"È importante implementare il raccordo tra Università e mondo lavorativo incentivando le aziende ad investire sul territorio"
SIENA. «… la vecchia struttura non contiene e non riesce a dare soddisfazione alle esigenze nuove: la disoccupazione permanente o semi-permanente dei così detti intellettuali è uno dei fenomeni tipici di questa insufficienza, che assume carattere aspro per i più giovani, in quanto non lascia “orizzonti aperti”».
Mai come oggi, il pensiero di Antonio Gramsci sulla società e sui giovani del suo tempo appare così attuale: potrebbe descrivere con precisione il nostro presente, la nostra epoca, i nostri giovani.
Quando arrivai a Siena, pensavo che questa sarebbe stata sinonimo di un altro temporaneo soggiorno; ritenevo che – come era accaduto con tutte le mie città – sarei rimasta per poco, prima di ripartire per la meta successiva.
Invece, dieci anni dopo e complici il destino e la volontà di restare nella città che mi ha fatto sentire finalmente a casa, mi ritrovo a riflettere sui mutamenti, le criticità e le prospettive di questo luogo.
Se appena arrivi a Siena hai la sensazione di trovarti davanti ad un circolo chiuso, vivendola ti accorgi di come invece rappresenti un terreno fertile e che, sebbene ancorata alle sue tradizioni, riesce però a trasformarsi; come in un apparente ossimoro, la città riesce a rinnovarsi e guardare al futuro muovendo dal passato e dalle sue tradizioni.
La nostra città gode di un notevole beneficio derivante dalla presenza di tanti giovani, provenienti da ogni parte del nostro Paese e non solo, che vengono qui per studiare e/o specializzarsi e rappresentano un’importante fonte di dialogo e confronto, indispensabile per la crescita sociale e intellettuale di una comunità e per contribuire a rendere un luogo “attrattivo” per la vita, lavorativa e non solo. È infatti evidente per molte città d’Italia – Siena inclusa – il fenomeno della fuga dei giovani, attratti dalle “grandi città” per le migliori opportunità di lavoro e di crescita come individui, fenomeno in continua espansione e che sta causando una sempre più incisiva distanza tra le “capitali d’Italia” e le altre città, sempre più irrimediabilmente “di provincia”.
Ebbene, penso davvero che Siena, sotto questo profilo, possa rappresentare una piccola grande città: un luogo verso il quale i giovani – autoctoni ma non solo – possano mirare per soddisfare le proprie ambizioni lavorative e per stabilire la propria vita.
È dunque importante implementare il raccordo tra Università e mondo lavorativo incentivando le aziende ad investire sul territorio. Restare sul proprio territorio (o quello dove si è scelto un percorso di studi) è certamente – come qualcuno ha già detto – un atto di coraggio: per questo è indispensabile trasformare i punti di debolezza della propria città in opportunità.