Dai saldi di fine stagione certezze per l'apparato di controllo di rimanere saldato alle poltrone
di Red
SIENA. Senso compiuto hanno avuto le parole del sindaco Ceccuzzi che invitava i capigruppo in Consiglio Comunale al silenzio per non disturbare i movimenti in corso nella Fondazione MPS. La quale senza nemmeno attendere formalmente i nuovi indirizzi di programmazione di Comune e Provincia, giacché ora sono i proprietari ad andare a rimorchio sperando di salvare almeno le poltrone, ha di fatto svenduto lo svendibile a prezzi improponibili che ridurranno e manterranno in miseria la città per le prossime generazioni.
Il tutto sotto la tutela delle banche creditrici, naturalmente. E con il silenzio-assenso di gran parte delle opposizioni – escludendo le iniziative disperate di Corradi e della Vigni – pare proprio che da più parti stiano tutti tirando la volata al terzo mandato Mussari sulla poltrona più alta di Rocca Salimbeni, con la conferma del supino Mancini o la nomina di un altro Carneade di turno, magari gestore di casinò o di Province in prossima – mai tanto più promessa e non attuata – estinzione, in Palazzo Sansedoni (mai l’avvocato di Catanzaro accetterebbe di essere comandato da qualcuno in fondazione, come ben ci ha spiegato Gabriello Mancini nella sua autodifesa). La Repubblica indirettamente smonta la polemica garbata che su questi pixel del Cittadinoonline sta portando avanti l’Aurigi Mauro: a Siena non esiste un uomo “forte” capace di traghettare autorevolmente la banca verso situazioni diverse. Il “senese-tipo” (ammesso che esista) è un personaggio immobile come le Cariatidi di certi templi greci corrose dallo smog e dal guano dei piccioni.
Per cui ha gioco facile la politica della conservazione del potere, ridimensionato ma pur sempre potere, dell’inquilino di Palazzo Pubblico, che ha preferito dieci anni sicuri con vista su Piazza del Campo che due anni incerti alla Camera dei Deputati (tanto la pensione da onorevole l’ha portata a casa).
La Fondazione scenderà entro marzo 2012 al 33% dell’azionariato Monte dei Paschi (oltre 500 milioni ai prezzi attuali), con o senza aumento di capitale, quel numero che garantisce il potere di controllo nelle assemblee straordinarie; i proventi della svendita delle azioni insieme al gruzzoletto da 300 milioni delle dismissioni di partecipazioni (F2i, Sansedoni, Sator,ecc.) saranno utilizzati per chiudere le posizioni debitorie, o metterle comunque in assoluta sicurezza sia che ammontino a 900 milioni come chiosano alcuni analisti, sia che raggiungano la cifra di 1,1 miliardi come raccontano altri; la nomina di un amministratore delegato rimarrà una boutade disinformatrice per far chiacchierare quotidiani e popolino; come altrettanto le voci di nuovi soci, Cassa Depositi e Prestiti o altro che sia, visto che gli amministratori della Fondazione, come noi, contano sul fatto che, salvata la faccia con la manovra Draghi sulla liquidità illimitata per le banche, l’Eba alla fine dovrà decidere che i BTp attualmente in pancia alle banche italiane dovranno essere conteggiati a valore nominale (e non di mercato) e che non saranno considerati tossici (sennò perché mai la Bce dovrebbe invitare gli istituti di credito a comprare “anche” titoli di stato l’anno prossimo con la nuova liquidità? Se sono tossici qualsiasi amministratore di banca che li comprasse potrebbe essere accusato di non fare gli interessi del suo istituto, no? Guardate oltre le apparenze, cari lettori).
In definitiva, mentre l’Osservatorio Civico osserva e mette manifesti in città, si ricompone politicamente nel momento più difficile per il PD locale l’asse Ceccuzzi-Mussari, si accodano i dignitari locali che traggono prebende a vario titolo sia della maggioranza che dell’opposizione, si salda la poltrona del Direttore Generale in Rocca Salimbeni: il tempo della cacciata è tramontato.
Gli stipendi sono salvi, anzi saranno stati bravi a salvare il salvabile (?) e quando sarà tutto a posto diranno “scurdammoce o’ passato, simme e’ Siena paisà”. I cittadini senesi che negli anni delle vacche grasse erano tra i più indebitati d’Italia grazie alla pubblica amministrazione locale di Cenni Maurizio, avevano le tariffe tra le più care d’Italia per i servizi, continueranno a pagare gli affitti più alti del paese (in relazione alla grandezza della città) e continueranno ad emigrati in massa nella sub-periferia dei comuni limitrofi per eccessivo costo degli immobili. E continueranno a pagare rimanendo la solida base su cui è stato costruito negli anni il “sistema Siena”. E poi dicono della comunista Corea del Nord!