La segreteria sindacale giudica aggressivo l'atteggiamento dell'azienda
SIENA. Il C.d.A. della Banca MPS ha approvato ieri sera i risultati del terzo trimestre del Gruppo. I dati evidenziano ancora una volta lo stato di difficoltà nel quale si trova l’Azienda. Tale situazione è sicuramente in relazione con la complessiva crisi che investe il Paese ed il Settore, ma è anche legata all’atteggiamento aziendale che rimanda continuamente le iniziative tendenti al rilancio commerciale del Gruppo e orienta tutti i progetti nella direzione della radicale contrazione del salario e dei diritti.
Tale comportamento è perfettamente in linea con l’atteggiamento dell’ABI che, in una situazione di grave crisi economica, non esita ad introdurre ulteriori elementi di instabilità e di tensione attraverso la disdetta del CCNL, del Fondo di Solidarietà e degli altri Accordi (RLS, ecc.). Evidentemente l’Associazione Datoriale, incapace di identificare soluzioni innovative per la fuoriuscita dalle situazioni di crisi, non sa far altro che operare nel senso della riduzione dei costi e dell’abbattimento delle garanzie normative.
Nel nostro Gruppo l’atteggiamento aziendale è persino più aggressivo. Questo è il segno che assumono l’azzeramento del Contratto Integrativo, forzatura senza precedenti nel Settore, ed il processo di esternalizzazione, inaccettabile contrattualmente ed industrialmente sbagliato, portato avanti in maniera addirittura più oltranzista rispetto ad altre aziende del Credito.
La situazione richiederebbe invece un’assunzione di responsabilità da parte della Dirigenza MPS tesa al coinvolgimento dei Lavoratori nell’operazione di rilancio del Gruppo.
E’ da tempo infatti che la Fisac MPS chiede, anche alla luce delle novità introdotte dalla revisione del Piano Industriale, la riapertura di un confronto per identificare soluzioni condivise riguardo alla riduzione dei costi senza mettere in discussione l’appartenenza al Gruppo MPS di tutti i Lavoratori ed il complesso delle garanzie normative, l’annullamento delle quali, tra l’altro, non ha alcun effetto sulla riduzione dei costi stessi ma è legato esclusivamente alla volontà della Dirigenza di imporre l’assoluta discrezionalità aziendale.
Sempre per quanto riguarda la revisione del Piano Industriale, che secondo l’Azienda avrebbe dovuto essere ripresentata nel C.d.A. di ieri, dopo il passaggio autorizzativo in sede UE, prendiamo atto dell’ennesimo rinvio che non sappiamo se attribuire alla Dirigenza MPS o alle Autorità Governative italiane. È del tutto inaccettabile che si continui a parlare di esuberi (8000 Lavoratori su 28000 complessivi, 3400 in più del precedente Piano Industriale) senza indicare in quale quadro questa operazione si collochi e quali misure si intenda attuare. Al contrario, si effettua questa operazione nell’assoluta indeterminatezza e partecipando, come terzo gruppo bancario nazionale, all’irresponsabile decisione dell’ABI di disdettare il CCNL ed il Fondo di Solidarietà.
È il momento di cambiare atteggiamento e di comprendere finalmente che solo con il coinvolgimento, che consideriamo improcrastinabile, dei Lavoratori e delle Organizzazioni Sindacali che li rappresentano sarà possibile l’effettivo rilancio dell’Azienda, nell’interesse anche della clientela, dei territori di insediamento e più complessivamente del Paese.
Tale comportamento è perfettamente in linea con l’atteggiamento dell’ABI che, in una situazione di grave crisi economica, non esita ad introdurre ulteriori elementi di instabilità e di tensione attraverso la disdetta del CCNL, del Fondo di Solidarietà e degli altri Accordi (RLS, ecc.). Evidentemente l’Associazione Datoriale, incapace di identificare soluzioni innovative per la fuoriuscita dalle situazioni di crisi, non sa far altro che operare nel senso della riduzione dei costi e dell’abbattimento delle garanzie normative.
Nel nostro Gruppo l’atteggiamento aziendale è persino più aggressivo. Questo è il segno che assumono l’azzeramento del Contratto Integrativo, forzatura senza precedenti nel Settore, ed il processo di esternalizzazione, inaccettabile contrattualmente ed industrialmente sbagliato, portato avanti in maniera addirittura più oltranzista rispetto ad altre aziende del Credito.
La situazione richiederebbe invece un’assunzione di responsabilità da parte della Dirigenza MPS tesa al coinvolgimento dei Lavoratori nell’operazione di rilancio del Gruppo.
E’ da tempo infatti che la Fisac MPS chiede, anche alla luce delle novità introdotte dalla revisione del Piano Industriale, la riapertura di un confronto per identificare soluzioni condivise riguardo alla riduzione dei costi senza mettere in discussione l’appartenenza al Gruppo MPS di tutti i Lavoratori ed il complesso delle garanzie normative, l’annullamento delle quali, tra l’altro, non ha alcun effetto sulla riduzione dei costi stessi ma è legato esclusivamente alla volontà della Dirigenza di imporre l’assoluta discrezionalità aziendale.
Sempre per quanto riguarda la revisione del Piano Industriale, che secondo l’Azienda avrebbe dovuto essere ripresentata nel C.d.A. di ieri, dopo il passaggio autorizzativo in sede UE, prendiamo atto dell’ennesimo rinvio che non sappiamo se attribuire alla Dirigenza MPS o alle Autorità Governative italiane. È del tutto inaccettabile che si continui a parlare di esuberi (8000 Lavoratori su 28000 complessivi, 3400 in più del precedente Piano Industriale) senza indicare in quale quadro questa operazione si collochi e quali misure si intenda attuare. Al contrario, si effettua questa operazione nell’assoluta indeterminatezza e partecipando, come terzo gruppo bancario nazionale, all’irresponsabile decisione dell’ABI di disdettare il CCNL ed il Fondo di Solidarietà.
È il momento di cambiare atteggiamento e di comprendere finalmente che solo con il coinvolgimento, che consideriamo improcrastinabile, dei Lavoratori e delle Organizzazioni Sindacali che li rappresentano sarà possibile l’effettivo rilancio dell’Azienda, nell’interesse anche della clientela, dei territori di insediamento e più complessivamente del Paese.
LA SEGRETERIA FISAC MPS