Il rapporto è il quinto in cinque anni commissionato dalla Regione
FIRENZE. Le mafie sempre più fanno impresa in Toscana. Nel 2020 i casi di infiltrazione nell’economia sana della regione sono aumentati: anche i tentativi di corruzione sono cresciuti. Probabilmente la crisi economica conseguente alla pandemia ha creato un terreno ancora più fertile: liquidità in crescita della associazioni malavitose, piccole e medie imprese in difficoltà e più deboli. E la Regione intende mantenere alta la guardia.
Il rapporto sulla criminalità organizzata e la corruzione in Toscana, il quinto in cinque anni commissionato dalla Regione alla Scuola Normale di Pisa, un gruppo di lavoro coordinato dai docenti Donatella Della Porta e Salvatore Sberna della Normale e da Alberto Vannucci dell’Università di Pisa, è stata presentato stamani con un evento di tre ore on line. In un centinaio erano collegati, per oltre tre ore, e il seminario può essere rivisto in differita dal canale you tube della Regione.
“Riflessioni e preoccupazione che emergono dal lavoro dei ricercatori della Normale devono tradursi nel nostro agire ed operare” ribadisce il presidente della Toscana, Eugenio Giani. “E’ questo il principio che ci guida” aggiunge. “Il lavoro di analisi fatto insieme negli ultimi cinque anni – prosegue – ha accresciuto comunque consapevolezza e attenzione. Abbiamo allenato occhi ed orecchie, convinti che le mafie e la corruzione si combattono anche parlandone a voce alta e condividendo strumenti di analisi”.
“Quello in Toscana non è un radicamento strutturale – commenta l’assessore alla legalità, Stefano Ciuoffo – ma stupisce e duole il suo essere parte profonda dei processi economici e il loro ripetersi costante nel tempo. Si tratta di percorsi delinquenziali che hanno origine altrove, ma che trovano in Toscana possibilità di far affari e a noi non piace essere terra di ‘investimento’ da parte di questi sodalizi criminali. Abbiamo bisogno infatti di un’economia sana, non inquinata, e di rapporti ordinati e rispondenti alle leggi”. Da qui l’invito a sostenere, con un lavoro di rete, l’azione di procura e polizia, ma anche a costruire, dal basso, una cultura della legalità. “La soluzione – chiosa – non è cambiare tanto questa o quella procedura di gare d’appalto, ad esempio, quanto costruire una rinnovata etica, così nel privato come nel pubblico”.
L’assessore si sofferma infatti prima sul ruolo di facilitatori dei professionisti. “Un tema che mi fa personalmente male – sottolinea – e che dobbiamo fronteggiare a viso aperto con gli ordini professionali con le associazioni di categoria”. Poi affronta il coinvolgimento negli affari malavitosi di chi fa politica, così come emerge dalle inchieste. “I numeri sono ancora fortunatamente modesti – dice – ma non è più quello zero dei precedenti rapporti. Dobbiamo essere vigili”.
“Il presidio del territorio attraverso le istituzioni, le associazioni, i cittadini e la buona economia rimane il primo e più efficace deterrente per allontanare il pericolo di infiltrazioni di una criminalità che comunque ancora non appare radicata come in alcune zone dell’Emilia, della Lombardia o del Veneto” riflette il prefetto di Firenze Valerio Valenti.
E di economia, buona e cattiva, parlano al termine della mattinata sia il sostituto procuratore Luca Testaroli sia il direttore della filiale di Firenze della Banca d’Italia Mario Venturi.
“La criminalità inquina il sistema economico e va ad alterare la normale concorrenza” dice Testaroli, dopo aver passato in rassegna i settori più esposti od appetibili, dalle costruzioni al traffico dei rifiuti. Ricorda, quanto ad attività illecite, anche il sequestro a febbraio 2020 a Livorno, il più importante in Italia, di oltre tre tonnellate di cocaina proveniente dalla Colombia.
“L’illegalità è uno dei nodi che hanno limitato la crescita del nostro Paese – conclude Venturi – La rilevanza dei fenomeni criminali non si esaurisce nel valore delle attività illegali o del sommerso, ma in quanto non viene prodotto per le distorsioni provocate dall’azione della criminalità”.
“Confische e sequestri sono strumenti essenziali di contrasto al sistema mafioso” ripete Testaroli. “Ma è necessario – ribadisce l’assessore Ciuoffo – accelerare la loro restituzione alla collettività, che troppo spesso avviene con tempi eccessivamente lenti”. Il convegno si conclude e l’assessore rivolge un ringraziamento particolare alle Procura della Repubblica e a tutte le forze di polizia “per il lavoro che svolgono quotidianamente”.