SIENA. “I cancelli della Tenuta di Suvignano si sono finalmente riaperti alla “collettività”, si legge nei roboanti comunicati stampa che si susseguono ininterrottamente da mesi relativamente al tanto atteso ritorno della Tenuta al “bene comune”. Peccato che finito un incubo giudiziario oggi ne inizi uno politico, peccato che Suvignano sia finita, oggi più di ieri, nella fitta ragnatela di interessi politici dove sguazzano il PD, le cooperative e una rete di associazioni politicizzate – dichiara Alessandro Dolci Segretario di FN Siena -. Altro che ritorno al pubblico, a Suvignano siamo di fronte ad una super-privatizzazione pilotata dalle sinistre. Chi fino ad oggi ha sventolato lo spauracchio dei prestanome come motivo per portare a termine l’operazione Suvignano in siffatto modo, è solo un ipocrita con scarsa fiducia nello Stato”.
“La Tenuta di Suvignano, la cui lunga vicenda giudiziaria legata alla confisca è ormai nota, a seguito della riconsegna avvenuta lo scorso febbraio (con l’intervento del ministro Salvini) è tornata alla ribalta quale simbolo della lotta alla mafia che, come si legge pure in un comunicato dell’assessore Regionale Vittorio Bugli del 23 giugno scorso, anche in Toscana “sciacqua i propri denari e fa affari” e che “nella campagna senese aveva investito parte dei suoi guadagni illeciti””.
“Vero, ma a qualcuno sfugge – continua Dolci – un dettaglio di non poco conto, ossia che se la mafia ha trovato terreno fertile in questa Regione, la Toscana e nella nostra Provincia, da sempre la più rossa d’Italia, è proprio grazie all’apparato “para-sovietico” che la governa ininterrottamente da sett’antanni. Come le nazioni dell’ex Unione Sovietica sono infestate dal crimine organizzato che si è sviluppato durante gli anni del totalitarismo all’ombra della oligarchia comunista, così la “piovra” della mafia nostrana ha fatto affari pure in Toscana e a Siena, grazie al medesimo sistema di privilegi e clientele politiche che ha “oliato” bene certi meccanismi di penetrazione del fenomeno mafioso”.
“Fanno sorridere pertanto le citazioni fatte da lor signori ai Giudici Falcone e Borsellino, uomini di Stato prima di tutto animati da valori di giustizia sociale e non certo da valori marxisti. Il primo di fervente formazione cattolica, il secondo già segretario giovanile del FUAN ai tempi del MSI. Uomini di punta dell’antimafia, uomini al servizio della Nazione, Magistrati che tra l’altro indagarono anche sui traffici finanziari occulti del PCI-PCUS, ossia sui traffici tra Botteghe Oscure e Mosca….”.
“Oggi esponenti locali e regionali del PD, con un passato nelle fila del vecchio PCI, plaudono alla riapertura di Suvignano attaccandosi la medaglia della legalità al petto: proprio gli esponenti di quel partito, il PD, che in Toscana ci rimanda ai tristissimi casi del Forteto, agli scandali finanziari di BancaEtruria e del Monte dei Paschi di Siena. Di quale “legalità” si ammantano questi signori del PD toscano e nazionale, che tra l’altro vanta decine e decine di indagati per reati contro la pubblica amministrazione?”
“Se poi si guarda alla offerta formativa/ricreativa organizzata a Suvignano e alla natura degli enti assegnatari ci si rende subito conto che si tratta di un affidamento chiaramente politico e a senso unico: la gestione delle attività e dei campus estivi è stata affidata nientemeno che all’Arci nazionale con il partenariato di Arci Siena con i circoli di Monteroni d’Arbia e Murlo, oltre alla Cooperativa Centro Italia di Monteroni d’Arbia, la Cooperativa Libera e Cgil-Spi Cgil”.
“Insomma Suvignano “bene comune” poteva essere l’occasione, una volta tornato al territorio, per essere una vera fucina di legalità ed educazione civica ai sani valori e sentimenti nazionali, come la Patria, la famiglia, il lavoro e i valori cristiani vista anche la presenza di un antica chiesa: invece è accaduto quello che temevamo, ossia la trasformazione di Suvignano in una specie di “riserva di caccia” per le cooperative rosse, dove il prossimo passo sarà magari quello di destinarvi qualche decina di immigrati da sventolare come simbolo del buonismo catto-marxista”.
“Se il destino di Suvignano – conclude Dolci – doveva essere quello di tornare nella rete della “lobby rossa” tanto valeva che la Tenuta restasse sotto la gestione della Agenzia Nazionale o che fosse nazionalizzata e compartecipata da un consiglio di lavoratori del comparto agricolo e imprenditori del settore, scelti con criteri di meritocrazia e competenza”.