L'azione di responsabilità verso Bankitalia è un dovere verso Siena
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di Red
SIENA. Comincia a prendere corpo il motivo delle dimissioni di Giorgio Olivato lo scorso novembre, dopo appena due mesi dall’insediamento come vicepresidente della Fondazione MPS. Qualche giorno fa, in un trafiletto di un giornale locale, si dava conto del fatto che le dimissioni venissero in seguito alla bocciatura della proposta di Olivato di fare una azione di responsabilità verso Banca d’Italia e Ministero dell’Economia. Noi pensiamo per omessa vigilanza, ma le dimensioni di un trafiletto sono tali da non consentire lo svisceramento della problematica. Ma sufficiente a dichiarare una cosa grave. Lo riprendiamo dopo qualche giorno, per constatare che nei politici locali, che dovrebbero stimolare il dibattito e sottolineare gli interessi legittimi della città, la regola che il silenzio è d’oro è stata rispettata, more solito.
Ma Olivato ha ragione da vendere. L’avvenimento cardine dell’acquisto di Antonveneta è il Fresh 2008, il prestito oneroso mascherato da aumento di capitale in favore di JP Morgan per aggirare le regole. Con le parole scritte nella ricostruzione fatta da Via Nazionale sugli avvenimenti MPS si dice che “nel marzo del 2008 la Banca d’Italia comunica a MPS che il perfezionamento dell’operazione è subordinato alla realizzazione delle predette misure di rafforzamento patrimoniale. Con riferimento all’aumento di capitale riservato a JP Morgan e alla prevista emissione dei titoli FRESH, la Vigilanza richiede a MPS di assicurare che le relative strutture contrattuali siano coerenti con la natura di qualità primaria assegnata allo strumento e di garantire il pieno trasferimento a terzi del rischio di impresa”.
Mussari, di fronte a una operazione di 9 miliardi di euro, alla fine di maggio 2008 manda attraverso bonifici a Londra e altrove 17 miliardi di euro. Il 31 dello stesso mese annuncia la chiusura dell’operazione Antonveneta, ma sulla realizzazione delle misure di rafforzamento patrimoniale non c’è alcun via libera del controllore, la Banca d’Italia del presidente Mario Draghi, del vice Annamaria Tarantola e del direttore generale Fabrizio Saccomanni. Lo riconosce lo stesso istituto che afferma “Il confronto tecnico con MPS si protrae fino a settembre del 2008, quando la Banca d’Italia rappresenta formalmente a MPS gli elementi ostativi al pieno computo nel patrimonio di qualità primaria della banca delle azioni al servizio del FRESH”. In parole povere, Bankitalia ammette di aver permesso la chiusura di una operazione che non aveva l’autorizzazione dell’organo di vigilanza, di sé stessa: il colpevole rende confessione. Ma si può finta di non sentire e non saper leggere?
Se autorizzo l’operazione a settembre quanto fatto prima non è legale, giusto? Forse Olivato qualche ragione ce l’ha. Forse pressioni politiche sono venute dal ministero che non vedeva di buon occhio lo straniero ispanico installarsi a Padova, ma aveva gli strumenti per impedire lo scempio e quindi ha la sua bella parte di responsabilità. E tutti a dare addosso a quattro gatti dei senesi per la cattiva conduzione della banca quando questi alfieri della politica finanziaria dell’Italia armeggiavano e decidevano delle sorti del Monte. Chi sta dando addosso ai senesi? Proprio gli attori che ne furono responsabili allora. Con Draghi e Tarantola impegnati altrove, silenti e protetti da chi li ascolta senza contraddirli, parlano i vari Saccomanni e Visco, agitando i quattro miliardi di Monti Bond che hanno inventato loro per mettere un tappo alla situazione da loro generata. Vincenzo Visco è ritenuto fin dal 2006 il politico che maggiormente ha contribuito a mettere Giuseppe Mussari alla guida di MPS, e non ha mai avuto bisogno di smentire la voce, quando aveva salvato gli equilibri interni del suo partito e le cose andavano benissimo. Lo rifarebbe ora? E ancora più forte ci chiediamo: quanto vale in vil pecunia una omessa vigilanza da 17 miliardi di euro?