Il titolo va in ribasso e vendere azioni non conviene più...
di Red
SIENA. Il titolo MPS scivola ancora in borsa nella giornata di giovedì con -1,43% a euro 0,2835. Il titolo, nel corso della seduta, è arrivato a perdere fino al 5,39%, a causa dell’esito non soddisfacente delle aste di titoli italiani, ma poi è risalito, sfruttando anche l’oscillazione dello spread che è tornato a livello di 360 punti base. MPS è stato l’unico bancario a chiudere le contrattazioni in rosso. Ieri, secondo gli analisti, sembrano aver pesato specificatamente le non buone considerazioni per le ispezioni di Consob e Banca d’Italia nei conti e nei piani alti di Rocca Salimbeni. Ispezioni che il sindaco uscente Marco Turchi, adesso indicato come elemento di discontinuità alla vicepresidenza del nuovo board diretto da Alessandro Profumo (!), ben conosce. L’ispezione del marzo 2011, che riguardava la consistenza dei crediti, aveva portato via Nazionale a chiedere di “rafforzare la capacità di monitorare l’evoluzione del credito e di contribuire alla robustezza degli esercizi previsionali nella spera economico e patrimoniale”. Richiesta rimasta insoddisfatta, che ha fatto ritornare gli ispettori a Siena. Un altro elemento di discussione è venuto dalle contestazioni di un socio a proposito del contenzioso sorto con il fisco che ha portato la banca a transare una cifra importante.
Il Monte dei Paschi, nella bozza di “Nota integrativa al bilancio” spiega le ragioni per cui ha deciso di pagare, nonostante il rischio “remoto” del contenzioso con l’Agenzia delle Entrate: “Pur pienamente convinta della correttezza del proprio operato MPS ha assunto tale decisione dopo avere valutato con la massima attenzione i rischi e le possibili soluzioni che apparivano connessi a tali vicende e che vedevano interessati i principali gruppi bancari nazionali, tenendo conto dell’entità della riduzione accordata, rispetto alla originarie contestazioni, nonché del grave pregiudizio che, nell’attuale contesto di mercato, avrebbe arrecato alla Banca ed al Gruppo il protrarsi dello stato di incertezza di per sé lesivo della valutazione della banca”.
I risultati delle ispezioni sono comunque ancora di là da venire, e il ritardo sembra aver colpito negativamente l‘opinione degli operatori di Borsa. Di conseguenza la Fondazione ha completamente stoppato la vendita del residuo di azioni che doveva alienare (ceduto finora il 12,66% contro il 15,5% obiettivo), visto che prenderebbe pochi soldi insufficienti alla bisogna e ha cominciato le trattative per arrivare con un accordo complessivo di rinegoziazione del debito entro la data tassativa del 30 aprile. Le cifre, 100 milioni più o meno, sono sempre le stesse “al’incirca” visto che comunicati ufficiali non ce ne sono.
Nel frattempo Giuseppe Mussari, abile nell’arte di scomparire dalle cronache cittadine e dalle responsabilità operative prima ancora della fine del mandato (a parte la votazione sul nuovo piano urbanistico), è costretto a uscire allo scoperto, visto che è anche presidente Abi. Sembra che non abbia perso il vizio delle promesse megalomani, come quando profetizzò due miliardi di utili per banca MPS (e invece ci siamo ritrovati con i nuovi soci e i nuovi dirigenti “forestieri”, alla faccia della decantata senesità). L’avvocato di Catanzaro proporrà al Ministro dello Sviluppo Economico Passera la creazione di un plafond bancario di cinque miliardi di euro a valere sulla liquidità della Bce “per investimenti a 5 anni per lanciare un segnale chiaro di speranza alle imprese”. A Radio1 Rai ha dichiarato stamattina che “C’è la possibilità di far credito e di farlo a buone condizioni per investimenti che accompagnino la crescita”. Visti i precedenti… gesti apotropaici a sfare!