Si parla sempre di continuità e discontinuità...
SIENA. Tra le frasi fatte della politica senese hanno assunto particolare attualità i termini ‘continuo’ e ‘discontinuo’.
Per il PD ‘continuità’ è sempre stata la parola d’ordine per osannare il proprio regime giustificando ogni avvicendamento politico, ed il programma elettorale di Franco Ceccuzzi, nel quale il termine viene ripetuto per ben 26 volte, ne è la celebrazione.
‘Continuo’ è il metodo stalinista con il quale, con somma arte, è stata architettata da parte della componente DS la scissione interna al PD per assumere il controllo totale delle principali istituzioni cittadine: Banca, Fondazione MPS, Ospedale e Università.
‘Continuo’ è il raduno al S. Maria della Scala dei militanti diessini e l’apertura della campagna elettorale di Ceccuzzi che, nella migliore tradizione continuista, serra le fila individuando il nemico di turno. Diversamente da quello che si vorrebbe far credere, tutto è stato ordito per radicalizzare le posizioni ed estremizzare lo scontro per il controllo assoluto della città. Per la componente DS questo controllo è più che mai necessario in una situazione di crisi e decadenza, perché serve per affievolire le proprie responsabilità e a scaricarle sull’altra componente interna al partito. Le recenti dichiarazioni a sostegno di Ceccuzzi da parte di Massimo D’Alema, sempre presente nelle oscure triangolazioni politico-finanziarie cittadine e nazionali, sono la certificazione di questo assioma e scoprono le carte.
In questo quadro di continuità di metodi e comportamenti, non si può non constatare l’incapacità di rinnovarsi da parte di una classe politica che, invece di guardarsi intorno per cogliere le istanze e i nuovi bisogni posti dalla crisi e da una realtà in continuo mutamento, utilizza la difesa d’ufficio della nomenclatura artefice del dissesto cittadino e nazionale nel tentativo di scaricare sugli altri le proprie ineludibili colpe. La cosa singolare è che il nemico è sempre qualcuno proveniente dalle loro stesse fila, ammettendo implicitamente i propri grandi limiti ed autoaccusandosi di generare mostri.
Nell’intervento di Ceccuzzi al Santa Maria della Scala purtroppo c’è solo la denuncia di congiure, complotti e traditori che gli hanno impedito di realizzare un programma che avrebbe fatto di Siena di nuovo un isola felice. Discorsi già sentiti prima da Berlusconi e poi da Bossi, che dopo essersi coperti di ridicolo e, dopo venti anni di governo in cui hanno portato il paese sull’orlo del baratro, danno ora la colpa alla crisi, da loro sempre negata, e alle congiure di palazzo.
Dalle preoccupazioni di Ceccuzzi, Berlusconi e Bossi, al di là degli slogans, restano del tutto assenti i problemi dei cittadini e le iniziative da intraprendere per confrontarsi con la realtà attuale.
E come per gli altri due , resta, nel caso del sindaco di Siena, una domanda inespressa “Ceccuzzi, ma il nuovo dov’è?”
Futuro e Libertà – coordinamento senese