E in borsa la banca è sulle montagne russe
di Red
SIENA. Bastano due chiacchiere davanti a un bel bicchier di vino per rallegrare tanta gente. E a questo si deve derubricare il can can che ha portato il titolo MPS a una rapida ascesa in borsa ieri (+4,38%), grazie alla stampa che riportava l’attenzione sulla cancellazione del vincolo di voto al 4% per tutti gli azionisti. Solo così infatti un nuovo soggetto non bancario potrebbe entrare nel capitale sociale della banca. L’abolizione del tetto di voto faciliterebbe la realizzazione dell’aumento di capitale già deliberato (nella disponibilità esecutiva esclusiva nelle mani di Profumo) e indispensabile per rimborsare una parte dei Monti Bond. Si è scritto che gli speculatori stiano lasciando il posto agli investitori, ma basta un giorno per vedere il titolo sospeso dagli scambi con grossi ribassi: altro che, una bella festa! Da lunedì sera ritornerà in vita la moral suasion del sindaco di Siena, perché comunque finalmente ce ne sarà uno. E proprio l’atteggiamento con cui si rivolgerà verso la Fondazione (e la banca di riflesso) dirà una parola definitiva sul futuro della storia tra MPS e città.
Periodicamente, come un vecchio film prima in versione restaurata poi in formato 3D, l’amministratore delegato della Cassa di Risparmio di San Miniato, Divo Gronchi, 74 anni, viene dato vicino alla presidenza della Fondazione Mps. E’ quanto ricostruisce stavolta La Stampa di Torino, secondo cui è questo “il nome che circola con insistenza”: tutto questo conferma che l’Italia (e ancor meno Siena) sia un paese per giovani. Che cosa se ne farebbe la città di una minestra riscaldata? Il tutto mentre il numero uno in uscita Gabriello Mancini, che scade il 3 agosto, potrebbe occuparsi prima dell’addio “di una pesante incombenza: la cessione sul mercato di una quota fino al 10% dell’istituto”. Ai prezzi attuali, ricorda il quotidiano torinese, ovvero a 0,26 euro, il 33% della Fondazione vale circa un miliardo. “Vendendone un terzo, l’Ente abbatterebbe completamente il debito e consegnerebbe al prossimo presidente una Fondazione senza l’angoscia dei covenant sui prestiti che potrebbero far scattare l’escussione attualmente a 0,13 euro per azione”. E almeno si quantificherebbe il danno incredibile che questa Deputazione con questo presidente e due provveditori, (di cui il primo defenestrato e non è mai stata spiegata la vera ragione dell’allontanamento), hanno causato alla città di Siena e di cui si ritengono non responsabili né giudicabili dalla pubblica opinione. Gronchi era tornato alla Carismi nel novembre 2011 dopo l’esperienza alla Popolare di Vicenza. Dopo essere stato direttore generale dell’istituto di credito vicentino dal 2001 al 2005, ebbe una parentesi alla guida della banca popolare italiana, per poi rientrare a Vicenza nel 2007, prima nuovamente come direttore generale e, dal 2008, come consigliere delegato.
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