Emergono particolari sul crollo economico di Palazzo Sansedoni
di Red
SIENA. Sulla testa dei senesi grava il peso del bond perpetuo. 490 milioni di euro di debiti contratti nel 2008 dalla Fondazione, mai sanati quando si gridava al miracolo degli utili miliardari e il vento in poppa spingeva la navicella del Monte verso i territori colonizzati di Lecce e di Padova. Bond perpetuo. Siccome a Siena si lascia ai figli l’amore per la contrada, la passione per il basket, la casa ereditata dai nonni, Gabriello Mancini e Giuseppe Mussari, a loro gloria imperitura, hanno pensato di farci tramandare ai posteri il bond perpetuo, dal nome esotico e fascinoso: “Fresh”. Immaginifico come un dentifricio.
Il mondo finanziario mondiale grida al miracolo della originale transazione, il “cappio al collo” che i mercati, guidando le mani sapienti di Mediobanca e Credit Suisse, stanno stringendo. Risultati operativi concreti: la struttura guidata da Claudio Pieri sta soccombendo e oggi gli organi di informazione non ufficiali della banca sono scesi in campo per avvertirci, se mai non lo avessimo saputo, che ci sono dei “problemi”. Raccontati in modo da far pensare ai sempliciotti che “la crisi mondiale è arrivata a Siena”, mentre la crisi è diventata irreversibile per Siena, grazie a una condotta irresponsabile e approssimativa della banca “pubblica” da parte di tutti gli attori intervenuti che hanno svenduto asset (oggi dovrebbero concludere la svendita delle azioni Mediobanca con una minusvalenza di circa 140 milioni di euro) e proprietà (ultimo il palazzo dei Normanni a Roma, poi toccherà alla Sansedoni).
E mentre intorno si dà per scontato che la Fondazione MPS scenderà al 33% del capitale sociale della banca MPS, Mancini si affanna a cedere ai soci di minoranza Axa (che infatti ieri alla borsa francese ha fatto +13%) e al sospeso Francesco Gaetano Caltagirone il 17% delle quote che consentirà ai finanziatori di brindare all’affare succulento appena concluso. Loro si leccano i baffi, noi stiamo a parlare di milioni nemmeno fossero noccioline. Chissà se ci faranno conoscere i particolari degli accordi che stanno prendendo, o saranno top secret come il contratto d’acquisto di banca Antonveneta. Quello per cui, una volta scoperto che la vendita era un bidone (ricordate Totò che si vende il Colosseo? Totòtruffa 62), non c’erano appigli o riserve a cui appellarsi per ridiscutere i nove miliardi appena versati al Santander di Botin. Sarà così siglato un patto di sindacato, dopodichè siamo tutti in attesa delle dimissioni in massa della Deputazione: appena lo scorso 10 settembre il Comune (e pochi giorni dopo la Provincia) aveva approvato una mozione sulle Linee Guida Programmatiche che indicava alla Fondazione la strada maestra da seguire, cioè salvaguardare “l’indipendenza strategica della Banca MPS , garantendone la non scalabilità”. Triste destino, non ci sono riusciti, e tra poco avremo la prova provata del misfatto. Compito al quale sono clamorosamente venuti a mancare dopo appena due mesi.