità era quella di portare l’assistenza a casa del cittadino. Si era, quindi, pensato a modifiche che consentissero di mantenere elevato il livello di appropriatezza delle cure e degli interventi.
Le voci ricorrenti secondo le quali la stessa Regione Toscana ha intenzione di ridurre drasticamente il numero dei medici sulle ambulanze aggravano la scelta operata dalla Azienda USL perchè si pone in netto contrasto con DM 70/2015, il quale prevede che la definizione del fabbisogno dei mezzi avanzati di soccorso (i mezzi, cioè, che vedono la presenza a bordo di medico e infermiere) viene individuata utilizzando un criterio che si basa sulla attribuzione di un mezzo di soccorso avanzato ogni 60.000 abitanti con la copertura di un territorio non superiore a 350 km quadrati prevedendo un correttivo per le zone disagiate.
Come si fa a garantire il rispetto del Decreto Balduzzi limitando i mezzi di soccorso avanzato solo alle postazioni di Pronto Soccorso di Siena, Campo Staggia, Nottola e Abbadia San Salvatore con l’intenzione di eliminare o comunque ridurre le ambulanze medicalizzate?
Inoltre, dal DPR 27 marzo 1992 che determina i livelli di assistenza sanitaria di emergenza, discende che gli infermieri possano svolgere attività anticipatoria dei medici, ma non sostitutiva. Giungono allarmanti notizie di una sostituzione in atto dell’assistenza medica con quella quella infermieristica, per cui bisognerebbe chiedersi come può essere consentito ad un infermiere di somministrare farmaci a seguito di una valutazione clinica che è di esclusiva competenza del medico? A tal riguardo occorre precisare che la valutazione clinica richiede una anamnesi diretta del medico con raccolta dei segni clinici e dei sintomi, circostanza che impedisce di risolvere banalmente il problema con una telefonata dell’infermiere al medico di centrale, come l’Azienda USL vorrebbe.
Insomma, fino ad ora non sono state fornite spiegazioni che possano far pensare ad un servizio migliore, anzi sembra proprio una riorganizzazione peggiorativa, tra l’altro fortemente osteggiata da parte del volontariato, dei medici dell’emergenza, della continuità assistenziale e del PS, alcuni infermieri, cittadini e buona parte delle opposizioni.
Giuseppe Giordano, Movimento Civico Senese