Il presidente della Commissione regionale su Mps in audizione al Senato
ROMA. Ascoltato al Senato dalla Commissione Finanze, oggi pomeriggio (20 ottobre), Giacomo Giannarelli, presidente della commissione regionale di indagine su Mps istituita in Regione Toscana, ha affermato a proposito della situazione di Mps, che “il mercato ha bisogno di verità su quanto è accaduto, questo può aiutare a trovare nuovi investitori”.
Giannarelli ha ricordato come la Commissione regionale abbia agito “nell’ambito di molti vincoli” e dunque alcuni approfondimenti e convocazioni di soggetti non hanno potuto essere svolti con compiutezza, “con il cuore in mano vi chiedo di attivare una commissione di inchiesta parlamentare al più presto”.
“Abbiamo accertato la responsabilità della politica in questa gestione della banca, poco sana e prudente, individuando anche massoneria e parti di finanza cattolica tra le sfere di influenza. Se MPS è stata sacrificata con l’operazione Antonveneta per fare un favore al banchiere Botin, vicino a Opus Dei e finanza cattolica, riteniamo necessario che una Commissione d’inchiesta parlamentare, con poteri superiori a quelli che avevamo noi, approfondisca quanto accaduto. Alcuni auditi ci hanno parlato di ragion di Stato e sistema dietro l’acquisizione di Banca Antonveneta, dove furono coinvolti organismi di vigilanza quali la Banca d’Italia a guida Draghi. Se fu così chi guidò questa ragione di Stato che portò MPS a dare 17 miliardi a Banco Santader per una banca presa senza due diligence? Vi chiedo col cuore in mano di attivare una Commissione d’inchiesta parlamentare per dare ai cittadini questa risposta”, ha detto Giannarelli.
La banca “ha 47 miliardi di crediti deteriorati, una cifra enorme. A chi sono stati dati? Solo una Procura o una Commissione parlamentare può avere accesso a questi dati. Noi li abbiamo chiesti alla banca, che però non ce li ha dati” ha sottolineato Giannarelli.
“I bilanci da metà 2015 e andando a ritroso non rappresentavano la posizione in derivati di Mps e sono stati fatti correggere dalla Consob. L’anomalia è che Consob, l’organo di vigilanza sulle società quotate, si sia mossa sui bilanci solo dopo la Procura. Un vero paradosso”.
E ancora: “Gli organi di vigilanza sono co-responsabili di quanto accaduto. Perché Banca d’Italia ha autorizzato l’operazione Antonveneta? Perché il Ministero dell’Economia e delle Finanze non ha vigilato su Fondazione Monte dei Paschi di Siena che assecondò l’aumento di capitale fatale dove quest’ultima rischiò quasi tutto il suo patrimonio sulla banca, senza alcuna sana e prudente gestione? Perché Consob è arrivata dopo la Procura di Milano a definire il problema dei derivati iscritti in bilancio come titoli di Stato, cui si deve una distorsione del mercato ai danni degli azionisti come sta approfondendo la magistratura?”