di Augusto Mattioli
SIENA. Crescono il patrimonio della Fondazione Montepaschi ma – per far fronte a tempi difficili – anche gli accantonamenti. E’ la tendenza degli ultimi quattro anni dei conti della fondazione come si rileva dalla relazione che il presidente uscente (e probabilmente "rientrante") ha fatto stamani nel presentare il bilancio di missione del 2008, ma anche appunto dei suoi quattro anni di gestione.
Il patrimonio attuale è di 5,5 miliardi con un incremento, tra il 2005 e il 2008 di 496 milioni di cui 257,9 accantonati a riserva obbligatoria, 193,4 a riserva facoltativa, mentre un incremento ulteriore delle riserve di 44,6 milioni è venuto da interventi diretti con un aumento patrimoniale complessivo di 495,9 milioni. Se si guarda ancora più lontano nel 1996 il patrimonio era di 2696 milioni. Nel quadriennio che si sta per chiudere sono stati 779 i milioni disponibili per l’attività istituzionale su progetti propri, progetti di terzi e progetto sud. Erogazioni che sul territorio senese hanno un impatto del 2,9% sul Pil. In particolare, se si osservano i settori rilevanti, lo sviluppo locale nel quadriennio ha ottenuto risorse per 240 milioni, l’arte per 129, l’istruzione per 79, la sanità per 45, la ricerca scientifica per 41.
Mancini ha sottolineato come la Fondazione si sia mossa sulla base del documento di programmazione della deputazione generale e abbia avuto come obiettivo primo quello “del rafforzamento patrimoniale con consistenti accantonamenti”. Necessari per far fronte ai problemi che la crisi attuale pone. Mancini ha puntualizzato che la Fondazione “ha modificato in modo sostanziale il proprio approccio sulla gestione del patrimonio, da investitore classico (con due sole partecipazioni di rilievo come Banca Montepaschi e Imi San Paolo), ad investitore più attivo che abbia finalità più rivolge allo sviluppo economico e alla mission della Fondazione”.
La strada che la Fondazione senese deve percorrere “è una progressiva diversificazione del patrimonio rispetto al settore bancario”, un tema su quale si sta discutendo (è accaduto in consiglio comunale in occasione della discussione sulle linee programmatiche per il prossimo mandato), in vista della nomina dei nuovi vertici. Un processo che dovrà essere ripreso rapidamente dopo avere subito uno stop con l’aumento di capitale della banca per acquisire Banca Antonveneta. In ogni caso la diversificazione, ha detto Mancini, rispondendo ad una domanda dei giornalisti non partirà “da una diluizione della partecipazione nella Banca”. Attualmente la Fondazione detiene il 55 per cento del capitale di Mps, una partecipazione che costituisce il 71,5 per cento del suo patrimonio. Secondo Mancini "il processo di diversificazione del patrimonio della Fondazione è già in corso con gli investimenti in Fontanafredda e in nanotecnologie". Su questo aspetto c’era un preciso riferimento in consiglio comunale, sia nel documento delle liste civiche sia in quello della maggioranza votato anche dal Pdl.
Mancini si è soffermato anche sul tema della qualificazione degli interventi, che dovrà migliorare tenendo conto che le risorse disponibili, vista la crisi, diminuiranno. Riguardo alle somme non spese il presidente ha ripetuto "chi non le ha utilizzate le metta a disposizione della città. Credo che gli stessi criteri perentori del bando straordinario (la restituzione delle erogazioni non caso non si utilizzino entro una data stabilita – ndr) vengano stabiliti anche per le erogazioni normali”.