Taccionon tutti gli "espropriati dei ruoli"
SIENA. Il presidente Profumo, a margine di un convegno organizzato dalla Fondazione Nilde Iotti ed a meno di un mese dall’affermazione “La senesità della Banca è perduta”, ci dice ora che l’assemblea degli azionisti del Monte dei Paschi, convocata per il 9 ottobre, è chiamata ad approvare la delega per l’aumento di capitale fino a 1 miliardo da effettuarsi nei prossimi cinque anni e alcune modifiche statutarie tese “a semplificare alcuni processi decisionali come richiesto anche dall’azionista di riferimento (Fondazione Mps).
In particolare Profumo chiede, nell’ottica di una maggiore efficienza della struttura, che le decisioni su temi sensibili, quali l’incorporare partecipate o il cedere rami d’azienda, siano sottratte all’assemblea dei soci e ricondotte semplicemente al CDA, al quale per altro intende assegnare prevalenti funzioni di indirizzo e supervisione strategica, attribuendo la gestione corrente ad altri organi esecutivi”.
Il presidente Profumo si riserva inoltre il potere di nomina e di revoca “dei responsabili delle strutture a riporto diretto de CDA”. Ed ultimo, ma non ultimo, l’assemblea dei soci che deve deliberare sull’aumento di capitale già previsto “con delega al CDA per realizzarlo nei cinque anni successivi”.
In altre parole il presidente Profumo sottrae all’assemblea dei soci la facoltà di deliberare su temi sensibili e la possibilità di intervenire, nella fase di aumento di capitale, persino nella individuazione dei nuovi azionisti. Contemporaneamente sottrae al CDA ogni potere decisionale assegnandogli generiche funzioni di indirizzo, mentre l’AD Viola non potrà neppure più scegliersi i collaboratori che saranno nominati direttamente dal Presidente. Profumo ha di un sol colpo fatto fuori assemblea dei soci, Fondazione MPS, CDA e amministratore delegato, per riservarsi l’esclusività del comando in una banca dove, almeno formalmente, “la governance ha sempre privilegiato gli organi collegiali”.
Al di là del “Un uomo solo al comando” di infausta memoria, quel che sorprende è che un consiglio di amministrazione e una Fondazione si lascino spossessare delle prerogative, che un territorio ha loro affidato, senza proferire parola e consentendo su tutto. Questo silenzio chiarisce il senso delle nomine fatte a suo tempo da Ceccuzzi, quando qualcuno che da anni considerava il legame con il territorio della Banca senese come una anomalia e profittando del dissesto creato dalla precedente gestione, per altro amica di Profumo, volle stoppare l’intervento di Banca d’Italia che aveva autorevolmente suggerito Fabrizio Viola come amministratore delegato.
Chiarisce anche il ruolo avuto da Ceccuzzi in questa vicenda di esproprio della città della propria banca, ma non chiarisce se lo stesso Ceccuzzi sia mai stato consapevole di quello che stava facendo e quale interesse, al di là della gratitudine dei potenti beneficiati, ne possa trarre. Non chiarisce neppure il ruolo di Mancini il quale al momento di dare il suo assenso sul nome di Profumo preferì allontanarsi sbattendo la porta, di quel Mancini di cui Ceccuzzi fino a poco tempo fa chiedeva le dimissioni e che oggi, rispetto all’esproprio annunciato di ogni suo ruolo residuo, non ha nulla da dire..
Agostino Milani – Futuro e Libertà
In particolare Profumo chiede, nell’ottica di una maggiore efficienza della struttura, che le decisioni su temi sensibili, quali l’incorporare partecipate o il cedere rami d’azienda, siano sottratte all’assemblea dei soci e ricondotte semplicemente al CDA, al quale per altro intende assegnare prevalenti funzioni di indirizzo e supervisione strategica, attribuendo la gestione corrente ad altri organi esecutivi”.
Il presidente Profumo si riserva inoltre il potere di nomina e di revoca “dei responsabili delle strutture a riporto diretto de CDA”. Ed ultimo, ma non ultimo, l’assemblea dei soci che deve deliberare sull’aumento di capitale già previsto “con delega al CDA per realizzarlo nei cinque anni successivi”.
In altre parole il presidente Profumo sottrae all’assemblea dei soci la facoltà di deliberare su temi sensibili e la possibilità di intervenire, nella fase di aumento di capitale, persino nella individuazione dei nuovi azionisti. Contemporaneamente sottrae al CDA ogni potere decisionale assegnandogli generiche funzioni di indirizzo, mentre l’AD Viola non potrà neppure più scegliersi i collaboratori che saranno nominati direttamente dal Presidente. Profumo ha di un sol colpo fatto fuori assemblea dei soci, Fondazione MPS, CDA e amministratore delegato, per riservarsi l’esclusività del comando in una banca dove, almeno formalmente, “la governance ha sempre privilegiato gli organi collegiali”.
Al di là del “Un uomo solo al comando” di infausta memoria, quel che sorprende è che un consiglio di amministrazione e una Fondazione si lascino spossessare delle prerogative, che un territorio ha loro affidato, senza proferire parola e consentendo su tutto. Questo silenzio chiarisce il senso delle nomine fatte a suo tempo da Ceccuzzi, quando qualcuno che da anni considerava il legame con il territorio della Banca senese come una anomalia e profittando del dissesto creato dalla precedente gestione, per altro amica di Profumo, volle stoppare l’intervento di Banca d’Italia che aveva autorevolmente suggerito Fabrizio Viola come amministratore delegato.
Chiarisce anche il ruolo avuto da Ceccuzzi in questa vicenda di esproprio della città della propria banca, ma non chiarisce se lo stesso Ceccuzzi sia mai stato consapevole di quello che stava facendo e quale interesse, al di là della gratitudine dei potenti beneficiati, ne possa trarre. Non chiarisce neppure il ruolo di Mancini il quale al momento di dare il suo assenso sul nome di Profumo preferì allontanarsi sbattendo la porta, di quel Mancini di cui Ceccuzzi fino a poco tempo fa chiedeva le dimissioni e che oggi, rispetto all’esproprio annunciato di ogni suo ruolo residuo, non ha nulla da dire..
Agostino Milani – Futuro e Libertà