Su 290 milioni in derivati a favore di Credit Suisse interessi da capogiro
di Red
SIENA. La Fondazione Monte dei Paschi sarebbe completamente in mano alle banche che ne hanno finanziato la PARTECIPAZIONE ALL’AUMENTO DI CAPITALE fatta tra giugno e luglio appena passati. Queste le conclusione a cui arriva un articolo di Andrea Greco pubblicato su Repubblica. In cui ci racconta che qualche sprovveduto dirigente avrebbe firmato un contratto-capestro con la banca svizzera Credit Suisse, che aumenta esponenzialmente il debito della Fondazione al calare della quotazione in borsa del titolo MPS. “Il primo azionista senese ha un esposizione di circa 1.050 milioni, di cui 900 con banche: 525 milioni residui del prestito per l’ultimo aumento, con un pool guidato da JP Morgan; 370 con altri, tra cui Mediobanca e Credit Suisse. Con gli svizzeri corre un insidioso debito da 290 milioni in derivati, che si moltiplica con il calo del titolo della banca sottostante”. Parlangeli dovrebbe a questo punto dire chiaramente alla città cosa è successo proprio in quei giorni intorno al Palio di luglio.
Ma prosegue l’interessante articolo di Greco: “Tutto il 50,2% della Fondazione è stato dato in pegno alle banche, tra quota iniziale e integrazione dei margini. E ai prezzi di borsa quel pacchetto vale 1.380 milioni, più dei fidi, ma la distanza si assottiglia E NON E’ CHIARO SE I COVENANT SIANO RISPETTATI”. Ma Gabriello Mancini di fronte a domanda risponde sempre “No commnet”. Proseguiamo: “Così Palazzo Sansedoni avrebbe chiesto ai prestatori di rinegoziare i contratti, stipulati in condizioni di mercato diverse, e migliori. L’intento della Fondazione è salvaguardare il proprio pacchetto, senza alienare azioni MPS, né produrre impatti sulla quotazione provata di suo. Pertanto la priorità andrà alle dismissioni di altri attivi dell’Ente (guarda caso proprio come chiedeva l’ultimo indirizzo firmato dalla giunta Ceccuzzi -.- ndr) come il 2% di Mediobanca, il 31% dell’immobiliare Sansedoni, il 36% della tenuta Fontanafredda, l’1% di Sator (e ciò spiega la presenza di Matteo Arpe a Siena, ndr)”. Quindi la Fondazione bancaria più ricca e liquida d’Italia sarebbe stata condotta nel baratro a un punto di non ritorno, perché comunque vadano le cose la tanto sbandierata linea del Piave, cioè il controllo assoluto della banca, non sarà mai più rispettata. E il sindaco di Siena sapeva tutto e chissà da quanto tempo, visto che ha elaborato e fatto approvare dal Consiglio Comunale un Documento di Programmazione Strategica Pluriennale (come definito dal comune stesso), che permette alla Fondazione di alienare tutto quello che è possibile, senza dirlo esplicitamente. Per la conclusione del giornalista de La Repubblica: “C’è tempo fino a Natale per riscrivere quei prestiti prima che inizino a dare troppo fastidio alla terza banca italiana”. Troppo ottimista: i mercati non arriveranno a Natale, vista la progressione dello spread che sovraintende a tutto.
Ricapitoliamo. Una Fondazione senza reddito (era appena stato approvato il bilancio 2010 negativo per 128 milioni di euro), ha fatto una serie impressionante di debiti e sperava di rimborsarli con una previsione di utili non prodotta con il proprio lavoro o basata su rendite certe, ma appoggiandosi su prospettive di utili fatte da una banca che stava per ricapitalizzare, perché sprovvista della liquidità per far fronte alle necessità quotidiane della clientela. E in quel frangente l’Abi di Giuseppe Mussari ha girato la testa dall’altra parte assieme alla Banca d’Italia di Mario Draghi, e così hanno rinunciato al loro compito di vigilanza, insieme stavolta con il Ministero competente, quello che aveva nominato Mussari alla presidenza Abi. Tutti questi soggetti, nell’indifferenza di sindaco uscente e di sindaco entrante – nonché della città, in larga parte assopita da mancanza d’informazione e distratta dal corposo “panem e circenses” senese fatto di calcio, basket e Palio – hanno poi permesso che i debiti fossero contratti con soggetti concorrenti di MPS, che potevano solo avere l’interesse che tutto andasse male, per fare di Siena un solo boccone e senza aver sparato un colpo. Intanto a Siena si discuteva delle erogazioni mancate (presenti e future): per forza, visto che per sapere le cose dobbiamo farcele raccontare da un giornalista milanese.
La Fondazione MPS è nata nel 1995, ha solo sedici anni. Che si possa parlare di circonvenzione di minore?
(+) Ultim’ora, domenica 27 ore 13:30
Nella mattina di domenica si è diffusa la notizia che al Fondazione MPS avrebbe ottenuto dalle banche la sospensione del meccanismo che aumenta il numero di azioni Monte dei Paschi di Siena a garanzia dei prestiti in essere. Mediobanca e Credit Suisse vogliono allontanare da sé il sospetto che intendano sfilare surrettiziamente alla Fondazione il controllo della banca senese. Risultano così sospesi per il momento gli effetti distruttivi dell’azione della Fondazione che in pochi anni ha bruciato quasi 5 miliardi di euro per mantenere il controllo su Rocca Salimbeni, senza riuscirci! E’ rimasto in sospeso il nuovo valore del trigger, la quotazione del titolo al di sotto della quale scatta l’obbligo di reintegro di azioni MPS a garanzia. Esso attualmente è a euro 0,23 – corrispondente al valore di Borsa attuale. Abbassarlo significa dare il via a nuovi ribassi speculativi, giungendo a risultati opposti a quelli desiderati.