La Fondazione favorisca la riapertura del confronto
avendo appreso dalla stampa del Suo imminente incontro con i membri del Consiglio di Amministrazione della Banca Monte dei Paschi di Siena vorremmo ricordarLe che da mesi siamo impegnati in una dura vertenza aziendale – anche attraverso l’organizzazione di assemblee, presidi, manifestazioni e scioperi – che ha al centro il Piano Industriale 2012/2015 ed i progetti aziendali ad esso collegati, i quali hanno causato:
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la messa in discussione dei livelli occupazionali e delle garanzie contrattuali tramite un progetto di esternalizzazione, vera e propria espulsione dall’Azienda, al momento di un migliaio di Dipendenti, che non solo costituisce una minaccia di precarizzazione per i Lavoratori della Banca, ma che ha già provocato tensioni occupazionali e licenziamenti su tutto il territorio nazionale in altre Aziende dell’Industria e del Commercio;
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la cancellazione, senza precedenti nel Settore, del Contratto Integrativo Aziendale, comprese tutte le parti normative che non rappresentano costi, ma diritti e garanzie conquistati in decenni di contrattazione;
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un senso di forte insicurezza nelle Aziende del Gruppo da tempo al centro di progetti di vendita;
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una forte decurtazione salariale, oltre il 20%, sulla retribuzione annua per tutti i Lavoratori del Gruppo.
Come Sindacato non ci siamo mai sottratti alla responsabilità di contribuire al taglio dei costi, ed abbiamo più volte presentato – anche al CdA della Banca, nessun componente del quale ha mai ritenuto di rispondere – progetti alternativi, assolutamente efficaci e praticabili, che avrebbero consentito una sospensione temporanea, e non definitiva come l’Azienda ha fatto, degli istituti economici del Contratto Integrativo ed evitato il ricorso al progetto di esternalizzazione.
L’indisponibilità aziendale è sempre stata assoluta e tradisce, secondo noi, il tentativo di cancellare tutte le norme e le garanzie contrattuali. Analogo processo è stato del resto messo in atto dall’Abi tramite la disdetta unilaterale ed anticipata del Contratto Nazionale che ha provocato la proclamazione dello sciopero generale unitario della Categoria per il 31 ottobre.
La riapertura del confronto, che noi da tempo chiediamo, è resa ancora più necessaria dal fatto che è in atto una revisione, concordata con l’UE, dello stesso Piano Industriale, che potrebbe comportare una ulteriore serie di pesanti misure a carico dei Lavoratori. Che senso ha portare avanti progetti, per quanto ci riguarda sbagliati, di un Piano Industriale che tutti ammettono essere in fase di superamento e di revisione? Che senso ha, in una fase caratterizzata da una profonda crisi economica e del Settore, insistere in un atteggiamento di esclusione dei Lavoratori, unici in grado con la loro professionalità di rilanciare l’Azienda, da scelte che riguardano il loro lavoro, la loro vita, il loro futuro?
È nostro interesse che questa Azienda continui a svolgere un ruolo costruttivo a livello di erogazione del credito, facendo riferimento ad un modello di banca capace, soprattutto in una situazione di crisi, di supportare il tessuto produttivo e sociale di tutti i territori di riferimento, non solo dal punto di vista economico ma anche in merito all’offerta di servizi e consulenze qualificati.
Riterremmo opportuno che Lei tenesse conto delle nostre considerazioni e che invitasse il CdA a sollecitare la Dirigenza a sviluppare un confronto serio con le OOSS. Sarebbe inoltre importante ascoltare da parte Sua parole chiare rispetto ad una vicenda, quella della necessità di una drastica riduzione delle retribuzioni del Top Management, che per troppo tempo è rimasta avvolta nel silenzio, nonostante le continue sollecitazioni provenienti non solo dal Sindacato ma anche dalla Banca d’Italia e dalla Commissione Europea.
LA SEGRETERIA FISAC MPS